Palcoscenico da leggere. Mathilde. Atto primo, parte seconda

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mathilde

Nella prima puntata di MATHILDE abbiamo visto il panorama borghese della giovane Mathilde e della sua famiglia Mautè de Fleurville, in cui si era imbattuto Paul Verlaine, poeta per diletto, formalmente impiegato ministeriale. Mai incontro fu più eterogeneo. I due giovani avevano estrazioni sociali diverse. Lui provinciale, figlio di un ufficiale dell’esercito, deceduto prematuramente, si era trasferito con la madre a Parigi cercando di migliorare la sua posizione. La buona predisposizione letteraria aveva fatto sì che acquisisse repentinamente una certa fama tra gli artisti in voga nel Secondo Impero dominato dall’intraprendente Napoleone III, ossessionato di comparire tra i posteri come degno successore del grande zio. La chiave di apertura verso quel mondo, foriero di ottime promesse, gliel’aveva fornita Charles De Sivry, un musicista di un certo valore, intimo dei salotti importanti della Parigi-bene, che in qualche modo gli aveva fatto da pigmalione e lo aveva introdotto verso le conoscenze artistiche dei massimi tenutari della cultura francese. Fin qui, ben oltre ciò che era sperabile per il letterato amatoriale, il quale dalla sua non aveva molte frecce nel suo arco, se si esclude una grazia ed una intensità notevoli per riprodurre stati d’animo ed emozioni in versi. La condizione economica era decisamente ristretta e le prospettive lo erano anche meno. Anche un aspetto non istigante fascino ed attrazione, lasciava il posto ad una impostazione anticonformista che però del carattere di bohemienne non aveva nulla. Di sentimenti borghesi, controllato a vista da una madre ossessiva e bacchettona che non ammetteva grilli per la testa ed eccentricità, si lasciò guidare verso un mondo che gli avrebbe garantito la tranquillità economica con la quale poter esprimere il pensiero e le abitudini liberali, senza il ricorso alle eclatanti contestazioni che la fine dell’era imperiale imminente stava producendo. La Francia in quel momento godeva di un indiscusso primato di grandezza tra potenze europee e le circostanze si muovevano a grandi passi verso uno scontro con la nascente nazione prussiana, da poco unificata, che avranno come triste epilogo la sconfitta di Sedan, la deposizione di Napoleone III e la nascita della Seconda Repubblica. Intanto nel salotto di casa Mautè de Fleurville, si attendevano gli eventi, ignari del cataclisma politico alle porte. In casa, Charles de Sivry, che è il figlio di primo letto della moglie dell’avvocato Mautè de Fleurville, presenta al suo amico Verlaine la nostra protagonista, una graziosa quindicenne sua sorellastra, figlia diretta dell’avvocato e di sua madre, ed è subito scintilla; non tanto per una folgorazione amorosa, quanto per la smania di guadagnarsi un’autonomia sentimentale e di essere investita del ruolo di “ musa ispiratrice” per i versi che Verlaine le dedica a profusione. Ma non a caso la scena e l’ambientazione restano appannaggio della famiglia di lei e tutto si svolge nell’ordinato e conformato clima del villino in Rue Nicolet, perché i Verlaine, madre e figlio, non hanno da offrire un equivalente sociale alla controparte. La corte pressante di Paul, fatta di delicatezze e di moti d’animo, ha ragione della acerba Mathilde in virtù dell’accorato supporto del fratello, che ne è il principale sponsor. La madre appoggia suo figlio e fa da trade union con le palesi intemperanze del marito, che delle smancerie da damerino del pretendente genero, non sa che farsene, preferendo le solidità morali ed economiche del suo mondo. Parallelamente scorre il racconto della anziana Mathilde, la quale dalla Costa Azzurra, ove gestisce una pensione turistica, rievoca il racconto dell’incontro e del matrimonio, preoccupata di rintuzzare le accuse e le scarse considerazioni di insensibilità all’arte di Verlaine che il biografo Lepelletier ha inserito nella prima biografia del poeta, quasi fosse colpa dei Fleurville se Paul fosse stato abbandonato al suo triste destino. La verità è che Lepelletier era amico di Verlaine ed aveva assunto le ragioni di quest’ultimo che riteneva tutti responsabili del doloroso abbandono di Athur Rimbaud.

