FT e d’Annunzio uomini giusti contro le Leggi Razziali

0

Quando una ventina di anni fa visitai Auschwitz, in un giorno di riposo dal set della vicina Katowice dove giravo un film, dei forti crampi alla pancia mi assalirono per tutta la giornata. Fu una visita che mi ha segnato e che mi porto dentro, per non dimenticare le follie dell’antisemitismo che ancora oggi, in casa nostra, sembrano essere di moda soprattutto nelle piazze radicali filo-islamiste e in quelle degli antifà. Ho sempre cercato di capire cosa avesse potuto spingere l’Italia verso l’orrore delle Leggi Razziali che macchiarono per sempre la Storia di un popolo che aveva fatto il Risorgimento e che era ben lontano da una cultura antisemita.

Eppure non pochi ebrei furono parte integrante dell’apparato fascista: Elio Jona e Giuseppe Toeplitz furono tra i primi finanziatori di Mussolini, Margherita Sarfatti indicò una direzione culturale al Duce, Guido Jung fu ministro dal 1932 al 1935. Tutto questo e tanto altro non impedirono la tragica alleanza con Hitler che tutti sappiamo a cosa portò. Ci furono però dei giusti nel nostro paese che provarono a far ragionare Mussolini. Gabriele d’Annunzio che aveva ribattezzato il Führer “l’Attila imbianchino”, partì dal Vittoriale per andare incontro al Duce, di ritorno da Berlino, alla stazione di Verona. Provò a convincerlo, quasi implorandolo di lasciar perdere il dittatore tedesco. Era il 1937 e il Vate ormai anziano, figlio dello spirito risorgimentale che aveva combattuto nella Grande Guerra per mare e per cielo il nemico austriaco, non poteva accettare questa alleanza contro natura. Non provava grande stima per Mussolini ma provò a farlo ragionare.

In quello stesso anno a Berlino durante una grande mostra dedicata agli artisti italiani, Hitler si era rifiutato di entrare nel padiglione dedicato al Futurismo che definiva “arte degenerata”. Così FT Marinetti decise con la moglie Benedetta Cappa di andare a trovare proprio d’Annunzio al Vittoriale. Il padre del Futurismo capendo il momento tragico per il paese si presentò con un dono: i comandi di un bimotore Caproni. Questo a significare che grazie a loro – un poeta e un’artista innovatore – l’Italia aveva volato in alto. D’Annunzio morì da lì a poco, il 1° marzo del 1938, qualche mese prima della promulgazione delle Leggi Razziali. A quel punto Marinetti si scagliò contro Hitler organizzando al Teatro delle Arti di Roma una manifestazione contro il nazismo. Il futurista tenne a precisare che quando nei primi manifesti esaltava la razza italiana “predisposta al dominio spirituale” parlava appunto di dominio spirituale e artistico che nulla aveva a che vedere con la biologia e qualunque forma di razzismo.

La sua netta opposizione alle Leggi Razziali provocò il sequestro della rivista futurista “Artecrazia” da parte dell’ala più oltranzista del Fascismo che cercava in ogni modo di frenare FT, che come una grande parte degli italiani considerava quella folle scelta una ferita non rimarginabile per il regime. E fu così.

Ed oggi nella giornata della Memoria è dovere ricordare anche quelli che si opposero alle atrocità della Shoah perché in alcune piazze qualcuno purtroppo ancora la reclama. Anche se il mondo è cambiato, gli orrori delle guerre sembrano non averci insegnato nulla. Perché dietro quest’odio atavico verso gli ebrei non c’è solo la religione o la geopolitica ma l’ignoranza e il pregiudizio che nei secoli si è tramandato negli angoli più bui della terra tra gli uomini più stolti che si ostinano a non studiare la nostra Storia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

diciassette − 11 =