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La Chiesa di Santa Maria del Cerro è stata edificata attorno al 1200 per volontà di Ottone Visconti, nei pressi del Castello Visconti, per poi essere ricostruita completamente nel 1800. La denominazione del “Cerro” è controversa, in quanto alcuni la fanno risalire al nome della collina (località Cerro), altri alla pianta secolare che si intravede nelle vicinanze della Chiesa.
La Chiesa viene riconosciuta nel 1398 come cappella dipendente dalla pieve di Gallarate e nel 1564 come rettoria. Nel 1750 è documentata come parrocchiale, benché gestita dal solo parroco, ed aveva come dipendenze diversi oratori.
La facciata e la scalinata della Chiesa sono state realizzate nel 1885 su progetto dell’architetto Maciachini. Il campanile, sul quale è traforata la biscia viscontea, è datato tra il XIII e il XIV secolo. L’edificio è formato da una navata centrale con il soffitto a cupola, due navate laterali e quattro cappelle. La Chiesa è posata su un basamento che contiene un sepolcro, dove sono inumate le salme di alcuni Visconti e parroci.
La Chiesa termina con un’abside, intorno alla quale è posto un deambulatorio. I dipinti presenti in Chiesa sono stati realizzati tra l’Ottocento e il Novecento dal pittore Luigi Morgari e dal decoratore Aristide Secchi, mentre gli affreschi più antichi sono stati salvati con la tecnica a strappo, tra i quali spicca l’opera del “Morazzone” (Pier Francesco Mazzuchelli), che ritrae San Carlo mentre ritrova la Sacra Spina.
All’interno della Chiesa di Santa Maria del Cerro è custodita la reliquia della Sacra Spina. La reliquia è venerata dal 1570. Fu in quell’anno, infatti, che San Carlo Borromeo ritrovò nel castello cassanese la Sacra Spina, che Princivalle Visconti aveva portato da Colonia. Il Santo Arcivescovo invitò i Visconti a donarla alla parrocchia: nacque così un culto ancor oggi vivo, come dimostra la grande partecipazione popolare. Da 452 anni, nei primi giorni di maggio (in quanto il giorno 3 la Chiesa ricorda il ritrovamento della corona di spine e della croce) i Cassanesi si mobilitano per rendere omaggio alla reliquia e per rinnovare e consolidare una tradizione plurisecolare rappresentata dalla Processione con la Sacra Spina e la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo, che coinvolge volontari giovani e adulti di tutta la città.
Al prezioso frammento è attribuito un miracolo risalente al 1792, quando un’estate di siccità spinse i parroci della zona a organizzare una novena in onore della Sacra Spina per invocare la pioggia: l’iniziativa, però, non convinse il parroco della vicina Santo Stefano. La preghiera fu ascoltata: l’acqua cadde a Cassano Magnago e nei dintorni, tranne che nel piccolo paese confinante, punito per la poca fede del suo pastore.