Ecco come salvare la nostra libertà nell’era degli algoritmi

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David Parenzo, noto pasdaran del progressismo chic, direbbe che “conta chi lo dice”. Vero, verissimo. Ma conta anche chi fa. Le nostre azioni determinano la nostra credibilità, soprattutto oggi. Perché è vero quel che diceva Marshall McLuhan, cioè che il mezzo è il messaggio. Ma lo è soprattutto oggi, con la comunicazione veicolata massivamente dall’internét, dove non solo gli avvinazzati al bar possono dire la loro come sosteneva Umberto Eco, ma anche i sapientoni delle magnifiche sorti e progressive che vorrebbero mettere la mordacchia ai dissidenti del (loro) progresso.

Soprattutto quando il suddetto progresso si accompagna all‘ideologia. Perché, chi l’ha detto che le ideologie sono morte? Nella sua accezione marxiana (occhio, non marxista. Chi sa, sa), l’ideologia non è altro che un mettere la polvere sotto il tappeto, una finzione, un paio di lenti colorate che ti fanno vedere il mondo con quel colore lì. O anche un paio di fette di salame sugli occhi, se vi piace. E oggi la pantomima dell’ideologia è quella delle zone di sicurezza, delle minoranze rumorose che i diritti blah blah, degli asterischi e delle e rovesciate in difesa di tutti cioè di nessuno tranne di chi osa dire che il re è nudo. La chiamano woke per darsi un tono, perché arrotare la lingua con linguaggio cosmopolita fa chic e le conseguenze sono sotto gli occhi di tuti, tranne che sotto gli occhi di quelli che indossano i suddetti occhiali colorati o portano le suddette fette di salame, magari sintetico.

Chi vuol saperne di più trova qualcosa, ma a fatica, perché per la stragrande maggioranza dell’informazione è tutta fuffa. E invece. Vorrà pur dire qualcosa se Elon Musk, quando ci ha spiattellato davanti la documentazione dei Twitter Files, è stato silenziato. Praticamente ci aveva svelato come agivano (o agiscono?) i censori del pensiero unico accettato e corretto, con liste nere e visibilità zero.

Ma, appunto, chi vuole saperne di più da oggi può fare un salto in libreria o nella famigerata Rete, acquistando il libro di Alessandro Nardone Tu sei il messaggio. Il pensiero conservatore nell’era degli algoritmi“, dove l’autore in forma semplice e inequivocabile riporta proprio quei documenti dei Twitter Files rivelati da Elon Musk. Così vi potete fare un’idea senza passare dal via degli altri.

E siccome, come si è detto, l’insieme delle azioni che compiamo determina il livello della nostra credibilità, a maggior ragione nell’era dominata dai media digitali, Nardone analizza il contesto attuale, dove a sinistra si tenta di imporre un modello culturale basato sui dettami del politicamente corretto che fa strame di quelli che una volta ingenuamente si pensava fossero punti fermi senza colore politico. Punti fermi che spesso e volentieri erano il semplice buon senso.

Oggi gli autoproclamati democratici (chissà perché sono sempre da quella parte) se ne fregano del lavoro e dei lavoratori, la Ocasio Cortez dei dem americani al gala del Met (costo del biglietto 35 mila dollari) fra dive, attrici e vip indossava un costosissimo e chicchissimo vestito con su scritto “Tax the Rich” cioè “Tassa i ricchi”. Lei.

E in Italia stessa cosa con patate e fagiolini: i dem de noartri cianciano di diritti e il lavoro lo mettono sotto il tappeto, magari unendosi ai volenterosi cancellatori della storia fra abbattimento di statue e agli eco teppisti che berciano di crisi climatica e lordano i monumenti.

E oggi il bipolarismo non è più fra opposti sistemi elettorali con buona pace di Mariotto Segni, ma fra opposte visioni del mondo (a rieccola l’ideologia!) tra coerenza e ipocrisia, globalismo e patriottismo (guai dire “nazione”!).

Come diceva Prezzolini, che Alessandro Nardone cita in esergo al libro, “Il Vero Conservatore sa che a problemi nuovi occorrono risposte nuove, ispirate a principii permanenti“. Ecco che allora il libro di Alessandro Nardone affronta molti dei grandi temi di cui le forze politiche oggi, specialmente le forze politiche di governo, dovrebbero farsi carico: nel titolo dell’opera, Tu sei il messaggio, è infatti compreso il non secondario complemento Il pensiero conservatore nell’era degli algoritmi.

Perché la sostanza è tutta qui: per la prima volta in assoluto nella storia della Repubblica italiana a presiedere il Consiglio dei Ministri è una donna. Non di sinistra. E forse da qui si può riprendere a parlare di libertà di pensiero (e di difesa della libertà di pensiero) e di storia millenaria, che non si può cancellare facendo i capricci, pestando i piedi e frignando perché non si riesce a far passare i propri desideri come sacri diritti con obbligo di tutela statale.

E comunque si ritorna al digitale, non solo per la quanto mai necessaria sovranità digitale (o vogliamo dare ai cinesi oltre ai porti anche le care vecchie telecomunicazioni?), ma anche per la strettissima attualità: non fanno in tempo a inebriarsi per l’intelligenza artificiale che subito s’accorgono che, oh oh, ci è slittata la frizione.

Qualunque riferimento a OpenAi è puramente voluto, con il Garante della Privacy che limita Chat GPT aprendo un’istruttoria per la raccolta considerata illecita di dati personali degli utenti, imponendogli l’introduzione di un sistema per impedirne l’accesso ai minori e una campagna di informazione su radio, tv, giornali e web sull’uso dei dati personali. Era il 1 aprile ma nessuno aveva voglia di scherzare.

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