L’arte e la cultura fanno bene alla salute

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In un mondo dominato dalla economia e dalla finanza la bellezza spesso è ritenuta secondaria o addirittura inutile. In realtà per molti filosofi, scrittori ma anche per molti scienziati vale esattamente l’opposto. In effetti una mole notevole di letteratura scientifica sostiene che l’esposizione all’arte in senso generale è in grado non solo di migliorare la spettanza di vita, ma anche di influenzare positivamente lo stato di benessere individuale migliorando la qualità della vita. In uno studio condotto pochi anni or sono nella città di Milano da Fondazione Bracco, nella scala dei fattori maggiormente determinanti il benessere psicologico percepito, le attività culturali si attestavano al secondo posto, subito dopo lo stato di salute, e si rivelavano essere sostanzialmente più importanti di categorie come l’età, il reddito, l’educazione, il genere, o il tipo di impiego, che hanno sinora ricevuto un’attenzione considerevolmente maggiore nella letteratura di settore. Tra le attività culturali più potenti la fruizione dell’arte nel contesto dei musei si attestava ai primi posti sia nei maschi che nelle femmine, superando altri tipi più popolari di partecipazione culturale, quali cinema, teatro, concerti. In effetti i più grandi musei americani da diversi anni hanno messo in atto un programma di sostegno rivolto ai disabili mentali attraverso l’arte.

Il MoMa ad esempio dedica il giorno di chiusura a progetti di tutoring di pazienti malati di Alzheimer, mentre il Metropolitan si sta dedicando ai bambini autistici. Con opportuni metodi di rilevazione è possibile dimostrare che il senso di benessere aumenta in questi soggetti a seguito di una visita a un museo. È quello che il mio gruppo ha potuto osservare in adolescenti affetti da gravi malattie neuropsichiatriche seguiti nell’Istituto Villa Santa Maria di Tavernerio (Co) a seguito di una visita al Museo Egizio di Torino o a seguito di una partecipazione a una performance musicale presso il museo teatrale alla Scala. Il loro stato di benessere psicologico è migliorato in maniera significativa.

E’ noto che l’esposizione a un ambiente arricchito è in grado di determinare modifiche neurochimiche, strutturali e neurofisiologiche nel cervello e incrementare la plasticità sinaptica specie nell’ippocampo. La neuroestetica, una disciplina scientifica relativamente recente che usa tecniche avanzate di neuro-imaging, offre le basi razionali per capire come l’arte e la partecipazione culturale aumentino la resilienza allo stress proteggano da ansiae depressione e malattie degenerative. Un recentissimo libro bianco della OMS sottolinea il ruolo delle arti nella prevenzione delle malattie, nella promozione della salute, nella gestione e nel trattamento delle malattie lungo tutto l’arco della vita, rivedendo circa 3.000 studi scientifici pubblicati. Oggi sappiamo che i costi economici connessi alla condizione di stress e alle patologie ad esso collegate inci- dono in modo rilevante sui bilanci nazionali.

Se è vero che lo stress, il killer silenzioso, è considerato come l’epidemia del nuovo secolo, la buona notizia è che l’arte e la bellezza possono essere considerata una delle armi più potenti contro lo stress. Studi condotti in Italia dal mio gruppo e in Inghilterra da alcune Università hanno messo in evidenza come una esperienza culturale significativa sia in grado di ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.

In conclusione vi è un enorme interesse sul potenziale impatto dell’arte e della bellezza e più in generale della partecipazione culturale sulla salute umana. L’esposizione alla bellezza attraverso meccanismi “neuroestetici” e psi- cosociali promuove il benessere psicologico e la salute cerebrale creando le basi per nuove politiche di prevenzione primaria delle malattie croniche degenerative e per un nuovo welfare. Conseguentemente le politiche che puntano a promuovere l’accesso culturale possono essere considerate a tutti gli effetti come politiche per la salute.