Con il numero dedicato al wokeismo che i lettori possono trovare nelle edicole in questi giorni, sono ormai sei le festività natalizie passate insieme a CulturaIdentità. Ecco i numeri di CulturaIdentità che i nostri lettori hanno trovato sotto l’albero. E se avete perso qualcosa, potete trovare l’arretrato cliccando sulle copertine e sui link.
Era il 2019, ultimo anno “innocente” del nostro XXI secolo, quando il numero 10 di CulturaIdentità si dedicava a una delle tradizioni più italiane e più amate dal nostro popolo: stringersi attorno a una tavola con la famiglia per gustare i cibi identitari che fanno di noi italiani uno dei popoli (a ragione) più invidiati del mondo.
Il Natale del 2020 – “anno bisesto, anno funesto” – vedeva in copertina del numero 21 un Babbo Natale armato di piede di porco per rubare la festa. Era l’anno dei DPCM, dei diktat sanitari che intendevano spiegare agli italiani come “festeggiare” (poco e con mestizia) fra coprifuoco, distanziamento e gradi di parentela degli invitati al cenone. Era già chiaro a chi non aveva il prosciutto sugli occhi che l’andazzo era una scusa per imporre una “nuova normalità”, con la foglia di fico dell'”emergenza”, e CulturaIdentità era in prima linea (e fra i pochi) a denunciarlo.
L’anno seguente sembrava vedere il ritorno di un Messia, con l’arrivo di Mario Draghi a palazzo Chigi. CulturaIdentità n. 31 però non firmava nessun assegno in bianco al nuovo “salvatore della Fine del Millennio” salutato da scroscianti applausi delle sale stampa ufficiali. Con una provocatoria copertina chiedeva ciò che è sempre stata la sua stella polare: la libertà, nel solco dei grandi italiani che CulturaIdentità ha sempre indicato come modelli di vita, dai patrioti del Risorgimento a Gabriele d’Annunzio.
Un motto dannunziano apriva il numero 41, con una vera e propria “chiamata alle armi” ai lettori. Era (e lo è ancora…) necessario serrare le fila, sostenere chi lotta per la cultura e l’identità del nostro paese. All’Italia serviva (e serve…) un “partito della cultura” e il giornale lo rivendicava con forza.
Finalmente liberati dalla mefitica presenza del regime sanitario, il numero 49 di novembre-dicembre del 2023 torna a concentrarsi sulle radici identitarie degli italiani. San Francesco d’Assisi nella copertina disegnata da Marco Lodola apre un numero dedicato ai Santi Patroni, colonne portanti della cultura civica del nostro meraviglioso “paese dei campanili”.
E’ infine il 2024 che si chiude a vedere nel numero 55 una luce di speranza: si apre una finestra d’opportunità per far defluire la marea del wokeismo (pericolo del quale CulturaIdentità aveva già lanciato l’allarme nel 2021). Ma per poter lottare per la libertà e l’identità del nostro popolo, occorre capire: e così questo numero spiega cosa abbiamo di fronte, dal decostruzionismo al gender, dall’attacco alla lingua al razzismo alla rovescia.