Chi, viaggiando, non si è mai ritrovato a cantare? Chi, arrivando in una città, non ha mai intonato un brano che ricordasse proprio quella destinazione, a cui si è appiccicato come un simbolo che ne racchiude l’intera storia? Ecco, tutto questo ora è parte fondamentale di una trasmissione televisiva.

Si intitola Musica Mia il nuovo appuntamento della domenica pomeriggio di Raidue alle 14. Marco Conidi e Lorella Boccia, per la regia di Marta Saviane, ci conducono ogni settimana in una città diversa della nostra bellissima Italia, a suon di canzoni, storia e curiosità. Con Musica Mia, infatti, si incontrano le tradizioni popolari più autentiche e la nuova espressione cantautorale, che dalle prime in ogni caso discendono e a cui in qualche modo si continuano a rifare. Lo conferma, ad esempio, Er Piotta, rapper simbolo della romanità degli ultimi trent’anni che, col suo linguaggio musicale derivante dall’America, non smette mai citare punti di riferimento come Franco Califano o Gabriella Ferri. La musica di ieri e di oggi, quindi, ha un comune denominatore che cambia di città in città e che questo nuovo programma di Raidue ci permette di scoprire. D’altra parte lo ha dimostrato il ritrovato successo del Festival di Sanremo degli ultimi anni: la canzone è parte essenziale e imprescindibile del racconto del nostro popolo.
Un’occasione per scoprire una volta di più la cultura italiana nelle sue sfaccettature più larghe. Un viaggio nel Bel Paese alla ricerca della tradizione e del folk attraverso autori di grandi opere e innovatori con nuove tendenze. E siccome di un viaggio si tratta, Conidi e la Boccia si spostano a bordo del più classico dei furgoncini anni ’70, simbolo di un’Italia che ha macinato chilometri, accumulato esperienze e non ha mai smesso di cercare emozioni: proprio come la musica, da sempre al centro della storia peninsulare. Insomma, anche nei dettagli il programma è ben costruito, pronto per confezionare un vero e proprio format che possa essere sviluppato in diverse edizioni.
La prima puntata, dedicata a Roma, ha visto i due conduttori andare a caccia di stornellatori capaci di mantenere viva la tradizione del “cantare intorno, palleggiando la voce da una persona all’altra”, con immagini di ieri e di oggi che si fondevano tra loro, mostrando una Capitale tutto sommato sempre meravigliosamente identica a se stessa. La Boccia e Conidi interagiscono quindi con diversi personaggi. Nel percorso a Roma lo hanno fatto a cominciare dalla band Ardecore, famosa per avere tradotto in musica i sonetti del poeta capitolino Gioachino Belli, unendo il rock con folk popolare. Si è proseguito quindi con Giulia Anania, giovane cantautrice e poetessa, fino a Il Muro del Canto, gruppo che canta temi universali come emigrazioni e disagi universali, tutti rigorosamente in romanesco, dichiarato quale “lingua” che permette loro di essere se stessi. Con la scusa della musica, si impara un po’ di dialetto e modi di dire che raccontano molto della cultura di ogni luogo: se Gabriella Ferri soprannominò “zelletta” un uomo con cui si accompagnò per un certo periodo della sua vita, per esempio, è perché questi non amava troppo il sapone. Eppure, dopo tanti anni, la stessa Ferri ammise che “Zelletta” fosse la persona più pulita nell’animo che avesse mai conosciuto.
Musica mia è dunque una bella commistione di aneddoti e ricordi di realtà che mai moriranno e per sempre resteranno appiccicati a ciascuna città. In fondo cambiano solo i decenni (e gli stili artistici) ma non l’approccio alla vita tra la scuola di Califano e quella ben più recente di Max Gazzè, Tiromancino e Niccolò Fabi, cresciuti nello stesso locale di Trastevere. E se è vero che prima di morire, bisogna vedere le stelle, come diceva Trilussa, ecco che i romani hanno fatto loro questa massima forse più di chiunque altro, comprendendo che sdrammatizzare consenta di alleggerire i momenti più pesanti. Si pensi a fenomeni come Monica Vitti, Aldo Fabrizi, la Sora Lella, Gigi Proietti, Nino Manfredi: ogni occasione per ricordarli ci fa venire un sorriso, proprio come quella canzone di Petrolini, “Tanto per cantà”, a cui il direttore di CulturaIdentità, Edoardo Sylos Labini dedica un piccolo approfondimento ripartendo da quell’esibizione che Manfredi fece a Sanremo 1970. A sottolineare questa commistione tra la canzone popolare e le singole città c’è Ambrogio Sparagna, esperto in materia, che racconta con un linguaggio comprensibile a tutti alcuni tecnicismi musicali descrivendo l’anima delle regioni attraverso esempi suonati.
Impossibile non provare un misto di tenerezza e orgoglio guardando la statua di Pasquino, dove da tradizione i romani lasciano un biglietto per scrivere ciò che infastidisce e “brucia dentro”, rivolgendosi così al primo poeta contestatore, che incarnava la ribellione ai soprusi e alle angherie dello stato Pontificio. In fondo gli stornelli nascono proprio con quello spirito, dividendosi poi in due tipi: quelli prima di pranzo (allegri) e quelli dopo pranzo (tristi, narranti la cronaca nera).
Insomma in Musica Mia c’è davvero l’occasione per conoscere la storia del nostro Paese in sfaccettature diverse dal solito, attraverso realtà artistiche odierne che altrimenti non verrebbero mai citate fuori dalle mura della città e che invece meritano di esprimersi in tutta la loro forza.
Conidi, da buon musicista dell’Orchestraccia, accompagna lui stesso con l’armonica qualche ospite, regalando al programma quell’atmosfera di sincerità e genuinità di cui ha bisogno la tv, che necessita di talento, intrattenimento e cultura al tempo stesso. Un programma che informa, intrattiene ed esalta il valore dell’Italia, facendo venire voglia di cantare e viaggiare: servizio pubblico a 360 gradi.