A Roma gli Stati Generali di CulturaIdentità: cinque temi per rilanciare le nostre città

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Ad oltre tre anni dalla nascita del nostro movimento, vogliamo per la prima volta misurare le nostre idee identitarie in tema di arte, cultura e bellezza, con chi si candida alla guida amministrativa dei comuni italiani e in particolare di Milano, Napoli, Roma e Torino, capaci di esprimere attraverso la loro singola peculiarità, la loro storia, il loro straordinario capitale artistico e paesaggistico, il valore complessivo dell’Identità culturale italiana.

Una sfida, la nostra, messa nero su bianco, grazie a un Programma in 5 punti, rivolto a chi, una volta eletto sindaco dai propri concittadini, dovrà dare alla cultura la coniugazione del fare, ovvero ciò per cui noi ci siamo impegnati in questi anni. Una sfida che, se accolta, diventerà un Patto per la cultura, un impegno assunto non solo con il nostro movimento, ma capace di andare oltre e raggiungere chi sente la necessità di rinnovare tempi e metodi dei processi gestionali del patrimonio di conoscenze che il mondo intero attribuisce all’Italia e che non può rimanere ancora soggiogato ai parrucconi della nomenclatura di sinistra, capace di resistere anche ai governi di centro destra.

CulturaIdentità ha sempre parlato chiaro e così continuerà a fare, è per questo che abbiamo convocato per il 25 settembre, gli Stati Generali del nostro movimento, presso la Sala Umberto a Roma.

Sono cinque le parole chiave su cui confrontarci: Identità – Circolarità – Innovazione – Valorizzazione – Sussidiarietà. Diverse l’una dall’altra, queste cinque parole, esprimono il sentimento comune della mancanza di processi utili alla crescita del comparto cultura, alla ripresa dopo una stagione grigia generata dal Covid 19 e da chi ha deciso le nostre sorti. Chiediamo quindi che il nostro Manifesto per una buona amministrazione della cultura sia sottoscritto dai candidati a sindaco di Milano, Napoli, Roma e Torino e di tutti coloro che nelle città minori avranno comunque un compito gravoso da sostenere in nome della cultura. Un impegno formale che dovrà tramutarsi in atti concreti nel caso di elezione alla carica di primo cittadino. In questi mesi ci siamo impegnati per diffondere il progetto Città Identitarie che ha raccolto l’adesione di quasi cento comuni, piccoli e grandi, del nord, centro e sud Italia, capaci di divenire tutti insieme il simbolo dell’identità dell’intero Paese. Un progetto concreto, le cui idee sono diventare azioni.

Per questo anche oggi vogliamo riflettere per prima cosa sul tema dell’Identità ponendola come prima parola chiave con gli stessi termini del manifesto. L’Italia minore e l’Italia migliore. Quella poco conosciuta, quella che scopriamo quando usciamo dall’autostrada e ci inoltriamo nel reticolo di strade provinciali lontano dalle grandi direttrici, lasciandoci condurre dalla curiosità e dalla bellezza del paesaggio. È allora che riscopriamo l’Italia retoricamente chiamata “dei mille campanili”, che poi sono “mille borghi” carichi di storia, chiese, castelli ed edifici multiformi, che ne costituiscono “la spina dorsale” da oltre mille anni. Un’Italia alternativa dove, insieme a quella costiera, si conservano ancora usanze, tradizioni, rituali e credenze che alimentano il genius loci, congiungendo in uno spazio preciso, in quel luogo, passato presente e futuro. Lì troviamo un’identità, viva perché spesso inconsapevole, colta, perché non intellettualmente costruita, vera quando di essa non resta soltanto il piacere paesaggistico, da difendere ridandole un’abitabilità autentica, fatta di lavoro, produzione, servizi, istruzione e, dunque, avvenire. L’avvenire di quei valori ancestrali che ne hanno reso gli abitanti, per secoli, in grado di resistere alle avversità e al mutare dei tempi. Una biodiversità, anche culturale, senza paragoni nel resto del mondo, di cui dobbiamo avere cura se vogliamo continuare a essere nel mondo con una nostra tipicità, cosi che tutte insieme permettano che non venga smarrito, ma anzi rinnovato, il patrimonio che ci permette di essere riconosciuti nel mondo come figli dei figli di Botticelli, Brunelleschi, Caravaggio, Giotto, Michelangelo, Raffaello e più recentemente, di Boccioni, Dottori, Filia, Prampolini, capaci di dare vita all’ultimo movimento artistico italiano, il Futurismo, riconosciuto nel mondo intero come tale. Ma anche eredi nel cinema e nel teatro di Vittorio De Sica, Federico Fellini, Carla Fracci, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Giorgio Albertazzi, Carmelo Bene, Alida Valli, Sergio Leone, Pasolini e Luchino Visconti, di donne e uomini capaci di narrare con la propria arte il sentire di un paese intero, così come fecero Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti.

