L’EPOPEA DEI GRISELLI, UNA FAMIGLIA TRA SCIENZA E ARTE

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Caluso celebra Mario Griselli, il medico che amava il cinema.

Tra le pieghe della provincia profonda italiana, schiva e operosa, emergono storie dal fascino senza tempo. Famiglie, volti, persone che con quotidiana opera hanno scritto, spesso in modo anonimo ma non meno determinato, la storia del nostro Paese. E così, in Canavese, in quella Caluso associata alla dolcezza del suo rinomato Passito, un piccolo evento commemorativo è l’occasione per scoprire una singolare storia di famiglia. Domenica 12 dicembre, presso il Cinema dell’Oratorio Sant’Andrea, la rassegna “100 filmati” celebrerà il centenario della nascita del dottor Mario Griselli, odontoiatra con una forte passione per la macchina da presa. Centinaia di ore di riprese di feste e di vita quotidiana da lui realizzate fra gli anni ’60 e ‘70 a Caluso e in Canavese, preziosa testimonianza di un tempo non troppo lontano eppure già profumato di mito, sono state oggetto di un’accurata selezione appositamente realizzata per questo evento, che diviene anche occasione per riscoprire un’avvincente storia di famiglia. Per la precisione, una vera e propria dinastia che, per una di quelle misteriose sincronicità, continua nel tempo a mostrare un fascinoso connubio tra medicina e spettacolo. Si tratta della famiglia Griselli, che da più di un secolo vede di pari passo medici tenaci ed eccellenti cineoperatori, tutti a loro modo portatori di innovazione.

In un elegante salotto dal fascino ottocentesco la dottoressa Maria Pia Griselli, stimata naturopata e membro del Comitato Scientifico di Medicine Tradizionali Aemetra, ricorda colui da cui tutto cominciò, il mai dimenticato dottor Ercole Griselli, classe 1861, ovvero il medico che contribuì a portare in Argentina il vaccino contro la difterite. Il suo provvidenziale intervento, che salvò la vita di numerosi bambini nei villaggi più nascosti (che lui spesso raggiungeva a dorso d’asino), gli valse niente meno che il soprannome “Mano de Dios”.

“Ma non fu da meno neppure il   figlio, Vincenzo Mario – ricorda Maria Pia – altro prestigioso medico e ufficiale del Regio Esercito, che divenne direttore dell’ospedale di Caluso. Lui non ebbe figli, ma suo nipote Mario scelse, anche lui, di essere medico – odontoiatra, per la precisione. Era il nostro carissimo zio, fratello di nostro padre, e oggi vogliamo ricordarlo per la sua grande passione, quella per la macchina da presa con cui ha immortalato ore e ore di feste e vita quotidiana del nostro territorio”. 

È con grande orgoglio che la dottoressa Griselli ricorda questa figura discreta e generosa, alla   quale oggi i nipoti, da lui adorati, rendono tributo. “L’idea di celebrare nostro zio è stata presa di comune accordo, ma il merito di questa selezione di filmati va senz’altro a mio fratello Mario, anche lui titolare di una casa di produzione cinematografica. È stato lui a selezionare i filmati, visionando una quantità impressionante di pellicole d’epoca tratte dall’archivio personale dello zio”.

E la conferma di una vocazione all’accompagnare la professione medica al mondo dell’arte non si ferma ai fratelli Maria Pia e Mario. La figlia di quest’ultimo è la giovanissima presentatrice dell’evento, Giulia Griselli, non a caso psicologa e attrice amatoriale, mentre il fratello Alessandro, 24 anni, si fa già ampiamente apprezzare come promettente regista, avendo all’attivo una nutrita rassegna di cortometraggi, videoclip (è anche musicista) e spot pubblicitari.

Ma è ancora Maria Pia a rivelarci l’ennesima chicca di famiglia: suo padre Ercole (i Mario e gli Ercole segnano profondamente la storia onomastica dei Griselli), classe 1920, fratello del Mario che oggi viene celebrato, fu un pioniere della Rai. A fine anni ’50 fu per diversi anni direttore di studio per il festival di Sanremo.

“Io nacqui il 5 febbraio del’57, in pieno evento sanremese, – ricorda la figlia – e divenni subito una sorta di “mascotte”. Alcuni giornali in quei giorni titolarono “Fiocco Rosa al Festival”, e mio padre ricevette gli auguri di tutti i protagonisti di quell’edizione… Per lui fu un’emozione enorme. Sono memorie preziose, ma ciò che conta di più è che rimanga viva questa fiamma di famiglia, questo impegno non scritto, ma profondamente segnato nel cuore di ciascuno di noi, di portare valore alla scienza e alla medicina, e nello stesso tempo valorizzare la creatività artistica e la bellezza. Non importa essere nati in grandi realtà metropolitane: anche un piccolo paese come il nostro può ospitare grandi visioni…”.

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