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Chi l’ha detto che la musica classica è per aristocratici nostalgici? Semmai, è l’antesignana della musica pop e uno degli obiettivi per la crescita del Paese è quello di tornare a renderla popolare: del resto una prima di Verdi era un po’ come l’uscita del nuovo singolo di Giorgia e il paragone non sembri irriverente. Il teatro una volta era un luogo di incontro e socialità, una forma di comunicazione interpersonale che certamente abbiamo poi perso, ottenendo come risultato l’enclave della musica classica come musica d’elite: ma prima era vero l’esatto opposto.
Beatrice Venezi (Lucca, 1990), tra i più giovani direttori d’orchestra d’Europa, ha appena dato alle stampe L’ora di musica. Un invito alla bellezza e all’armonia (UTET, 160 pagine), un libro grazie al quale musica classica e teatro possono tornare ad essere occasione di esperienza quotidiana anziché di timore reverenziale.

Perché non è vero che la musica classica è “difficile”. E non è nemmeno un oggetto ingiallito nei musei, perché la grandezza delle esecuzioni rivive nelle esecuzioni e nelle interpretazioni contemporanee.
Ecco perché una Carmen o una Madama Butterfly sono in realtà così attuali, non solo per trama narrativa ma anche per fruizione. Cambia solo il tempo: ore di un’opera contro i secondi di un reel Instagram. Ma questi capolavori sono in realtà senza tempo, come ci insegna Beatrice Venezi in questo libro volutamente agile, dove la storia della musica classica si illumina di attualità: lo scopriremo giovedì 27 ottobre, in sua compagnia con il relatore Marco Patrignani in occasione della presentazione al pubblico di L’ora di musica. Un invito alla bellezza e all’armonia.
