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La sua tavolozza vibra di pensiero e istinto, fra materiale e immateriale
Gli studi presso la Scuola degli Artefici di Brera e all’Accademia Linguistica di Belle Arti di Genova, conclusi con il massimo dei voti, hanno contribuito a formare una personalità artistica ricca di fascino. Josine Dupont parte da un figurativo canonico per poi dissolvere la figura umana in un colore pervasivo, proseguendo in uno sperimentalismo imperniato sul rapporto tra la composizione antica in monocromo e l’informale, fino all’approdo nell’informale gestuale puro. Celebre il suo Barocco informale, una corrente il cui nome serba solo apparentemente un’antinomia. Superando schematismi e limiti, infatti, la Nostra si riallaccia, con traguardi suoi originali, ad una riflessione già concepita dallo Spazialismo, che intravide nel movimento più parossistico della storia dell’arte un atteggiamento di apertura allo spazio. Unendo a ciò quel dinamismo futurista, il protagonista del Movimento stesso, Lucio Fontana, diede poi vita a quell’unicum che riuniva spazio, colore e movimento. Ebbene la Nostra, sul solco di una radicata tradizione, si dimostra pronta ad andare contro i dettami di un’arte accademica, difendendo quella volontà di annullare ogni schermo predefinito, ogni forma già data. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, le sue espressioni artistiche così vibranti sono da considerarsi la rappresentazione di un pensiero: si tratta quindi di un’azione filtrata dall’intelletto e non affidata puramente all’istinto, di cui si ha comunque percezione nell’immediatezza del gesto. Se le estasi seicentesche degli astanti avevano il dichiarato obiettivo di voler stupire i credenti, in un vortice di luce astratta, con innegabili effetti scenografici, l’osservatore più sensibile non può rimanere indifferente dinanzi alla cifra stilistica di Josine, caratterizzata da una evidente liberazione del colore dal supporto e dalla forma. E così il vitalismo della tavolozza pare un’altalena sospesa tra materiale e immateriale, librata verso l’ineffabile. In un siffatto turbinio, animata da nobili intenti, ella giunge, come ricordato, sui lidi della gestualità informale, ultimi approdi degli animi più impavidi, lacerati dall’Idea germinale, quell’idea che è tormento imperituro, la cui resa nel perimetro della tela genera dissidi incolmabili. Ed è proprio nella contesa dialettica che Dupont magistralmente riesce a accedere al naos del tempio, all’abitazione più intima e sacrale del Tutto. L’autrice sarà protagonista della personale Selected works, con vernissage in data 22 giugno, presso lo spazio MADE4ART, in via Ciovasso 17 a Milano. Soggetti assoluti saranno 15 significative opere altamente rappresentative della sua essenza, capace, di volta in volta, di sorprendere. La mostra sarà visibile fino al 14 luglio.