Un femminicidio ogni 72 ore: cosa fare?

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Università di Pavia via Flickr

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“Amarti è la cosa migliore che mi sia capitata. Voglio rendere la nostra vita così meravigliosa che ogni giorno sembrerà San Valentino…..” Sono trascorse poche ore dai palloncini e dalle promesse a lume di candela. A San Valentino è tutto un tripudio di dichiarazioni romantiche, di fiori, di cioccolatini, di progetti per un futuro radioso insieme ma, accantonata la frenesia delle rose rosse, torna alla ribalta delle nostre coscienze un dato da incubo: ogni 72 ore muore una donna vittima “dell’amore”. In Italia circa il 32% della popolazione femminile dichiara di aver subito violenza fisica mentre quella psicologica è addirittura incalcolabile. Qualcuno potrebbe obiettare che la violenza è violenza e non conosce genere: VERISSIMO ma la violenza sulla donna nel 2022 non dovrebbe avere assunto numeri tanto preoccupanti. Abbiamo la lucidità e la volontà di analizzare un fenomeno così dilagante? Da dove proviene questa acredine, questo astio tra i sessi da guerra dei Roses? Siamo uomini e donne, di certo non siamo uguali. Probabilmente se la natura avesse ritenuto conveniente renderci uguali, ci avrebbe selezionati ermafroditi. Abbiamo sguardi e prospettive diverse ma siamo le due facce della stessa medaglia che rappresenta l’unicum dell’essere umano. Qual è la chiave che apre la porta ad Ares? Può essere l’estremizzazione della volontà di un sesso di prevalere sull’altro? La donna nella storia ha ricoperto quasi sempre ruoli subordinati, al massimo da eminenza grigia. Il suo ruolo difficilmente è stato riconosciuto e anche oggi, nonostante un peso importante nella società e un desiderio di riscatto, diciamolo, a tratti eccessivo, gli stereotipi sono tali e tanti che basta pensare all’introduzione delle quote rosa per renderci conto di quanto radicata sia la discriminazione nei confronti della costola di Adamo. Nell’immaginario collettivo una donna non può essere brillante e in carriera se non è brutta o amante di un uomo più potente che la “impone”. Lo scontro tra l’emancipazione a volte esasperata della donna e la parte ancestrale del maschio Alpha innesca una bomba a orologeria nella mente malata di certi uomini che sono stati educati dalla famiglia e dalla società a sentirsi sovrani del Regno della virilità. L’amore diventa un diritto preteso, il rispetto obbedienza dovuta e la privazione del possesso genera una frustrazione devastante. Il rifiuto è oltraggio inconcepibile, l’abbandono una provocazione e un’offesa a cui porre fine con l’unico linguaggio che può ristabilire il “mandato sociale” femminile imposto. Ecco l’ oppressione, la brutalità, l’assoggettamento fisico e psicologico, la sottomissione… Ciao Melania, ciao Lidia, Rossella, Clara, Piera, Sonia. Non doveva andare così. Quelle foto che vi ritraevano spose radiose non dovevano finire sul gelido marmo di un sepolcro. L’amarezza è ancor più devastante quando ci rendiamo conto che il problema non è una vacatio legis ma un sistema parallelo di omertà, di paura, di mancanza di mezzi economici, un atteggiamento di lassismo istituzionale di fronte a segnali spesso inequivocabili e nonostante coraggiose denunce e segnalazioni. Così per queste donne secundum non datur.

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