E’ una delle statue più celebri al mondo, quella che ha richiuso il cerchio della perfezione estetica con i maestri dell’antica Grecia: il David di Michelangelo. Eppure ai mestatori del politicamente corretto neppure quella va bene. Ce lo racconta Edoardo Sylos Labini nel suo spazio andato in onda stamattina a “Binario 2”, su RaiDue.
Il caso è avvenuto in Florida, dove un’insegnante è finita sulla graticola per aver mostrato il David – notoriamente in vesti adamitiche – ai suoi allievi. “Cielo! Un uomo nudo!”. Rivolta generale dei genitori e guai per la professoressa. Ma se pensate che il caso sia isolato, o limitato a un gruppo di genitori ultra-bacchettoni, vi sbagliate di grosso.
Nel 2018, Clare Gannaway, serissima e curriculata curatrice del museo d’arte di Manchester, in Gran Bretagna, ha pensato bene di schiaffare in cantina il capolavoro di Waterhouse “Ila e le ninfe”. Celeberrimo quadro del 1896 in cui il giovane amico di Eracle, Ila, viene indotto da sette conturbanti ninfe adolescenti – e ovviamente nude – a seguirle nell’acqua di uno stagno. Il motivo? La Gannaway aderiva alla linea del movimento #MeToo secondo il quale la rappresentazione delle ninfe di Waterhouse denuncia i “pregiudizi maschilisti” che vedrebbero le belle ragazze solo come decorazioni oppure come femmine fatali che inducono l’uomo alla perdizione…
Un gesto provocatorio, secondo la Gannaway, che però ha un’antenata molto più preoccupante (che a sua volta ha parecchi, altrettanto preoccupanti, nipotini fra i vandali che tirano vernice o minestra contro i quadri nei musei…): il caso della tela di Diego Velázquez “Venere e Cupido” (o “Venere Rokeby”), conservata alla galleria nazionale di Londra. Nel 1914, un’attivista femminista esagitata, Mary Richardson, la colpì con sette fendenti di coltello, squarciandola orribilmente. La motivazione dichiarata al momento era politica: protestare contro l’arresto di una delle dirigenti del movimento delle suffragette. Anni dopo, tuttavia, la Richardson dichiarò cosa aveva spinto realmente la sua vandalica mano: “non mi piaceva il modo in cui i visitatori uomini guardavano il quadro a bocca spalancata per tutto il giorno”.
Moralismo, invidia, perbenismo… tutto ciò è alla base del politicamente corretto e fa male all’arte. Fa male al nostro patrimonio e alla nostra libertà di goderne coi sensi, cosa che peraltro è il motivo per il quale i geni del passato hanno creato le loro opere. Per Michelangelo, come per gli scultori greci o Velazquez, un corpo nudo perfetto mostra la grandezza di Dio attraverso il suo Creato. La bellezza di un nudo, dunque non può che essere pura, come il piacere che ne proviamo a guardarlo. Omnia munda mundi. E se qualcuno invece vi vuol vedere dello sporco, è forse perché, al contrario, omnia porca porci...