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“La decisione della Corte permanente di arbitrato di devolvere la giurisdizione all’Italia per giudicare i marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre è una vittoria per il nostro Paese su un tema vitale”. Con queste parole pronunciate con equilibrio e cognizione di causa l’Ambasciatore Giulio Terzi, ministro degli Esteri nel 2012, quando accaddero i fatti della Enrica Lexie, commenta il verdetto dei cinque arbitri dell’Aia. A distanza di otto anni iniziano a mettersi dei punti fermi su una vicenda in cui spesso il nostro Paese non ha sempre dimostrato fermezza ad autorevolezza. Terzi, cosa rara in Italia, si dimise in dissenso con il governo Monti nel marzo del 2013, allorquando, dopo il ritorno in Italia, i marò vennero riaccompagnati in India perché accusati lì dell’uccisione di due pescatori indiani a difesa della petroliera Lexie.
Ambasciatore Terzi, l’Italia ha conseguito una vittoria?
L’Arbitrato obbligatorio, attivato negli scorsi anni, si è pronunciato sulla questione principale, risolvendo il problema della giurisdizione. Sin dal primo momento, quando ero ministro degli Esteri, ho invocato questo strumento giuridico per dirimere il contenzioso tra Italia ed India. A distanza di tempo possiamo dirci soddisfatti sulla definizione della giurisdizione. È stata una vittoria non per me, ma per tutto il gruppo di sostegno per i due marò sorto all’indomani dei fatti accaduti nelle acque internazionali, al largo del Kerala. Un vero e proprio movimento di opinione che ad oltranza ha sostenuto le ragioni di Girone e Latorre, troppo spesso definiti con parole abominevoli.
L’Arbitrato internazionale ha attivato un meccanismo importante non solo da un punto di vista giuridico? Eppure qualcuno non è stato così lineare e coerente come adesso vuole apparire…
Dopo di me, alla Farnesina, qualcuno ha auspicato una soluzione diversa. Emma Bonino (ministro degli Esteri del Governo Letta per neppure un anno, dall’aprile 2013 al febbraio 2014, ndr) non ha voluto mai sentir parlare di arbitrato. Idea demenziale, a mio avviso. Anzi, il suo vice, Lapo Pistelli, parlava dell’opportunità di una corte speciale in India. Lo dimostrano anche alcuni articoli di stampa dell’epoca. Si volevano giudicare in India i nostri marò in un Paese che voleva la loro testa. A furor di popolo, però, nell’agosto del 2015 con Paolo Gentiloni ministro degli Esteri si decise di avviare la procedura arbitrale anche se lo stesso Gentiloni non era tanto convinto di tale scelta.
La Corte dell’Aia è sempre stata definita da lei, ma anche dai migliori giuristi ed internazionalisti italiani, come la via maestra…
L’Italia vanta una scuola di diritto internazionale la cui autorevolezza è riconosciuta in tutto il mondo. Penso a Tullio Treves, ad Angela Del Vecchio, a Mauro Politi e a Natalino Ronzitti. Sin dal primo momento si sono pronunciati a favore dell’arbitrato internazionale, motivando con chiarezza questo orientamento. I fatti accaduti in acque internazionali non potevano essere oggetto di giudizio innanzi ad un tribunale indiano. All’Aia sono stati equilibrati nell’indicare la giurisdizione. I marò erano impegnati in una missione internazionale a protezione di una nave italiana.
Gli arbitri però hanno deciso sulla compensazione da parte dell’Italia dei danni morali e materiali arrecati con la morte dei due pescatori indiani. Cosa ne pensa?
Questa sembra tanto la coda politica della vicenda. Un tema che non c’entra niente. Gli arbitri non dovevano individuare il petitum. Su questo punto si è trovata una via d’uscita per l’Italia e l’India. Vale la pena evidenziare che la decisione della Corte permanente di arbitrato ha fatto emergere un momento molto importante da valorizzare, che deve andare oltre il cosiddetto victory lap. L’Italia e l’India devono dimostrare di essere due Paesi responsabili per dare impulso verso gli arbitrati internazionali anche in materia di diritto del mare. Uno strumento utile in altri casi. Penso alle grandi tensioni tra Cina e Filippine. Da un punto di vista geopolitico l’arbitrato sui marò ha consolidato prassi virtuose nel diritto del mare. Un elemento che purtroppo manca nella narrativa del governo italiano.
E’ dai tempi del surmenage con la pompa di bicicletta che Emma non ne azzecca una.
Qualcuno mi deve spiegare cosa poteva capire la sig. Bonino, praticona in aborti procurati, di Diritto Internazionale. Altra grande scelta deleteria per l’Italia della Sinistra e dell’allora Premier MammoLetta. Sarebbe come designare oggi a Ministro per la Ricerca scientifica Di Maio o la sig. Bellanova. Ma non disperiamo . A Sinistra arriveranno anche a questo!!!
Non vi preoccupate, la Bonino è destinata all’inferno il giorno del trapasso, quando metterà piede nell’aldilà. Quella donna è stata molto cattiva ed egoista e molto probabilmente nella sua prossima incarnazione subirà la morte seconda, ovvero regredirà per 700 milioni di anni al regno animale, serbando tuttavia un ricordo di quando un tempo era un essere “umano”.
Ma, io mi domando, la gente non si pone delle domande ? Bonino poniti delle domande, ma vattene in pensione, non servi più a nulla, hai fatto il tuo tempo, ma come non si
fa capire questa logica della vita, o forse è per dire che stai dove sei per poi poterti essere chiamata onorevole ? Mamma mia che squallore, sei una poverina.
Pagare un indennizzo ai pescatori indiani é di fatto ammettere la colpevolezza dei due Maro’. Si tratta di una soluzione alla Ponzio Pilato. No, iinvece. No! Nessuno ricorda i fatti, tanto per cominciare la nave su cui erano imbarcati i Maro’ fu invitata ad entrare nel porto per dare aiuto alle indagini. Il calibro dei proiettili in questione erano ben diversi da quelli delle armi in dotazione ai maro’, la barcaccia fu fatta subito inabissare se ben ricordo.Io non dico che i nostri maro’ sono innocenti o colpevoli, dico che si é imbastita tutta una losca faccenda a favore di una parte politica indiana vicino a delle elezioni. Che poi il governo, il vergognoso governo Monti, per un piatto di lenticchie,” vedi vendita zlicotteri Agusta, vendita non fatta, “abbia volontariamente sacrificato i nostri maro’, la dice lunga sullo schifo dei nostri governi. CHE VERGOGNA
E’ la Bonino che dovrebbe essere consegnata ad una Corte Marziale italiana per rispondere dei suoi crimini contro il Paese, primo fra tutti il tradimento degli interessi vitali dell’Italia a favore del pluri-pregiudicato internazionale dal cognome palindromo.
Di questa storia non si è mai capita una cosa. Se i due marò hanno sparato è perché hanno scambiato i due pescatori per pirati. Evidentemente questi pescatori devono aver fatto qualche cosa di strano per sembrare dei pirati. Ma cosa?
E già mi fa strano che un peschereccio si avvicini ad una petroliera rischiando di essere speronato.