Plusvalenze e Juve, così fan tutti, e Craxi docet: “Che nessuno si pronunci in senso contrario, o è spergiuro”. Plusvalenze per 282 milioni in tre anni “connotate da valori fraudolentemente maggiorati”. C’è questo dato alla base dell’indagine della procura di Torino e della Guardia di Finanza, che è sfociata in una serie di perquisizioni negli uffici della Juventus. E con i vertici del club bianconero che risultano indagati. L’inizio di una nuova calciopoli? Le carte, naturalmente, non si conoscono ancora appieno, ma alcune riflessioni possono essere già svolte.
Primo, la cosiddetta finanza creativa riguarda il sistema calcio nel suo complesso, in Italia e non solo, come insegnano all’estero i casi del Paris Saint Germain o del Manchester City. Indagare sulla Juve attira certamente i riflettori ma si rischia allo stesso tempo di colpire l’intero Paese calcistico. E non è un’esagerazione: basti pensare che nelle ultime stagioni si è parlato di plusvalenze per tantissime altre società, ad esempio per l’Inter che ha spesso ceduto a prezzi decisamente alti buona parte dei giovani della propria Primavera, tra i quali erano comunque nascosti alcuni gioielli, come Zaniolo, finito alla Roma nell’operazione Nainggolan per una cifra sembrata all’epoca esagerata. Così insomma fan tutti, o quasi: decine di scambi maggiorati per salvare i bilanci delle società. L’indagine sulla Juventus è una bomba con capacità di far esplodere il pianeta-pallone tricolore.
Secondo, sia chiaro: il vuoto normativo è palese ed evidente, e va riempito bene e in fretta, però nessun alibi per i magistrati di turno come invece avvenne clamorosamente e vergognosamente all’epoca di Mani Pulite: Tangentopoli colpì soltanto l’allora pentapartito e sfiorò il Pds-Pci. Sì, il famoso compagno G, cioè Primo Greganti, non ha parlato, ma che il finanziamento illecito e le mazzette rosse coinvolgessero pure il Partito Comunista lo sapevano persino i sassi (come alla Camera ha dichiarato in un discorso storico Bettino Craxi). Risultato: la Prima Repubblica finì per Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli, non per i comunisti. Che poi hanno cambiato nome ma non pelle.
Ma non solo, e terza e ultima riflessione. L’Italia, nel ’ 92-’ 94, fu teatro di un’autentica rivoluzione-eversione che cancellò dalla scena per via mediatico-giudiziaria ben 5 partiti politici “storici”, salvando però falce e martello. Lo strumento di questa rivoluzione-eversione fu la “sentenza anticipata”: quando un avviso di garanzia, urlato e diffuso da stampa e televisioni, colpiva i dirigenti di quei partiti, essi erano già condannati agli occhi dell’opinione pubblica. Lo stesso sta accadendo con la Juve, squadra che per la sua storia di vittorie e di larghissimo tifo è un terreno ideale: ecco allora il facile e reiterato modus operandi delle toghe più ideologizzate, ovvero la solita trovata di pubblici ministeri in cerca di visibilità. Come sostiene chi è stato uno dei cardini del sistema giudiziario italiano, Luca Palamara.
Il metodo dunque è noto, spetta a noi cittadini non cadere nella trappola e non fare il gioco di piemme a caccia di notorietà e di quei media (spesso e volentieri di sinistra) complici del circuito vizioso e su cui hanno costruito le loro fortune, perlomeno economiche. Rimpiangere uomini e magistrati del calibro di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone non è un semplice esercizio di retorica, è un dovere. Patriottico.