No alle aste che svendono questo pezzo d’Italia

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Spiagge, immense ed assolate. Spiagge già vissute, amate e poi perdute, in questa azzurrità fra le conchiglie e il sale, tanta la gente che ci ha già lasciato il cuore. Cantava così il mito Renato Zero per raccontare quello spaccato vacanziero della nostra bella Italia che qualcuno oggi sta cercando di svilire e svendere. I poeti del resto servono anche a questo: a farci dimenticare il grigiore dei burocrati di Bruxelles e a farci volare con una canzone il più lontano possibile da questi cattivi pensieri. Le oltre trecentomila famiglie dei lavoratori del mondo balneare se lo ascolteranno tante volte questo emozionante brano per scacciare via l’incubo Draghi e quello della direttiva Bolkestein che sta per distruggere il loro lavoro ed il sacrificio di intere generazioni. Le nostre spiagge sono una parte importante della nostra identità culturale. Negli stabilimenti balneari non sono soltanto cambiati i costumi di un popolo, sono sbocciati anche grandi amori e amicizie che durano da una vita, tra la battigia e le cabine sono cresciuti i nostri figli, mentre i nonni si incagliavano tra le parole crociate e gli zii tra i pettegolezzi dell’ombrellone a fianco. E siccome quest’Italia vorrebbero cancellarla con una disposizione che riassegna le concessioni demaniali marittime e le consegna praticamente alle multinazionali, che si impadronirebbero del mercato, siamo qui a difendere un altro pezzo del Paese svenduto da un Governo che continua a fare tutto meno che gli interessi degli italiani. Per questo i Balneari dicono giustamente no alle aste. Una famiglia che ha investito i risparmi di una vita intera nella propria attività, che ha pulito e dato servizi a quel tratto di spiaggia facendolo diventare un importante patrimonio per la comunità, come potrebbe mai confrontarsi contro un colosso finanziario. Dopo la sciagurata gestione della pandemia questo sarebbe il colpo di grazia per un comparto che segna i confini di tre quarti della nostra penisola. E’ l’ennesimo esproprio nei confronti del popolo, avallato da gran parte del Parlamento, e ordinato da chi si è presentato come il salvatore di una Patria che sta invece metodicamente liquidando.

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