A quasi 2400 metri sul livello del mare, sorge Asmara, la capitale dell’Eritrea. Paese del Corno d’Africa, sconosciuto ai più, che dopo una lunga e violenta guerra di liberazione dall’Etiopia durata ben trent’anni (1961-1991), vive oggi sotto una feroce dittatura. Asmara, come anche questa piccola e poverissima nazione di 7 milioni di persone, fece parte per più di cinquant’anni dei possedimenti coloniali italiani in Africa Orientale, fino all’arrivo degli inglesi nell’aprile del 1941.
I primi italiani si insediarono nel 1889. E fu così che, grazie a loro, da unione di 4 villaggi risalente al XII secolo, Asmara divenne una città vera e propria: nacquero in breve tempo strade, ponti e ferrovie. Edificio risalente a questo periodo di trepidazione coloniale è sicuramente l’ “albergo Italia”, costruito nel 1899. Dall’aspetto spartano e dalle dimensioni piuttosto ridotte, è una delle costruzioni più antiche della città. Doveva servire a ricreare l’aria di casa a quegli italiani che venivano a visitare le colonie, e nonostante la concorrenza dei più nuovi e sofisticati alberghi, rimase attivo fino al 1940. Dopo poco tempo, sempre per la medesima volontà di ricreare quell’aria di casa (distante ben 7mila Chilometri) ai coloni, giunti già a migliaia, sorsero vari edifici, tra cui il Teatro di Asmara, risalente al 1920. Si affacciava su quella che era l’arteria principale della città, “Corso Italia” – oggi “Viale Harnet”- e all’interno, tra colonne corinzie e grandi scaloni, si può vedere tuttora un dipinto in art noveau raffigurante 14 danzatrici, in condizioni pressoché perfette. Nel 1923 vennero invece completati, dopo due anni, i lavori della chiesa cattolica della città, consacrata alla beata vergine del rosario. Venne costruita secondo i canoni del romanico lombardo, con i tipici mattoni a vista; il progetto si deve, infatti, al milanese Oreste Scanavini.
Gli ultimi anni del XIX secolo e i primi del XX sono sicuramente anni di ambizioso sviluppo e prosperità nelle colonie, le quali erano un’assoluta novità per il giovane Regno d’Italia, un esotico “posto al sole”, come venivano chiamate dalla stampa; ma non sono per nulla paragonabili agli anni del Ventennio fascista.
E ’in quel periodo infatti che le colonie conoscono il loro massimo splendore. Spinti dal fervore della propaganda arrivano decine di migliaia di italiani (Asmara, da modesto -sia pur confortevole- insediamento coloniale negli anni ’10 e ‘20, sfiora nel 1939 i 100 mila abitanti). Di conseguenza nascono da un giorno all’altro nuovi edifici: Cinema in pieno stile art decò dai nomi evocativi (“Roma”, “Impero” e “Odeon” sono solo alcuni); palazzi in stile modernista per tutta la città; affascinanti villette in stile razionalista nelle periferie per accontentare i bisogni dei coloni più ricchi. E molto altro, come la cattedrale ortodossa e la moschea, edificate in tempi record nel 1938 per le due fondamentali religioni eritree: il cristianesimo ortodosso e l’islam.
Asmara era dunque una tela bianca su cui, lontani dalle restrizioni della madrepatria, gli architetti italiani poterono sbizzarrirsi, progettando edifici negli stili più all’avanguardia dell’epoca per quella che doveva essere la “città ideale”. Tutto ciò è incarnato perfettamente dalla concessionaria “Fiat Tagliero”, costruzione futurista dalle linee semplici e a forma di aeroplano, simbolo di modernità, che con le sue enormi ali doveva coprire dal sole le automobili in vendita. Risale anch’essa al 1938, uno degli ultimi anni della presenza italiana.
Tutto cessò infatti appena tre anni dopo, nel 1941, quando gli inglesi sconfissero le ultime sacche di resistenza italiane nella battaglia di Cheren, ponendo fine a ciò che era stato il dominio italiano sul Corno d’Africa. Tuttavia, nonostante decenni di guerre sanguinose e fratricide, l’eredità lasciata dagli italiani rimane intatta e il tempo sembra essersi fermato a quegli anni di prosperità e avanguardia. La Littorina, linea ferroviaria (con annessi treni) costruita negli anni ’30, è ancora anacronisticamente in uso. E’ possibile vedere per strada vecchie vetture italiane, i bar servono cappuccini e molti ristoranti fanno cucina italiana.
Insomma, Asmara è un museo a cielo aperto in cui si può vedere com’era l’Italia dei primi del ‘900. Un tuffo nel passato, nel nostro passato, a migliaia di chilometri di distanza. Nel 2017 la città è finalmente diventata patrimonio dell’Unesco. Città che ancora adesso gli “asmarini” – espressione coniata nei ruggenti anni ’20 e ’30 per descrivere gli abitanti di Asmara – chiamano orgogliosamente “piccola Roma”.