Angelo Crespi è il nuovo direttore della Pinacoteca di Brera

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Angelo Crespi è il nuovo direttore della Pinacoteca di Brera di Milano. Il nome del presidente del Museo Maga di Gallarate, nonché cofondatore di CulturaIdentità, è stato ufficializzato ieri venerdì 15 dicembre dal ministro Gennaro Sangiuliano.

Una scelta che segue la linea dettata sin dall’inizio di questa legislatura: la cultura non va politicizzata con pretestuosa intellighenzia, ma affidata a persone di diretta competenza. Regola per anni dimenticata, nonostante anche il Nobel Dario Fo sostenesse sovente che “non si può fare la cultura se non si conosce la propria storia”.

È la stessa carriera di Angelo Crespi a dimostrare che il nuovo direttore della Pinacoteca di Brera conosca molto bene la storia del nostro Paese.

Laureato in giurisprudenza, giornalista dal 2001, Crespi ha alle spalle esperienze ultraventennali che lo hanno visto collaborare con Il Foglio, Il Giornale, Corriere della Sera. Direttore del settimanale del Sole 24 Ore, Il Domenicale e de Il giornale Off per lungo tempo, è stato anche consigliere del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Biondi.

L’arte stessa non è certo una novità per Crespi, già presidente per tre anni di Palazzo Te a Mantova, quindi nello stesso periodo consigliere di amministrazione della Fondazione Triennale di Milano e della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Attualmente è anche Direttore scientifico e presidente di Valore Italia-Scuola di restauro di Botticino

Anche il teatro vede spesso protagonista Crespi, non solo come consigliere del Piccolo di Milano (carica mantenuta fino a qualche settimana fa per quindici anni), ma anche in qualità di drammaturgo, con un’attenzione costante appunto alla storia. Portano la sua firma diversi testi che raccontano personaggi come Nerone o gli eroi della Grande Guerra. Per non parlare della commedia D’Annunzio Segreto, che vedeva Edoardo Sylos Labini nel ruolo del Vate.

Proprio il nostro direttore, fresco dell’annuncio di una nuova trasmissione su Raitre dal 2024, ha commentato così la nomina di Crespi alla Pinacoteca sui social: “Una notizia straordinaria! Con Angelo abbiamo condiviso tante battaglie culturali […] e oggi ancora fianco a fianco nel nuovo programma Rai. Buon lavoro amico mio e complimenti al ministro Gennaro Sangiuliano per aver scelto un intellettuale di questo calibro per dirigere uno dei musei più importanti d’Europa!”.

Angelo Crespi è da sempre attivo per creare dei ponti tra la storia del passato e quella del futuro. La sua missione di regalare una concretezza nel racconto che sia in grado di giustificarne l’attualizzazione, ha sempre vivacizzato ogni ambiente che lo abbia visto impegnato. Non c’è dubbio, quindi che anche come direttore della Pinacoteca di Brera potrà dare uno slancio di rinnovamento a una delle più prestigiose gallerie d’arte che possiamo vantare e che il mondo ci invidia. E che merita di tornare ai fasti delle epoche più generose per farsi rispettare. 

La nomina di Crespi si affianca a quelle di Renata Cristina Mazzantini per la Galleria d’arte moderna e contemporanea, Simone Verde per le Gallerie degli Uffizi, Eike Dieter Schmidt per il Museo e Real Bosco di Capodimonte. Tutte scelte che portano a un unico concreto obiettivo: dare dignità alla nostra cultura, vero cardine di un Paese che troppo spesso si è dimenticato di celebrare se stesso per non offendere gli altri. Scelte che, come dicevamo, vanno nell’ordine di idee di una cultura che non deve rimanere intrappolata in schieramenti partitici, ma appartenere a un orgoglio puramente italiano.

D’altra parte dell’esistenza di un rapporto imprescindibilmente reciproco tra cultura e libertà ne parlava anche Epitteto. Ossia un intellettuale nato schiavo, quindi liberato e poi costretto nel 90 d.C. ad abbandonare l’Italia in seguito a un provvedimento di Domiziano che bandiva tutti i filosofi, considerati troppo vicini all’opposizione aristocratica. Insomma, uno che quando diceva “Solo la cultura rende possibile la libertà e solo la libertà consente di avere una cultura piena”, aveva tutti i suoi buoni motivi per essere creduto. Bene, se qualcuno aveva ancora dei dubbi, ora si potrà mettere l’anima in pace: in Italia non trova più posto un indottrinamento a senso unico. Si riparte dalla nostra stessa storia.

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