“L’agonia infinita delle piccole e medie imprese”: si intitola così il bell’editoriale di Ilaria Bifarini sul numero di novembre del nostro mensile, che trovate ancora in edicola: un’analisi spietata, numeri alla mano, del bagno di sangue che le piccole e medie imprese italiane stanno affrontando in questi mesi di chiusure forzate imposte dal Governo. Le PMI rappresentano un universo variegato, fatto di imprese a conduzione familiare, aziende di artigianato locale, enogastronomiche, del settore culturale, sociale e sportivo. Quel sistema produttivo che rappresenta la maggior parte del mondo lavorativo italiano: pensate che le micro imprese, con un massimo di nove dipendenti, rappresentano oltre il 94% delle attività totali. Questa è l’Italia migliore: quella che, come raccontiamo con la copertina del nostro numero, ha trasformato aziende territoriali in marchi internazionali del made in Italy. Marchi che purtroppo sono finiti o stanno finendo nelle mani delle multinazionali straniere o dell’acquisizione da parte di miliardari cinesi senza scrupoli. L’impresa della migliore tradizione italiana, fatta di creatività, responsabilità sociale, sapienza artigianale e manifatturiera, di radicamento con il territorio, va difesa e non vessata come oramai fa in modo umiliante il Governo Conte, attento più che altro alle minacce dei sindacati e agli interessi delle grandi piattaforme web. Questo è l’Italia migliore dalla quale ripartire e che vorremmo ripopolasse le nostre Città Identitarie. E’ un’Italia dimenticata dalle istituzioni, alla quale noi di CulturaIdentità stiamo dando voce. Ci sono milioni di lavoratori che non vogliono essere presi in giro da ristori che servono a malapena a pagare qualche tassa. E preferiscono produrre e dare lavoro e dignità invece che essere umiliati dalle mancette del reddito di cittadinanza. Siamo felici di diventare il megafono dei ristoratori, dei proprietari di palestre, delle partite iva, del mondo del terzo settore (di cui non parla mai nessuno): lavoratori che sembrano essere il bersaglio preferito di questa classe politica che ci governa indegnamente. Si tassino le grandi multinazionali, i colossi del mercato online che monopolizzano l’economia e si usino quei fondi per aiutare chi fa impresa nel nostro Paese. Stanno smembrando l’Italia più piccola che ha fatto l’Italia grande. Forse perché non sanno cosa vuol dire produrre e dare un futuro ai propri figli, forse perché vogliono continuare ad essere mantenuti e a vivere sulle spalle di chi rischia, come noi, sulla propria pelle.
Scusate ma qui si fa finta di non capire che quello di cui ci lamentiamo e colpa di chi ha fatto diventare questo paese la culla dell’inefficienza, dell’assistenza di comodo, improduttività ecc…
solo ad esempio in altri stati non danno le multe a chi non differenzia ma vanno a ritirare i rifiuti alla porta senza sminuzzarli nei camion e li portano in appositi centri per dividerli accuratamente, selezionarli e rivendere i rispettivi materiali per essere riutilizzati, come credo in Belgio le bottiglie della birra vengono raccolte e dopo un controllo e pulizia rimesse in uso.
Ora i compagni facendo la caccia ai padroni inadempienti, fanno la caccia alla “signora Maria” che non differenzia perché non ci vede bene , non capisce le cervelloticità di amministratori che coprono le inefficienze delle aziende dell’igiene urbana e non può scendere e risalire cinque piani senza ascensore.
Sapete perché non si può fare la raccolta porta a porta ?? perché chi dovrebbe essere addetto ritiene di non doverlo fare perché è un compito per gli schiavi (ndr. pagati oltre 1500 € netti al mese) ………..
Ora capiamo perché non conviene più avere attività in Italia ???
Se avessi una piccola azienda no ci penso neanche un minuto ad andarmene da un paese che ti vuol tassare secondo quel che stima essere il mio guadagno piuttosto che quello effettivo e magari pagarmi ciò che gli ho servito in tempi rapidi e con il conguagli iva senza doverla anticipare anche se non ho ancora i soldi in tasca……
Purtroppo dobbiamo dire grazie ad Amazon che spinge tante piccole realtà ad attivare attività di e-commerce intanto per non pagare costi di magazzino, secondo perché si può trovare un assortimento di prodotti o ricambi imparagonabili con altri sistemi e non si è costretti a pagare con il reddito di cittadinanza i collaboratori di certi, ahinoi, ben noti ambienti.