Buona lettura.

MATHILDE

Commedia in due atti

Personaggi

1° Signore

2° Signore

3° Signore Clienti della pensione De Fleurville

Mathilde anziana

Paul Verlaine

Charles De Sivry

Mathilde giovane

Avv. Mautè, padre di Mathilde

M.me Mautè, madre di Mathilde

Louise, la cameriera

M.me Verlaine, madre di Paul

Arthur Rimbaud

 Torna la scena sui conversatori della pensione de Fleurville

2° SIGNORE: I rapporti con vostra suocera com’erano? È vero che vi fosse ostile?

M.ME DE FLEURVILLE: Nulla di più assurdo! È un’altra menzogna di Lepelletier. La mamma di Paul era una brava donna, sinceramente attaccata a lui come a me dopo il matrimonio. Certo il morboso amore che la legava a quel figlio – venuto dopo alcuni infelici tentativi – contribuì moltissimo a renderlo instabile e insicuro. Ma si tratta di una conseguenza involontaria. Avrebbe preso la luna nel pozzo se Paul gliel’avesse chiesta.

2° SIGNORE: Torniamo al fidanzamento. È vero che vostro padre pose delle condizioni economiche?

M.ME DE FLEURVILLE: Certo. Quando in seguito al colloquio con M.me Verlaine apprese che lo stipendio di Paul al Municipio era di tremila franchi e che ne portava in dote altre ventimila provenienti da una zia, disse che a me non avrebbe dato alcun capitale, ma che avrebbe passato una rendita pari alle entrate di mio marito.

3° SIGNORE: ..sperava di dissuadervi, ovvero di dissuadere i Verlaine…

M.ME DE FLEURVILLE: Non ci riuscì, se questa era la sua intenzione! Paul era innamoratissimo di me e sua madre sinceramente entusiasta di questo matrimonio. Ricordo ancora quando dopo il colloquio volle conoscermi…

Si torna alla scena precedente. I sigg. Meautè e M.me Verlaine stanno conversando in salotto.

M.ME VERLAINE: Ecco ora che abbiamo chiarito i preliminari, avvocato Meautè, mi è concesso di conoscere la vostra figliola? Vi confesso che sono curiosa.

MADRE: Prego M.me. Certamente.(e fa squillare il campanello) Mathilde sarà qui a momenti. Anch’essa desidera conoscervi.

PADRE: M.me Verlaine, desidero che non si parli ancora di fidanzamento ufficiale. Per ora intendo solo regolarizzare una posizione che, se Dio vuole, si definirà in futuro.

Compare Louise

LOUISE: I signori hanno chiamato?

PADRE: Per favore Louise, chiamate M.lle. Mathilde. La signora Verlaine vuole conoscerla.

LOUISE: (visibilmente contenta) La chiamo immediatamente! Debbo fare altro?

PADRE: No, grazie. Andate pure.

M.ME VERLAINE: M.me Meautè, avete certo buon gusto nella scelta dell’arredamento. Si respira un’aria di allegria in questa casa. Dovete essere una famiglia felice.

MADRE: Grazie siete molto gentile. (Appare Mathilde) Oh, ecco la nostra Mathilde! Questa signora è la mamma di Monsieur Verlaine.

Mathilde fa un inchino. La signora Verlaine la scruta con un moto di soddisfazione. Quindi abbracciandola e baciandola sulla fronte

M.ME VERLAINE: Cara, cara Mathilde! Permettete che vi chiami così?

MATHILDE: Certo M.me, fate pure!

M.ME VERLAINE: Mio figlio aveva ragione. Siete molto graziosa. Sono contenta che vi abbia scelto. Farete la sua felicità, ed egli farà la vostra. È molto buono il mio Paul, quando parla di voi gli si accendono gli occhi. Il mio cuore di mamma non si sbagliava. Avrei voluti una figlia come voi…

MATHILDE: M.me, siete troppo buona..

