Agesilao Greco, l’italiano che inventò la scherma moderna

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In pieno clima olimpico, CulturaIdentità presenta ai suoi lettori una serie di articoli per ricordare un gigante della scherma italiana, Agesilao Greco (1866-1963). Maestro d’armi, oltre che abilissimo schermidore fu soprattutto un grande teorico, considerato il trait d’union fra la moderna scherma e le discipline del passato. Greco era convinto dell’importanza della scherma come “difesa pratica e certa”, da cui andavano espunti graziosismi, orpelli, acrobazie e leziosità. Fu così autore di trattati fondamentali per questa disciplina e animatore di scuole e accademie, nonché della Federazione Italiana Scherma. Disputò oltre un migliaio di incontri – da cui uscì quasi sempre imbattuto – e la sua fama fu riconosciuta in tutto il mondo, tanto che il presidente argentino Roca gli offrì la direzione della Scuola di guerra per spada da terreno. Si ritirò dall’attività agonistica ultrasettantenne, ma continuò ad allenarsi e a partecipare a esercitazioni fino alla morte, avvenuta alla veneranda età di 97 anni.

In questo primo articolo, il racconto delle sue imprese a Parigi nel 1896, dove per fermarlo i “cugini d’oltralpe” dovettero ricorrere a giudici di gara compiacenti.

Il confronto comincia a Parigi, torneo del Figaro. Agesilao vince in scioltezza il trofeo della sciabola. Poi, nel fioretto, si sbarazza della stella di casa, Rue, con un combattimento «merveilleux», a detta del ministro della guerra Billot. Ma i francesi non possono sopportare che l’italiano si prenda anche la loro arma prediletta, la spada. Gli mettono di fronte un ragazzino belga, Kirchoffer, e giudici ammaestrati: Agesilao è sconfitto per un colpo, nonostante “maestri e dilettanti, anche francesi, dichiarino che il belga non gli ha mai toccato il petto”. Raggiunto lo scopo, Kirchoffer è eliminato, e la strada spianata per un vincitore gradito, l’alsaziano Desmedt. Il presidente della Repubblica, Félix Faure, imbarazzato, regala un gruppo di Sévres da cinquemila franchi al «più bello, più forte, più completo campione del torneo». Agesilao, naturalmente.

Ma a lui non basta per riparare il torto. Così lancia una sfida a tutti i maestri francesi: un assalto di mezz’ora al fioretto, diecimila lire di puntata per se stesso, solo cinque per l’avversario, terreno neutro, tre giurati italiani e tre francesi, incasso ai poveri di Parigi. Nessuno avrà il coraggio di raccoglierla, ma Agesilao avrà il suo agnello sacrificale, il povero Kirchoffer. La prima sfida è al cinodromo di Milano, poche settimane dopo Parigi. I due cominciato studiandosi, poi “l’assalto diventa un duello; si hanno tre colpi al petto, tutti presi dal belga”. Che ne prenderà altri tre, pochi anni dopo, a Napoli, fra applausi scroscianti guidati dal Duca di Genova. E perderà ancora in casa sua, a Bruxelles, ormai beniamino del pubblico italiano.

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