di Alessandro Ricci
Università degli Studi Tor Vergata di Roma
La domanda che in pochi sembrano essersi posti in questi mesi è: esistono alternative alle chiusure, alle restrizioni sociali, economiche, delle libertà personali, attuate seguendo il modello cinese? Nei diversi contesti qui considerati (non solo la Svezia), i dati sembrano smentire la logica della chiusura come unica arma contro il Coronavirus, data quasi per scontata da media e opinione pubblica.
Dopo nove mesi di pandemia emergono invece dati drammatici che riguardano proprio alcuni paesi che hanno adottato misure più dure e lockdown più prolungati. Analizzando i numeri ufficiali relativi ai contagi e ai morti sul milione di abitanti per singoli paesi, allargando gli orizzonti a ciò che avviene nel resto mondo (e con governi dei più disparati colori), si può comprendere infatti quanto altre strategie – capaci di non mettere in discussione le libertà di movimento e di lavoro individuali – abbiano avuto effetti generalmente migliori.
Un sommario profilo di alcuni paesi che hanno adottato una linea simile o diversa dal nostro, con misure assai più soft, può aiutare a comprendere la reale efficacia delle misure restrittive, sebbene tale quadro sia limitato e per nulla esaustivo, non considerando le differenze relative ai sistemi sanitari, alle terapie intensive, all’età media e alla densità abitativa, oltre che ai sistemi di conteggio dei morti Covid e ai protocolli sanitari adottati (elementi, questi ultimi due, tutt’altro che trascurabili). Nonostante ciò, sembrerebbe esserci
Anzitutto l’Italia, più volte indicato dal governo come esempio per gli altri paesi, oggi risulta il quarto peggiore al mondo, dopo Belgio, Perù e Spagna per numero di morti sul milione di abitanti (985), nonostante abbia adottato politiche per tentare di contenere contagi e morti tra le più restrittive al mondo, con una chiusura scolastica tra le più lunghe, con limitazioni mai conosciute prima in termini di libertà personali e con ripercussioni straordinarie dal punto di vista economico, sociale, formativo e psicologico. Nei dati menzionati sui morti rispetto agli anni passati si trascurano spesso, inoltre, le ripercussioni che la straordinaria concentrazione sanitaria e mediatica ha determinato sul sistema sanitario e sulla cura delle altre malattie (Il Messaggero riportava che i bimbi nati morti sono triplicati per l’assenza dei controlli).

L’Argentina ha invece adottato un lockdown di oltre 220 giorni (anche con sporadiche interruzioni) e, nonostante la più prolungata chiusura al mondo, risulta 8° nella classifica dei peggiori paesi per conteggio dei morti (873 su 1 milione), con una curva dei casi giornalieri che ha seguito un andamento crescente fino alla seconda metà di ottobre, senza l’interruzione tra la prima e la seconda ondata che si è verificata in molti altri casi.

La Svizzera, che ha adottato misure contenitive molto soft (bar e ristoranti chiusi, solo dal 29 ottobre, dalle 23, discoteche chiuse e didattica a distanza per le università), senza mai aver imposto un lockdown generalizzato e lasciando ai cantoni libera scelta se imporre azioni più stringenti, ha registrato una curva meno intensa e numeri inferiori rispetto al nostro e a molti altri paesi. È, nella classifica mondiale, venticinquesimo con 616 morti sul milione di abitanti.

La Svezia è un caso tra i più considerati in questi mesi e che più ha diviso l’opinione pubblica. Al di là di molti titoli di giornale, spesso fuorvianti, il paese non ha mai chiuso i propri cittadini in casa, non ha mai imposto l’obbligo di mascherine e ha fornito solo poche raccomandazioni, di assoluto buon senso, per lo più per la popolazione anziana. Il risultato è che è 22° nella classifica mondiale, con 698 morti sul milione di abitanti. I casi rispetto allo stesso numero sono comunque inferiori rispetto all’Italia (27.500 contro 28.600, rispettivamente 26° contro il 40° posto dell’Italia). La strategia è stata quella del tentare di arrivare all’immunità di gregge prima degli altri, senza sacrificare la normale attività lavorativa, economica e sociale. E a poco valgono le tesi di chi sostiene che la Svezia abbia meno abitanti (tali classifiche sono sul rapporto al milione di abitanti) o una densità abitativa inferiore (Stoccolma ha 5.129,47 ab./km², il doppio di Napoli, più del doppio di Milano, sei volte quella di Roma – caso comunque particolare, avendo un territorio comunale molto esteso –, una volta e mezzo quella di Palermo).

In Olanda si è adottata una politica soft e senza allarmismi. E’ stata garantita la scuola in presenza, non vi è mai stato un vero lockdown, nessuna imposizione di mascherine se non nei luoghi chiusi (e solo di recente, dal 14 ottobre), si è raccomanda la distanza interpersonale di 1,5 metri come misura generale e soltanto dalla stessa metà di ottobre sono stati chiusi bar e ristoranti, che verosimilmente verranno riaperti a gennaio. I bambini sotto ai 12 non devono portare mascherine e nel resto delle scuole è solo raccomandata la distanza tra gli studenti. Non si fanno tamponi di massa e non vengono fatti ai bambini, ma solo nei casi di adulti con evidenza sintomatica. Con 565 morti sul milioni di abitanti, è il 30° paese per morti (registrando oltretutto un numero di casi positivi, sul milione, di poco superiore all’Italia).