MADRE: Mathilde è un’ottima cuoca. Ha preparato un dolce in vostro onore. Spero che vorrete gradirlo.

M.ME VERLAINE: Ma certamente.

MADRE: Mathilde cara, offri un po’ del tuo dolce a M.me Verlaine.

MATHILDE: Subito. Ma non sono sicura che le piacerà.

M.ME VERLAINE: Non preoccuparti cara.

 Mathilde si alza e va in cucina.

MADRE: Mathilde è anche molto brava nel ricamo ed inoltre suo fratello Charles, le sta dando qualche lezione di pianoforte, ma è più portata verso il canto. Ha voce di un usignolo. ( quindi rivolta verso suo marito) Non è vero caro?

PADRE: Certo. Vostro figlio Paul l’ha udita cantare une delle sue poesie musicate da Charles.

Torna la scena sui conversatori.

3°SIGNORE: ( ironicamente) Sembrerebbe un amore idilliaco, una storia d’altri tempi! Dove comincia la tragedia?

M.ME DE FLEURVILLE: Prego, risparmiatemi il vostro sarcasmo. Vi ripeto che Paul mi amava, è la pura verità. Alcuni amici di quel tempo lo testimonieranno. Non c’è alcun problema; rivolgetevi pure a loro. Certo molti sono ormai morti: i fratelli Cros, Valade, Villers de l’Isle Adam, ma… Leon Dierx, Camille Pelletan o Jean Aicard e addirittura il grande Victor Hugo, mi renderanno testimonianza delle malignità e falsità nel libro di Lepelletier!

2°SIGNORE: Via M.me de Fleurville, siete aspra con Lepelletier, ma era amico di vostro marito. Qualcosa di vero ci sarà pur stato! Non è possibile che si sia solo divertito a sparlare di voi e della vostra famiglia.

M.ME DE FLEURVILLE: Non lo so. Lepelletier era suo amico, è vero, ma Paul nei momenti d’ira era capace di raccontare le più incredibili bugie, così…per vittimismo…per nascondere le sue miserie…per convincere e convincersi della sua artificiale sofferenza. Questo però non scusa Lepelletier: un biografo ha sempre il dovere di accertare ciò che sta raccontando.

3°SIGNORE: Prima amore, poi odio. Ma via, cosa avete sposato, un mostro?

M.ME DE FLEURVILLE: Quante volte, durante questi anni ho ripensato a quel tempo lontano, a quei giorni che ho vissuto con felicità e che, sono sicura, fu condivisa anche da mio marito. Eppure nulla ha mai sfiorato la mia mente, nessun dubbio s’è mai affacciato nella mia pur fervida immaginazione, nemmeno lontanamente inferiore alla tragedia che stava abbattendosi sulla mia vita…

Nuova scena. Paul e Mathilde rientrano nella stanza.

MATHILDE: Oh, che bella passeggiata. Versailles è meravigliosa d’estate. Paul domani andremo a Saint Germain!

VERLAINE: Come volete signora Verlaine! Tutto ciò che desiderate è un ordine per me. Come sei bella Mathilde, cosa ho fatto di buono per meritarmi questa felicità? (e la abbraccia)

MATHILDE: Mi vorrai sempre così bene?

Entra la cameriera

LOUISE: Signora, signora! Oh, scusatemi.

I due si staccano

MATHILDE: Cosa succede Louise?

LOUISE: Madame, c’è una gran confusione in strada. Tutta Montmarte è affollata. Gridano cose orribili contro l’Imperatore…parlano di Repubblica!

VERLAINE: Calmati Louise! Andrò a vedere.

MATHILDE: Prudenza Paul. Ci sono molti scalmanati in giro. Ti prego stai attento, non mi far stare in ansia.

