Quando l’avanguardia incontra i fornelli: un viaggio tra le bizzarre creazioni culinarie del movimento futurista italiano
Nel panorama artistico e culturale dell’Italia dei primi del Novecento, il movimento futurista si distinse per il suo approccio rivoluzionario e provocatorio. Questa corrente d’avanguardia, guidata dal poeta Filippo Tommaso Marinetti, non si limitò alla letteratura e alle arti visive, ma si spinse fino ai confini della gastronomia, dando vita a quella che venne definita “cucina futurista”.
Il «Manifesto della Cucina Futurista», pubblicato nel 1930, si proponeva di rivoluzionare radicalmente l’approccio al cibo e all’alimentazione. I futuristi vedevano nella tavola un campo di battaglia ideale per sfidare le convenzioni e stimolare i sensi in modi inediti. Il loro obiettivo era quello di trasformare il pasto in un’esperienza multisensoriale, in cui gusto, vista, tatto e persino udito si fondessero in un’unica, travolgente «avventura gastronomica».
Tra le creazioni più emblematiche di questa corrente culinaria troviamo il “Carneplastico”, un involucro cilindrico di carne di vitello farcito con undici qualità diverse di verdure cotte. Questo piatto, ideato dal pittore futurista Fillia, rappresentava una vera e propria scultura commestibile, sfidando i commensali a ripensare il rapporto tra forma e sostanza nel cibo.
Non meno audace era il “Pollofiat“, un pollo arrosto servito con cuscinetti di panna montata e una salsa di miele e liquore all’anice. Questa bizzarra combinazione di sapori dolci e salati mirava a sconvolgere le papille gustative, creando contrasti inaspettati e stimolanti.
Ma l’aspetto forse più rivoluzionario della cucina futurista era il suo rifiuto categorico della pasta. Marinetti considerava questo alimento simbolo della tradizione italiana come un ostacolo al progresso e alla vitalità della nazione. Al suo posto, proponeva l’utilizzo di riso e altri cereali, ritenuti più adatti a nutrire l’uomo moderno.
L’approccio futurista al cibo non si limitava agli ingredienti e alle ricette. Anche l’ambiente e le modalità di consumo del pasto venivano ripensati in chiave avanguardistica. Si teorizzavano cene illuminate da luci ultraviolette, accompagnate da profumi spruzzati nell’aria e tessuti tattili da accarezzare tra una portata e l’altra.
Nonostante le sue provocazioni e le sue stravaganze, la cucina futurista ha lasciato un’impronta nella storia della gastronomia italiana. Il suo approccio sperimentale e la sua volontà di sfidare le convenzioni hanno aperto la strada a nuove forme di espressione culinaria, influenzando generazioni di chef e gastronomi.