La Norvegia ha applicato misure simili, poco invasive delle libertà individuali, con l’obbligo di mascherine solo nei trasporti pubblici, nei luoghi chiusi aperti al pubblico dove non sia possibile mantenere la distanza (e a partire da fine ottobre), con le chiusure dei bar solo dalle 22 (sempre da fine ottobre) con risultati straordinari: è 107° con 65 morti sul milione di abitanti.

Il Giappone non ha mai fatto un lockdown e anche lì le misure sono state minimali, e di raccomandazioni generali, soprattutto per gli anziani, ai quali è stato suggerito di non frequentare luoghi affollati se non per necessità. L’invito – solo nella forma di un invito, mai obbligo – per il resto della popolazione è stato di evitare in linea di massima l’eccessiva frequentazione di bar, ristoranti e karaoke. Sono stati comunque forniti forti incentivi al turismo interno, mentre per il resto è stato solo suggerito di evitare movimenti non essenziali nel fine settimana. Al netto di eventuali questioni genetiche o di immunità precedentemente raggiunte, il Giappone è 145° con soli 18 morti sul milione di abitanti, tenendo conto che l’età media è di poco superiore a quella italiana e la densità abitativa su scala nazionale è largamente più alta della nostra (340/km2 vs. 206 km2).

La Corea del Sud ha seguito un approccio simile, con un sistema intenso di tracciamento iniziale, risultando 156° al mondo, con 11 morti sul milione di abitanti.

Taiwan, altro esempio straordinario che fa da contraltare a quello cinese, avendo mantenuto intatte le libertà individuali e avendo adottato un ottimo approccio di tracciamento e isolamento dei casi nella prima fase, è stato in pratica il più virtuoso al mondo, risultando 190° (con 0,3 morti sul milione di abitanti).

L’analisi – sebbene sommaria – di chiusure e aperture nel resto del mondo dovrebbe far riflettere più approfonditamente sulla reale utilità dei lockdown, sugli effetti nefasti che esso ha avuto in termini economici, psicologici e di libertà individuali e sulla loro efficacia per la riduzione dei morti e dei contagi, senza considerare oltretutto quanto gli aspetti psicologici, di motivazione personale e di mancanza di attività motoria possano aver inciso negativamente sul primo strumento per la lotta al Covid, rappresentato dal sistema immunitario.
Inoltre, se da una parte si dà quasi per scontata l’efficacia del lockdown come unica misura utile a contenere i contagi e a non sovraffollare gli ospedali, dall’altra parte si dimentica quanto poco si è fatto per rafforzare davvero il sistema sanitario nazionale al fine di avere una gestione più agevole nei casi di emergenza, e in pochi hanno posto la questione comparativa con altri Stati e con altri sistemi, che risulta utile per acquisire le migliori e più vincenti pratiche, soprattutto in un’ottica di analisi strategica costi/benefici.
Che, nostro malgrado, non ci vede vincenti nemmeno sul fronte sanitario.
(Il presente articolo è una parziale rielaborazione di quanto pubblicato su Geopolitica.info)
il lockdown è una ottima profilassi contro il libero pensiero. Bisogna fare il lockdown a Amazon e Internet.
Vi dirò di più!Hanno alterato in eccesso il numero dei casi rispetto ai test(accontentandosi di evidenze “farlocche” e “minimali”,con un solo elemento “rilevante”…comune ad altri virus innocui),per un motivo,che sfugge a chi mastica poca matematica e statistica…ovvero il rapporto % fra i MORTI rispetto ai CASI…se hai i morti al numeratore ed al denominatore i CASI gonfiati,ottieni un numero inferiore!!.La Svizzera ha questo valore 1,53%…la Svezia 2,54..la Germania 1,62…Giappone:1,45…USA:1,89…Brasile:2,68..Danimarca:0,95…Irlanda:2,81…Olanda:1,71…Belgio:2,94…U.K.:3,54….l’Italia,con un numero esagerato di casi “gonfiati”…ha 3,47……se i CASI in realtà fossero stati un 30% in meno(cosa più realistica),avremmo avuto l’indice di prima che sarebbe schizzato a 5,01…3 volte in più della Svizzera e della Germania…che vergogna!!!Quante mistificazioni,per nascondere l’inefficienza!!Un vero crimine!!!
Il virus ha finalmente messo in luce la vera natura della sinistra al governo delle varie nazioni. La presunta superiorità non c’è mai stata, era frutto della propaganda massonica che ne ha da sempre retto le sorti e deciso le azioni. In sintesi il progetto rivoluzionario e progressista era antiumano sin dall’origine. Distruzione delle identità nazionali e del concetto di Patria, creazione di entità governative ed economiche sovranazionali, e contemporaneamente applicazione delle teorie malthsiane come aborto, divorzio, eutanasia, gender. Ora se ne vedono solo i frutti, ma alla luce del sole, non solo all’oscuro delle trame delle logge e del volere assassino del GADU e dei capri che siedono con lui alla sinistra.
La Svezia ha densità 20ab x km2 noi 198 , è inutile fare riferimento solo a Stoccolma .
Nei paesi come Giappone , Corea , Taiwan ecc.. se gli dai dei consigli anti CoVid vengono seguiti …da noi se non fai i lokdown tanti saluti .
La colpa un po è la nostra .
E lui e’ la peggiore delle calamita’ che ci potessero capitare.