VERLAINE: (lanciandole un bacio) Stai tranquilla! Vado al circolo dei parnassiani. A più tardi. (ed esce)

MATHILDE: Louise, sarà pericoloso? Questa guerra è estenuante. I prussiani alle porte di Parigi, il razionamento dei generi alimentari, una minaccia di epidemia di vaiolo… Paul è così delicato. Lui non sopporta il peso di queste incombenze materiali. È euforico ma non si rende conto. Come sta mia madre?

LOUISE: Oggi un po’ meglio. La febbre s’è abbassata e il dottore dice che si sta rimettendo. Fortunatamente il vaiolo è stato preso in forma leggera. Credo che ormai sia fuori pericolo. Ma che paura! Speriamo che dopo voi, in primavera, e dopo vostra madre, non si contagi nessun altro in famiglia, sarebbe una tragedia.

Entra il padre

PADRE: Ah, Mathilde sei rientrata. Dov’è tuo marito?

MATHILDE: E’ sceso in strada. Louise dice che c’è un tale trambusto.

PADRE: Scalmanati che inneggiano alla Repubblica! Passano le giornate a parlar male di Napoleone, come se tutto quello che il governo ha fatto fino ad ora, fosse solo sciocchezze e fesserie! Vedremo dove finirà la Francia in mezzo a questa confusione…

MATHILDE: Il governo è responsabile di questa guerra e di tutte queste privazioni e sofferenze: ha fallito, ed è giusto che si assuma le sue responsabilità davanti alla nazione. La nuova Repubblica spazzerà via questo marciume ed aprirà un’altra strada alla nuova Francia!

PADRE: Oh, bene, benissimo! È tuo marito che ti ha istigato queste idee! Lui e la sua congrega di artisti. Come li chiamano? Ah già, parnassiani! E poi almeno i suoi amici prestano servizio militare, invece tuo marito è anche pacifista. Hai visto l’altra sera, come si è espresso riguardo alla guerra? È un disonore anche per noi stessi. Quale che sia il suo atteggiamento politico, questo non lo esime dal difendere la sua patria, la sua famiglia, la sua città dall’assedio.

Louise entra

LOUISE: M.lle, la sua signora madre si è svegliata. Desidera vederla.

MATHILDE: Louise, quante volte devo dirvelo che ora sono la signora Verlaine? Basta con questo “mademoiselle”!

LOUISE: Perdono M.me. A che ora devo servire la cena?

PADRE: Aspettiamo che ritorni il signor Verlaine, poi ti faremo sapere.

Entra Verlaine e Mathilde lo abbraccia.

VERLAINE: ( con enfasi) Hanno proclamato la Repubblica! Napoleone è stato battuto a Sedan e si è consegnato ai prussiani. La gente è impazzita! Si parla di istituire la guardia nazionale e di trasferire gli uffici pubblici a Versailles…

PADRE: E vi sentite euforico per questo?

VERLAINE: Papà, ma non capite che la guerra presto sarà finita e si ricostruirà lentamente ma incessantemente il camino della Francia? Sorgerà una nuova, grande Nazione…!

PADRE: E la guerra? Quella c’è ancora….

VERLAINE: La guerra è una creatura del perfido Napoleone. Decaduto lui , anche questa sporca carneficina se ne andrà all’inferno.

PADRE: Vi prego moderate il vostro linguaggio. Sappiate che non tollero queste intemperanze in casa mia!

MATHILDE: Papà, Paul, vi prego non litigate. Prepariamoci per la cena.

VERLAINE: Cena? Quale cena? Vado subito a casa di Lepelletier e Viotti! Voglio saperne di più sul nuovo governo.

Mathilde gli corre vanamente appresso. Torna la scena sulla pensione De Fleurville

1° SIGNORE: Fu, dunque, durante l’assedio che cominciarono i vostri guai?

