Cercasi disperatamente uomini liberi

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Non sarebbero certo rimasti stupiti di questa nuova guerra nel cuore d’Europa i nostri profeti inascoltati del ‘900, che abbiamo deciso di interpellare, come si faceva con l’oracolo di Delfi, in questo numero XXXVI di CulturaIdentità. Loro, che del secolo scorso sono stati incredibili cantori, qualche velina ce l’avevano pure mandata, ma noi troppo presi dai profili social ci siamo ritrovati ad assistere in Ucraina ad uno scontro quartiere per quartiere, palazzo per palazzo: una guerra quasi alla baionetta, molto novecentesca e pericolosamente estendibile ad altre nazioni del nostro Continente. Allora autori come questi è sempre meglio rileggerli con attenzione, soffermandosi sulle loro opere.

Ad esempio Zelensky dovrebbe guardare Un marziano a Roma (1983), con la geniale sceneggiatura di Ennio Flaiano, e provare a rivedersi nel protagonista del film che si aggira solitario e malinconico, abbandonato da tutti, per le vie della Capitale dopo l’iniziale momento di successo, quando appena sbarcato sulla terra i giornalisti lo rincorrevano e lo esaltavano.

A Putin una bella lettura di Giovannino Guareschi non farebbe per niente male, così da ispirarsi più ai comunisti alla Peppone che a quelli freddi ed imperialisti dell’Armata Rossa.

Inutile dire che Di Maio, pensando a se stesso, ogni mattina dovrebbe declamare davanti allo specchio una delle frasi più incisive della poetica pirandelliana, da Uno, nessuno, centomila (che poi è appunto il numero che tra poco resterà dei suoi elettori): “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.

Il padre del conservatorismo italiano Giuseppe Prezzolini scrisse che l’Italia va avanti perché ci sono i fessi che lavorano, pagano e crepano e chi fa la figura di mandare avanti il Paese sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono.

Allora, se vogliamo far rinascere veramente questa nostra penisola, ricominciamo a leggere quei profeti inascoltati del ‘900. Basta aprire i loro libri, ammirare le loro opere d’arte, guardare i loro spettacoli e i loro film. Perché, diciamoci la verità, abbiamo disperatamente bisogno di uomini liberi come loro.

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4 Commenti

  1. A ciascuno la sua epoca. In questa nostra epoca, tutto è nella normalità. Nell’ovvia normalità. Specchio delle presidenze bis. Adesso si ascende al Quirinale per occuparlo. Per garantire la continuità della linea di comando alla propria parte politica. Costi quel che costi in ogni senso e, in modo particolare, in termini di democrazia. Archiviata l’era in cui si entrava in punta di piedi al Quirinale e, alla scadenza del mandato, in punta di piedi si usciva, non resta altro che il furore ideologico. Con i cinghiali a spasso per le strade di Roma, a fare da cornice a questa dittatura radical chic.

  2. Depresso e deluso… Dalla politica? No, quella è come me la aspettavo… Con le sue mediocrità, anzi, gravi insufficienze soprattutto da parte di chi era stato chiamato per un tocco taumaturgico che non c’è stato e non ci sarà. No, profondamente deluso da certa informazione che si è lasciata trascinare giù nel vortice del governismo. Indro si rigira…

  3. Tutto è finito…Ormai la nazione Italia è uno zombie che va avanti per forza d’inerzia spinta dall’America. Mi pare che Mussolini avesse dichiarato che se cadeva il fascismo, per altri 100 anni l’Italia sarebbe stata serva degli USA. Ormai scadranno fra non molto questi 100 anni…e da come si preparano le cose, prima o poi verrà in Europa una vero tornado devastatore e l’Italia pagherà la sua insipienza e servitù. Del resto, questo popolaccio che prima riempiva piazzale Venezia di gente esaltata e prendeva parte a tutte le pagliacciate più deteriori del fascismo, e poi abbracciava in massa gli Americani senza dignità né coerenza, passando dall’odio risorgimentale allo straniero tedesco all’alleanza con il tedesco, poi al rinnegamento di fascio e alleanza per abbracciare gli Alleati e molte donne a farsi anche chiavare dall’invasore, oggi ha fatto del suo Parlamento una sala di bordello, un teatro triviale come è la sua cultura generica, perché è il paese con meno lettori di tutta l’Europa.

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