Quando, nel febbraio 2019, il fotogiornalista milanese Gabriele Micalizzi fu travolto da un colpo di mortaio sparato dai jihadisti a Baghuz, in Siria, pensava che sarebbe morto. Il fato però ha voluto che riuscisse a sopravvivere e a fare ancora una volta ciò che gli riesce meglio: raccontare la guerra attraverso le immagini. Questo è il presupposto alla base della sua autobiografia a fumetti, Non si muore di lunedì. Storia del fotoreporter sopravvissuto all’ISIS (Signs Publishing, 2020, 96 pagine, 20 euro), disegnata da Elena Cesana.
Il fumetto comincia proprio dal momento in cui Micalizzi si trova steso a terra dopo il colpo, in bilico tra la vita e la morte. Da lì l’autore/protagonista della storia ripercorre le sue avventure nei tre anni precedenti, e gli eventi che l’hanno portato a ritrovarsi in quella situazione: Micalizzi ha infatti compiuto fotoreportage nelle terre dilaniate dalla guerra contro lo Stato Islamico, dalla Libia alla Siria, passando per l’Iraq dove ha seguito da vicino le milizie curde.
In molte di queste peripezie, è stato affiancato da Fausto Biloslavo, veterano del giornalismo di guerra e già autore di un fumetto per la stessa collana. Infatti, come i precedenti autori della collana, Micalizzi è un giornalista che in un secondo momento si è cimentato con il fumetto, al contrario della maggior parte degli autori di graphic journalism. Ciò si nota, ad esempio, dal fatto che nell’opera ci sono pochi dialoghi con le nuvolette, mentre il grosso della storia viene narrato fuori campo dall’autore.
Lo stile di disegno è molto realistico, e cerca di ricalcare fedelmente le foto e i video girati dal fotoreporter. Le immagini dei flashback prima dell’incidente sono in bianco e nero, a differenza delle immagini durante e dopo il colpo di mortaio che invece sono a colori. L’opera è arricchita, oltre che da numerose fotografie scattate negli ultimi quattro anni dall’autore in zone di guerra, anche da contenuti interattivi che si possono visualizzare tramite un codice QR.
Da notare il fatto che la Cesana era compagna di liceo di Micalizzi, e questo non è un caso: forse era destino che sopravvivesse in una situazione tanto critica, e che potesse raccontare il suo vissuto tramite il fumetto.