M.ME DE FLEURVILLE: Si, è sostanzialmente esatto. Fu in quel periodo che si cominciò a profilare la vera natura di Paul che nessuno di noi, nemmeno mio fratello Charles, lontanamente immaginava. Il 18 marzo 1871 fu proclamata la Comune. Verlaine era a dir poco entusiasta, anche perché la maggior parte dei suoi amici era entrata a far parte del nuovo governo. Mia suocera preoccupata che il figlio potesse essere escluso o pregiudicato nella carriera, ci esortò a seguire gli uffici comunali a Versailles. Francamente devo dire che la sua preoccupazione mi sembrava immotivata. Consideravo lo stipendio di mio marito una voce trascurabile del nostro bilancio e, d’altra parte, sapevo che il lavoro al Municipio lo irritava e gli sottraeva del tempo prezioso che avrebbe altrimenti potuto dedicare alla letteratura. Più che di un convincimento personale, si trattava di assumere la posizione di mio marito. Qui non sbaglia Lepelletier quando dice che vedevo il mondo con gli occhi di Paul, ma avevo solo 17 anni.

2° SIGNORE: A proposito di vostro fratello Charles, che ne era stato di lui?

M.ME DE FLEURVILLE: Charles si era sposato. Proprio in quel periodo gli toccò di assistere alla prima scena turpe del nostro matrimonio. La prima di una lunga serie, purtroppo. Mia cognata dovendosi assentare da casa per due giorni, mi pregò di ospitarlo…

Cambio della scena, si torna nel passato. Casa coniugale a Versailles dopo la Comune. Entrano Paul e Charles. Mathilde li accoglie abbracciando il fratello.

MATHILDE: Caro, caro fratello, vi abbiamo preparato una camera molto graziosa. Mettetevi pure a vostro agio. Louise servirà una buona cena. Quante cose abbiamo da raccontarci… Come va il lavoro allo Stato Civile?

CHARLES: Oh, quello va bene, grazie a vostro marito, ma la musica è sempre la mia grande passione. Spero vivamente nella fine di questo grande trambusto anche per riprendere la mia vera occupazione. Voi lo sapete…

Verlaine manifesta segni di impazienza

VERLAINE: Come mai non ci sono i bicchieri buoni in tavola?

MATHILDE: Sarà una dimenticanza di Louise. Provvedo subito caro. (e fa suonare il campanello) LOUISE: Avete chiamato signora? Oh, buona sera signor De Sirvy!

VERLAINE: (molto nervoso) Piccola scema! Non è così che si prepara una tavola quando si accoglie un ospite!

LOUISE: Oh, signora…

CHARLES: Lasciate stare Paul. Non è davvero il caso. Perché vi formalizzate con me? Andavano bene anche questi bicchieri…

VERLAINE: Neanche per sogno! (rivolto a Louise che è rimasta annichilita) Idiota! Guarda che figura mi tocca fare!

MATHILDE: Paul ti prego calmati! Adesso provvediamo.

VERLAINE: La colpa è anche tua! Non fai niente tutto il giorno. Quello che ti si chiedeva era stare attenti a questa scema. No! Neanche questo! Ah la femmina, che maledizione!

CHARLES: Paul, adesso esagerate! Vi ripeto che non è il caso…

VERLAINE: (sbatte un pugno sul tavolo) Esigo che si portino subito dei nuovi bicchieri! Subito! Altrimenti faccio un unico fagotto di questa tavola e lo getto dalla finestra! Svelta cretina!

Tutti si sono gelati e sono rimasti immobili. Verlaine incalza.

Forza! Avete capito quello che ho detto?

Louise e Mathilde fuggono in cucina sconcertate

CHARLES: Paul, sono confuso. È meglio che me ne vada. Andrò da mia madre. Avete forse qualche difficoltà e vorrete rimanere da soli…

VERLAINE: Ah, no! Perbacco! Credetemi il mio è un giusto risentimento! In casa bisogna far sentire ogni tanto chi è il padrone! Altrimenti….Vi prego Charles, sedetevi pure.

Entrano Mathilde e Louise con i nuovi bicchieri.

MATHILDE: Ecco caro, adesso va meglio?

Verlaine emette un grugnito per acconsentire

VERLAINE: Voglio mangiare. Adesso. Ho fame, perdinci!

LOUISE: M.me devo servire la cena?

