Si è tenuta ieri pomeriggio, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, la conferenza stampa “Piano Oncologico Nazionale: un anno di osservazione”, promossa dall’Osservatorio “Non Andarci Piano” su iniziativa della senatrice Tilde Minasi. L’evento ha rappresentato un momento di confronto pubblico a un anno dall’avvio dell’Osservatorio, con la partecipazione di esponenti istituzionali, del mondo sanitario e dell’informazione.
La senatrice Tilde Minasi, promotrice dell’intergruppo parlamentare “Oncologia, Prevenzione, Ricerca, Innovazione”, è intervenuta sottolineando come il Piano Oncologico Nazionale rappresenti uno strumento fondamentale per garantire equità nell’accesso alle cure oncologiche su tutto il territorio italiano.

«L’idea dell’Osservatorio — ha spiegato la Minasi — nasce dalla necessità di monitorare in modo continuativo e concreto l’applicazione reale del Piano. L’obiettivo è evitare che l’universalismo della nostra sanità resti un principio astratto, e che la qualità della cura venga condizionata da fattori geografici». Ha poi aggiunto: «Il luogo di nascita o di residenza non può determinare le probabilità di guarigione. Il codice postale non può decidere chi sopravvive e chi no».
La Minasi ha ribadito l’importanza di una governance nazionale efficace, sottolineando che «servono reti regionali integrate, investimenti in personale formato, tecnologie, strutture e, soprattutto, l’ascolto costante dei pazienti». Ha definito il cancro «una responsabilità collettiva, civile e politica», sottolineando come l’impegno debba coinvolgere tutte le istituzioni, superando i limiti di una sanità frammentata.
Ha quindi presentato l’iniziativa digitale “Non andarci piano”, una piattaforma online promossa dall’associazione Cuiprodest che consente ai cittadini di orientarsi tra i servizi oncologici offerti nelle diverse regioni, mettendo in evidenza disponibilità, accessibilità e eventuali criticità.
Alla conferenza fra i vari relatori è intervenuta anche la senatrice Elena Murelli, membro della Commissione Bilancio. Il suo intervento ha posto l’accento sugli aspetti organizzativi ed economici della questione. «Il Piano Oncologico Nazionale — ha dichiarato — ha compiuto un anno, ed è importante fare il punto sui risultati raggiunti, ma anche sulle criticità emerse». La Murelli ha difatti parlato della disomogeneità dei percorsi diagnostici e terapeutici tra le diverse regioni italiane. «Anche se il Piano prevede una rete oncologica nazionale, in molti casi questa si traduce in pratiche regionali autonome che non sempre comunicano tra loro».
La senatrice ha citato come esempio emblematico il Registro Oncologico Nazionale, previsto dal Piano ma tuttora non pienamente operativo: «Molte regioni dispongono di registri propri, che però non dialogano tra loro né con quello centrale. Questo limita fortemente la possibilità di elaborare strategie sanitarie coordinate e basate su dati omogenei e aggiornati».
La Murelli ha infine ricordato che è stata approvata una norma per garantire prestazioni oncologiche omogenee su tutto il territorio nazionale, ma ha ammesso che «la strada da fare è ancora lunga» e che «la sfida sarà rendere effettivo ciò che è stato programmato».
Un programma nazionale per l’oncologia, dicono in conclusione i relatori, resta uno strumento fondamentale, ma la sua efficacia dipenderà dalla capacità delle istituzioni di tradurre gli obiettivi in risultati misurabili e duraturi. È necessario con urgenza superare le disomogeneità territoriali, migliorare l’interoperabilità dei dati sanitari e garantire l’accesso equo ai servizi. La qualità delle cure oncologiche non può prescindere da un’azione sistemica e coerente a livello nazionale e questo avviene con il rafforzamento del coordinamento nazionale nell’attuazione del Piano Oncologico, affinché il principio dell’universalità delle cure non resti un enunciato teorico ma diventi prassi concreta in ogni area del Paese.