A Pieve di Cento il crocifisso… fa paura!

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Antonio Ciseri (1821–1891) Ecce Homo 1860 ca 1880 olio su tela pubblico Museo Cantonale d’Arte dominio Antonio Ciseri [Public domain]
Chi ci legge sa quanto ci siamo spesi per sottolineare come parte integrante della nostra cultura sia essenzialmente connessa alla tradizione classica, giudaica e cristiana, senza voler però creare dei semplicistici steccati culturali. Ci siamo spesi per ricordare l’anniversario della morte di Giovannino Guareschi e vi abbiamo anche parlato di certe esagerazioni inutilmente anti-cristiane in ambito artistico. Conoscete anche la nostra idiosincrasia per il politicamente corretto, perché, citando Emanuele Beluffi che a sua volta cita Pietro Nenni, “A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura”, come in questo caso che vi raccontiamo. Ebbene, in nome di una malintesa pluralità delle visioni del mondo in Italia è successo anche questo: mettono delle tendine motorizzate per coprire le immagine sacre in chiesa. Questa non è una libera interpretazione di parole dette da altri, è proprio un virgolettato (“…c’è la possibilità con delle tendini amovibili che salgono e scendono di coprire, qualora sia in corso una cerimonia laica, i simboli religiosi“) che sta facendo tanto discutere in quel di Pieve di Cento (e in quel dei social). A pronunciare questa frase è stata Alessandra Moretti, consigliere regionale del Veneto, che, ospite di Paolo Del Debbio su Rete4 a Dritto e Rovescio, ha citato la suddetta proposta in un suo discorso, generando lo sgomento degli altri ospiti e del pubblico. Non l’ha presa bene l’opposizione cittadina e nemmeno Giorgia Meloni, che nella giornata di ieri ha ritwittato dal suo account l’intervento della Moretti definendo “delirante” la proposta del Sindaco della cittadina della provincia di Ferrara. Ma facciamo un passo indietro: quali simboli sacri vorrebbe coprire il Sindaco della cittadina emiliana e perché? Il progetto – ancora da approvare – andrebbe a installare delle tendine motorizzate volte a coprire immagini sacre, tombe e crocifissi all’interno di una cappella e di un cimitero di proprietà del comune, in modo tale che gli spazi possano essere utilizzati anche per funzioni laiche. Ora, la domanda da porsi (oltre a quella su che fastidio possano dare dei simboli sacri) – dettata unicamente dal buon senso – è: perché far infuriare i cattolici per far contenti i laici attraverso la solita mezza misura? Cosa si risolve in questo modo? Non sarebbe meglio, anche se certamente più dispendioso, adibire un luogo alla “neutralità” e alla laicità (che è un diritto) invece che coprire delle immagini di culto, delle tombe di famiglia, dei crocifissi, per non urtare la sensibilità di qualcuno, scomodando qualcun altro. Siamo in Italia, lo Stato è laico e tutti hanno il diritto di avere un luogo neutrale dove celebrare un funerale o una funzione laica o di qualsiasi altra natura diversa da quella cattolica, ma ammettendo per assurdo che le immagini sacre possano infastidire qualcuno, installando delle semplici tendine vengono presi in giro prima di tutto i laici, oltre che i cattolici. Forse sarebbe il caso di dare a queste persone, che evidentemente lo hanno richiesto, uno spazio a loro dedicato che – per quanto modesto – avrebbe evitato la perdita di tempo dovuta alle polemiche. Rispettare la nostra identità culturale, fatta di una tradizione europea classica e giudaico-cristiana, come di un retaggio repubblicano laico, vuol dire anche creare degli spazi per tutti, rispettando realmente il pluralismo e non attuando mezze misure che offendono qualcuno, per far contento qualcun altro. Non sarebbe decoroso infatti, da che mondo è mondo, chiedere a un musulmano di pregare in un luogo con immagini sacre cristiane (nemmeno se fossero coperte) e, probabilmente, nemmeno viceversa.