VERLAINE: Stupida oca! Non hai sentito che ho detto? Vedi di sbrigarti!

Mathilde lancia un’occhiata di consenso a Louise che va in cucina.

VERLAINE: Vado a cambiarmi. Che sia tutto pronto quando torno!

Charles e Mathilde rimangono soli.

MATHILDE: (con grave imbarazzo) Sono costernata, caro fratello! Non so cosa dire.

CHARLES: Mathilde, siate sincera con me, ci siamo sempre detti tutto: siete veramente felice?

MATHILDE: Da qualche tempo Paul non è più lo stesso. È diventato irascibile. Si arrabbia per nulla. Mi fa delle scene ripugnanti e poi quando mi vede piangere si inginocchia a chiedere perdono. Sono esausta.

CHARLES: Ma mamma e papà sanno tutto questo?

MATHILDE: No. E per carità non diteglielo. Vedrete è un momento passeggero. Forse Paul avrà i suoi problemi. La Comune, il trasferimento qui a Versailles ed infine questa gravidanza che forse non ci voleva…

CHARLES: Accidenti, in mezzo a questa situazione, mi sono dimenticato di chiedere notizie della vostra salute…

MATHILDE: Quella va bene, fortunatamente. È che speravo in un maggior coinvolgimento di mio marito. Invece ha iniziato a lasciarmi sola, e lo fa sempre più spesso. Specie di sera. Si preoccupa di problemi senza alcun fondamento materiale, tutto preso com’è dallo sconvolgimento di questi giorni.

CHARLES: Sapete com’è Paul…di qualsiasi questione ne fa un punto irremovibile, dimentico di ogni pratica conseguenza. È così…

MATHILDE: Ma sì… però… io speravo… (e scoppia a piangere)

CHARLES: Mathilde, Mathilde, vi prego, non fate così!

Entra Verlaine visibilmente ubriaco.

VERLAINE: Piccola scema! Cos’hai da piagnucolare? Ti vuoi far consolare dal fratellino? Questo mostro ti fa del male? Dillo! Dillo! Fai uscire da quella boccaccia la tua commiserazione ed il rimpianto per il bel matrimonio, rotto irrimediabilmente! Io sono stufo di te, di questa casa, di questa vita ed…anche di questo figlio! Che se ne vada all’inferno anche lui!

MATHILDE: Pazzo, pazzo furioso! Non sai quello che dici e non hai nemmeno pietà di te stesso!

CHARLES: Ma che vi ha dato di volta il cervello? Far queste scenate a vostra moglie, nello stato in cui si trova! Ho vergogna di voi!

Verlaine, improvvisamente attaccato da tutti e due, si sente impotente e allora scoppia a piangere, diventando remissivo come un bambino che è stato sorpreso a fare una cattiva azione.

VERLAINE: Io non valgo più niente come uomo e come poeta. Sono finito ormai. Per me non c’è più nulla, più nulla che valga la pena di conservare. Guardate questa mano come trema. Ho bevuto, sì, ho bevuto, per tirarmi su il morale, per sentirmi uomo…e invece…(all’improvviso si getta ai piedi della moglie) Perdonami Mathilde, perdona tutto il male che ti faccio! Ma non lasciarmi, non mi abbandonare. Mai! Ho bisogno di te, delle tue cure, del tuo amore, della tua sicurezza.

MATHILDE: Oddio Paul! (e lo abbraccia) Ma come fai a ridurti in questo modo! Charles, aiutatemi a metterlo a letto.

VERLAINE: Si a letto! Rimboccami le coperte. Abbi cura di me, anche se non lo merito. Mathilde…Mathilde, piccola mia, quanto dolore inutile…(prende la mano di Charles) Perdonatemi anche voi, caro Charles. Un tempo il vostro amico era diverso. Ve ne ricordate? Com’erano belle quelle poesie musicate…cantatemene qualcuna. Per me, solo per me…

Scena sui pensionati e la vecchia Mathilde

1° SIGNORE: Ma non vi turbava avere un pazzo furioso per casa?

