Le urla di un gruppetto di contestatori non hanno scomposto il direttore Beatrice Venezi sul podio a Nizza. La Venezi è stata contestata per essersi esposta non solo per quanto concerne la sua posizione politica ma anche sulla visione che ha del politicamente corretto: “Maestro è il titolo giusto. Ciò che si fa vale più del modo in cui si viene chiamati. Non condivido la declinazione forzatamente femminile dei ruoli, mi interessa di più battermi per la parità salariale e delle opportunità professionali”. Parole che non potevano non scioccare la politica e l’intellighenzia di sinistra, così attente alla forma e mai alla sostanza.
Una frase che ha infatti smontato le battaglie del nuovo femminismo fatto di parole – tecnicamente di vocali – anziché di fatti. Fatti che, invece, non sono certo mancati al direttore d’orchestra, come ha dimostrato al concerto di Capodanno di Nizza, dove è stato attaccato volgarmente, come succede a chiunque osi dissociarsi dal pensiero unico dominante delle minoranze, o presunte tali.
Infatti, poco prima dell’inizio dello spettacolo, alcune persone presenti a teatro hanno cominciato a rumoreggiare, per poi calare dai palchetti in alto uno striscione (in italiano) che non aveva bisogno di spiegazioni: “Niente fascisti all’opera, niente opera ai fascisti”, tra urla dei contestatori, timidi applausi e qualche fischio, sommersi dal boato di disapprovazione della stragrande maggioranza del pubblico, accorso per sentire grande musica e non comizi.
Nonostante il clima teso, seguito dall’evidente imbarazzo dei presenti, la Venezi, dopo aver lanciato uno sguardo veloce verso il palco alla destra dell’orchestra sinfonica, si è inchinata verso il pubblico in sala e ha dato inizio al concerto. Una tensione che, in realtà, andava avanti da questa estate, ossia dalla notizia che la trentaquattrenne direttore d’orchestra si sarebbe esibita a Nizza in occasione del concerto di Capodanno.
Una contestazione mossa da alcune associazioni culturali di Nizza, che, infatti, avevano chiesto di annullare la partecipazione del direttore italiano al concerto previsto per Capodanno, deprecata per le sue opinioni politiche. Alle quali si era aggiunta anche la scelta del giovane direttore di eseguire l”Inno a Roma” di Giacomo Puccini al Summer Festival di Lucca, in occasione della serata dedicata al centenario del compositore lucchese. Infatti, la Venezi aveva difeso la scelta di eseguire Il brano, scritto da Puccini nel 1919, ma poi utilizzato dal Fascismo e successivamente dal Msi.
Sulle accuse di un’eventuale provocazione nella scelta, la Venezi aveva risposto: “No, nessuna provocazione, solo la volontà di proporre un brano veramente bello, che non fa altro che cantare l’amore di patria, valore in cui non vedo niente di male”.
Il direttore d’orchestra aveva altresì dichiarato che i membri del Comitato promotore delle celebrazioni pucciniane, gli stessi che non si sono presentati alla serata, le avevano chiesto di non eseguirlo: “Mi fa un po’ ridere se penso che qualche anno fa questo brano è stato eseguito da Andrea Bocelli, se non ricordo male alla presenza di Gentiloni e Franceschini, e nessuno ha detto niente. Non capisco da dove nasca la polemica“.
Beatrice Venezi ha però difeso a spada tratta i valori coi quali e per i quali è cresciuta, quei valori così calpestati, additati, derisi dalla sinistra: “Ringrazio i miei genitori per avermi insegnato il pensiero critico e a non parlare come la Cirinnà: Dio, Patria, Famiglia sono i miei valori”. Ha così tenacemente disobbedito al politicamente corretto, dirigendo testardamente il concerto di Nizza. Infatti, la Venezi, sul podio del concerto di Capodanno nonostante i fischi e insulti del gruppetto di disturbatori, ha messo in atto quanto da lei sostenuto questa estate in risposta alle polemiche: “Il talento non si inchinerà mai davanti a dei miserabili”. Ebbene sì, c’è chi si limita a predicare sani valori e nobili principi venendo puntualmente bocciato nella pratica e poi c’è chi parla coi fatti.