Chi sorveglierà i sorveglianti nominati per imporre il pensiero unico?

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Foto di Thomas Ulrich da Pixabay

Parallelamente alla liberalizzazione del mercato dell’informazione connessa ai nuovi canali offerti da internet, al crescere dell’editoria indipendente e al tracollo della credibilità della stampa tradizionale, sono spuntate commissioni e agenzie di esperti, nominati in quanto detentori della verità assoluta per assistere il comune cittadino che necessita, secondo i soloni, di un tutore in quanto affetto da“analfabetismo funzionale”.

Stiamo vivendo in una distopia orwelliana, che ha concretizzato il ministero della verità: “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”. Infatti, durante il momento più buio del nostro Paese, l’emergenza Coronavirus, è stata istituita la task-force anti fake news da Andrea Martella, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria.

Tra gli otto membri della squadra, è facile rintracciare l’establishment della stampa omologata: da Riccardo Luna, editorialista di quella stessa Repubblica che pubblicò i numeri fasulli degli insulti ricevuti dalla senatrice Liliana Segre, a David Puente, fact-checker di Open ed ex consulente di Laura Boldrini all’epoca della presidenza della Camera. È logico chiedersi se i cosiddetti esperti in questione morderanno la mano che li nutre.

Ad oggi, la pericolosa disinformazione e le vere fake news sul Coronavirus sono state prodotte proprio dal governo Conte e dalle istituzioni che avrebbero dovuto garantire la salute pubblica. Non si possono dimenticare, ad esempio, le dichiarazioni del presidente del consiglio che il 27 gennaio in diretta televisiva affermava “Siamo prontissimi” quando i magazzini dei dispositivi di protezione erano vuoti, il vademecum “Dieci comportamenti da seguire” del Ministero della Salute nel quale si raccomandava “Contatta il numero 1500 se hai febbre o tosse e sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni” e lo spot tv nel quale Michele Mirabella affermava che “non è affatto facile il contagio” con tanto di bacchette cinesi strette nelle mani.

Non si possono nemmeno dimenticare le campagne politicamente corrette dei politici e degli amministratori della sinistra che hanno colpevolmente minimizzato la minaccia intrinseca di un virus sconosciuto anche alla comunità scientifica internazionale: da “Abbraccia un cinese” del sindaco Dario Nardella, passando per #milanononsiferma di Beppe Sala a cui partecipò pure Nicola Zingaretti, organizzando un affollato aperitivo sui Navigli di Milano, fino a “il vero virus è quello del razzismo”. La diffusione delle task-force contro le fake news è un fenomeno globale che ha coinciso con la perdita di potere dei mainstream media. A tal proposito, fu emblematica la frase “Che cosa succederà a noi giornalisti?

Non si è mai vista, come in queste elezioni, una stampa così compatta ed unita contro un candidato (Trump)” di Giovanna Botteri, corrispondente Rai da New York. Infatti, le commissioni nazionali e sovranazionali sono state attivate proprio in seguito alle elezioni presidenziali americane del 2016 e al voto sulla Brexit, i cui risultati hanno spiazzato l’élite globalista.

L’Unione Europea è stata una delle prime istituzioni a lanciarsi nel patinato mondo del debunking a cottimo. La “East Strat Com Task Force” del Servizio europeo per l’azione esterna ha creato Disinformation Review, una vera lista di proscrizione dei media non allineati alla propaganda progressista anti Russia.

Seguendo lo stesso leitmotiv, nel 2018, la Commissione europea ha nominato un Gruppo di alto livello di 39 esperti per la lotta alle notizie false e alla disinformazione online.

Tra i membri figura il vicedirettore del Corriere della Sera e membro del board della fondazione di George Soros, Federico Fubini, che nel 2019 confessò di aver tenuto nascosto l’aumento della mortalità infantile in Grecia, causata dall’austerity, perché il dato sarebbe “stato strumentalizzato da chi è contro l’Europa”.

Ai ministeri della verità nazionali e sovranazionali partecipano anche i social network tramite le agenzie, specializzate in fact-checking, che hanno loro stessi assoldato e sovvenzionato. Tra queste troviamo il Poynter Institute che ha attivato una sezione speciale “Covid-19”. Nel 2015, l’agenzia ha lanciato l’International Fact Checking Network (IFCN), che ha stabilito un codice etico per le organizzazioni che si occupano della verifica dei fatti, arrogandosi il potere assoluto di distribuire la certificazione del buon debunker. Il Poynter Institute è finanziato dal meglio del sistema globalista americano: la Open Society Foundations di George Soros, il National Endowment for Democracy (NED), l’Omidyar Network di Pierre Omidyar (fondatore di eBay), e il Democracy Fund. Un istituto che beneficia di donazioni da chi ha una propria agenda politica, e non ne fa nemmeno mistero, può garantire indipendenza e neutralità? Concludendo, è adeguato chiedersi chi sorveglierà i sorveglianti, nominati per imporre il pensiero dominante, al tempo del Coronavirus.

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