È quindi prima di tutto una battaglia che deve mettere a a l’idea di compiere un atto di Valorizzazione di ciò che siamo stati e di ciò che ancora possiamo essere, di ciò che possiamo godere in termini di bellezza e di grazia, ponendo queste qualità come motore dell’attrazione delle nostre città e del Paese intero. Milano, Napoli, Roma , Torino, e tante altre città ancora, in modo diverso, rappresentano questo potenziale che può diventare dirompente, anche in termini di ricchezza prodotta, grazie alla messa in atto di tutti i processi d’Innovazione. Da tempo, siamo consapevoli che la digitalizzazione è lo strumento che permette di colmare, attraverso l’Innovazione, lo scarto di velocità che separa le eccellenze delle nostre città dal ritorno al primato della cultura italiana. La digitalizzazione intesa, non come mezzo utile per un appiattimento culturale anche attraverso i social ma, se mai, come strumento rapido per la conoscenza così come ci era stato raccontata ai suo albori. Uno strumento capace di liberare le menti e non di renderle gregge L’Innovazione è un percorso prima di tutto di pensiero, una capacità che mette insieme l’uso teoretico della ragione, con la componente limbica della mente, di cui hanno dote tutti i creativi e da cui ha avuto linfa vitale il genio italico. L’innovazione è una linea dell’infinito a cui l’uomo guarda attraverso la capacità di interrogarsi e che si allontana nuovamente ogni volta che si è compiuto un passo per avvicinarla, permettendo di rinnovare scoperte che altro non erano, sono e saranno, intuizioni tramutate in azioni.

Ma è attraverso la Circolarità del fare, del creare rapporti all’insegna dell’eccellenza, dello scambio di informazioni e della capacità di fare formazione ed esperienze, che potremo rinnovare costantemente le nostre idee, che di fatto sono le nostre prime risorse, la benzina del nostro motore. La creazione di una vera e propria circuitazione che metta a sistema realtà e luoghi culturali della stessa città e di quelle che fanno rete in questo progetto.

È necessaria una nuova e moderna Sussidiarietà, se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore interviene per aiutarlo. Una Sussidiarietà sia verticale che orizzontale, capace di soddisfare i bisogni dei cittadini e, al contempo, concorrere a elevare l’offerta delle amministrazioni che andranno a governarle, che sostituisca la cultura del sussidio, capace solo di generale dipendenza tra chi riceve e chi distribuisce risorse. Il nostro non è un giudizio negativo su tutto quel che è stato fatto, ma lo è invece per il rapporto tra quel che andava fatto e si è finito per fare.

Per questo abbiamo deciso di declinare attraverso questi 5 punti: Identità – Circolarità – Innovazione – Valorizzazione – Sussidiarietà, il nostro manifesto per una buona amministrazione della cultura aperto alla sottoscrizione dei candidati di tutte quelle città apparentemente minori, ma che hanno sul territorio il dovere di esercitare un presidio culturale illuminato. Un impegno formale che dovrà tramutarsi in atti concreti nel caso di elezione alla carica di primo cittadino, impegnato nel governo delle città

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