2° SIGNORE: Ah, se mia figlia fosse andata in sposa ad un uomo simile, non avrei esitato a riprendermela in casa!

M.ME DE FLEURVILLE: Ed è proprio per questo che aspettavo tanto a dire ai miei genitori, come stessero realmente le cose. A quel tempo credevo che Paul attraversasse una crisi passeggera. Speravo che ritrovasse il suo equilibrio con la forza del mio amore paziente. Purtroppo le cose dovevano peggiorare. Tornammo nella casa dei miei, perché pensavo che Versailles non fosse consona alla nostra situazione.

3° SIGNORE: E vostro fratello mantenne la promessa di non avvertirli su ciò che accadeva del vostro matrimonio?

M.ME DE FLEURVILLE: Sì. Si lasciò convincere che avrei potuto cambiare le cose, e mantenne il suo silenzio, a patto che gli riferissi qualsiasi altro atto inconsulto che Paul avesse commesso.

3° SIGNORE: E allora?

M.ME DE FLEURVILLE: Feci il mio incontro con colui che ha distrutto la mia vita. L’uomo che più di ogni altro esercitò maleficamente la sua influenza su Verlaine.

3° SIGNORE: Arthur Rimbaud?

M.ME DE FLEURVILLE: Sì…l’angelo della morte!

Nuova scena sul palcoscenico. Nel salotto di casa De Fleurville stanno conversando Padre, Madre e Mathilde. Entra Verlaine.

VERLAINE: Oh, sono tutto eccitato! Ricordate quando vi dissi che un giovane poeta di Charleville mi aveva scritto dicendosi incantato dalle mie poesie? Mi aveva accluso dei suoi versi per sottoporli al mio giudizio…

MATHILDE: Ebbene?

VERLAINE: Voi non ci crederete, ma sono fantastici! Ci troviamo di fronte ad un genio!

Il padre sbuffa con aria di sufficienza.

MADRE: Come si chiama questo giovane portento?

VERLAINE: Arthur Rimbaud. Si sente soffocare nelle ristrettezze culturali della provincia. Mi ha chiesto di venire qui a Parigi, a contatto con i grandi poeti.

PADRE: E voi cosa gli avete risposto?

VERLAINE: “Venite, venite, cara grande anima!”

PADRE: Spero non qui, in casa mia!

VERLAINE: Ma papà, cosa dovevo dirgli? Non aveva nemmeno i soldi per fare il viaggio! PADRE: Ah, gli avete prestato anche dei soldi?

VERLAINE: Ma non capite che si tratta di un genio?

MADRE: Calma. Quando arriva questo genio?

VERLAINE: (guarda l’orologio) Caspita! Dovrebbe essere già arrivato! Vado a prenderlo e ve lo faccio conoscere subito.

MATHILDE: Ma Paul…avevi promesso di portarmi a passeggio!

VERLAINE: (eccitato) Dopo, Mathilde…dopo. Che scoperta sensazionale! Che meraviglia! (ed esce)

PADRE: Mathilde, vorrei che ricordassi a tuo marito come ci si comporta in una casa civile.

MADRE: Caro, suvvia. Io sono curiosa di conoscere il nuovo fenomeno scoperto da nostro genero. Spero che non sia uno di quei provinciali….

PADRE: Capirai! Un poeta squattrinato che si fa prestare del denaro per venire qui a Parigi, ed accetta ospitalità da un estraneo. Uno scroccone piuttosto!

MATHILDE: Ma papà se Paul dice che è un genio…?

PADRE: Un genio, un genio! Ma piantatela. Mi sembrate due invasate. Io vi avverto, e lo dico soprattutto a te perché lo riferisca a tuo marito: ospitalità temporanea. Al massimo un paio di giorni e poi va via. (rivolto alla moglie) Passami quel giornale.

MADRE: ( passandogli il giornale di malavoglia) Vieni Mathilde. Prepariamoci a ricevere questo redentore dell’arte.

Si alzano e se ne vanno

FINE PRIMO ATTO

( …continua )

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