“Gli artisti di sinistra sono diventati i guardiani dell’immensa fureria del conformismo e dell’obbedienza”

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Ogni volta che spunta la questione intellettuale mi viene in mente la scena di un deputato siciliano che al tempo del primo governo Berlusconi incrocia La Russa in Parlamento e dice a voce alta “Gnazio, un posto ‘nta cultura per mmia non c’è“. Twitter è un posto meraviglioso soprattutto quando ospita il pensiero lucido e scanzonato di Pietrangelo Buttafuoco. Lo chiamo perché nessuno meglio di lui può raccontarci come e perché gli intellettuali e gli artisti stanno sempre a sinistra. Nella parte giusta o comunque più corretta, almeno politicamente. Lo facciamo in questo mese che raccontiamo i 90 anni della Mostra del Cinema di Venezia. Tutti molto ben portati. Manifestazione nata, ironia della sorte, durante il ventennio fascista.

Gli artisti e gli intellettuali sono tutti o quasi conformisti. Come te lo spieghi? E soprattutto, storicamente, come nasce questa egemonia culturale della sinistra in campo culturale?

Storicamente nasce da un antico vizio che è quello di affidarsi al Principe. È lui che commissiona un lavoro in fatto di arte. Tutta un’infinità di opere, gli allestimenti e le dediche che vengono fatte al Principe. E questo nel tempo si è materializzato in un meccanismo mentale secondo il quale tutto ciò che è arte e la relativa produzione è quasi considerata come una regalia. Tant’è che il pubblico spesso non si pone mai il problema di dover andare al botteghino e pagare il biglietto. È sempre una fatica immane far passare questo meccanismo. Furbescamente e con la bravura che è propria di una strategia che viene da lontano è durante la finestra togliattiana che tutto un comparto di artisti, letterati e creatori in genere sono stati inquadrati e incanalati in quella che doveva essere l’utilità per il partito. E ci sono ben riusciti. Stavano bene insieme figure come Palmiro Togliatti, Luchino Visconti e Curzio Malaparte. Tutte cose che si sono sedimentate nell’opinione pubblica. Per caso mi sono accorto di un dettaglio rivelatore. L’atteggiamento dei contatti social ed il successo che ha Massimo Recalcati. È impressionante, perché effettivamente sono riusciti a creare un pubblico che corrisponde perfettamente ai loro meccanismi mentali.

C’è stata anche una sottovalutazione a destra dell’importanza della cultura?

Non direi. Nel Dopoguerra i giganti nella scena del dibattito, quanto a profondità della riflessione politica e culturale, certamente non erano di sinistra. Il più grande protagonista della commedia e più vicino all’Italia moderna è stato Pietro Germi. Nessuno ricorda che è stato un premio Oscar. Venne ostacolato in vita. Un grandissimo scrittore è stato Giuseppe Berto. Con tutto il rispetto per Alberto Moravia, che pure aveva maggior visibilità e vendeva più copie. Un grande e raffinatissimo esegeta della letteratura inglese quale fu Mario Praz non era certo di sinistra. Pensa cos’era la pagina culturale del Giornale, il quotidiano fondato da Indro Montanelli. Tra le sue firme vi era il meglio della cultura internazionale. Niente da invidiare al corriere della Corriere della Sera. Piuttosto viene da domandarsi se esista un pubblico non di sinistra. Il lettore e lo spettatore di destra forse non esistono. Sposo in proposito una felice intuizione di Michele Serra: “lo scrittore di destra ha una doppia sfortuna. I lettori di sinistra non lo leggono perché è di destra mentre quelli di destra non ci sono”.

Ti faccio il caso di Lucio Battisti. Per il solo fatto di non occuparsi di politica e di cantare d’amore, veniva considerato quasi come fascista. Esiste un meccanismo tale per cui, anche se non parli di politica, il solo evitare di farlo vuol dire che non sai dei loro?

Lo hanno fatto. Ma non sono riusciti a cancellare un fatto inequivocabile. Battisti rimane nella storia del costume e della cultura italiana. Lo stesso equivoco c’è stato con Franco Battiato, non sapevano come collocarlo. Dario Fo lo apostrofò dicendo “non capisco un cazzo delle tue canzoni” e lui rispose “e io me ne frego”.

Un modo elegante di metterlo all’indice. Ma la sinistra è talmente ingorda che finisce per annettere al suo pantheon figure che poi tutto sommato di sinistra non lo sono. Penso a Giorgio Gaber. Tutto fuorché un’icona della sinistra. Non trovi?

L’equivoco nasce dal fatto che è stato un protagonista della stagione della contestazione studentesca. Ma Giorgio era proprio uno di testa libera. L’altro giorno ho assistito ad uno spettacolo straordinario di Angelo Duro. In un’ora e mezza ha ipnotizzato il pubblico del meraviglioso anfiteatro di Zafferana Etnea. Pieno all’inverosimile. Lui fa sold out ovunque. Un vero e proprio trattato politico. Un linguaggio urticante, cinico, spietato, senza nessun autocompiacimento. E mi ha colpito lo sai cosa?

Cosa?

Quel tipo di linguaggio non potrà mai essere mandato in onda in televisione. Non potrà mai essere ospite di Fabio Fazio. Però è riuscito a crearsi un pubblico che gli somiglia. Di testa libera. Senza preconcetti. Senza schemi.

I social possono aiutare a superare queste barriere?

Fino ad un certo punto. Ti dico una cosa. Su cento “mi piace” o “like” come si usa dire in gergo social forse ne ricavi due al botteghino. Forse. Ma forse. Il mondo è pieno di persone che commentano entusiaste uno spettacolo con espressione enfatiche che poi in sala non si vedranno mai. Si sentono sollevati. Mettere un like è come partecipare. Ma è tutto fuggevole. Il vero risultato lo fa il pubblico dal vivo.

Ultima riflessione un po’ fuori sacco, visto che siamo in campagna elettorale. La sinistra ha smesso di occuparsi dei lavoratori per diventare un partito radicale di massa che si occupa di diritti civili. Quindi anche più figo per gli artisti

Più figo no. Semmai avalla il conformismo. È la prima volta che gli artisti invece di farsi carico del loro ruolo naturale, che è quello di essere sovversivi e sopra le righe o comunque avanguardie che ti accompagnano nel passaggio dentro un terreno sconosciuto, sono invece i guardiani dell’immensa fureria del conformismo e dell’obbedienza. E questo è un caso italiano che fa scuola. E’ impressionante. E la sinistra è diventata tale perché comunque ricordati che ha un padre fondante che da sempre ha saputo interpretare l’aspirazione della borghesia. Karl Marx affida e destina l’editto della rivoluzione ad un’unica classe. La borghesia appunto. E borghesi sono a sinistra.

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2 Commenti

  1. Veramente Battisti era di destra. Era iscritto al Fronte della Gioventù da ragazzo tant’è che la sinistra, inizio anni ’70, chiedeva a gran voce di boicottarlo ma invano. Oserei anche dire che non è vero che non esistono i lettori di destra: ci sono eccome ma non fanno casino, non vanno in piazza, non pretendono incarichi e prebende per il solo fatto di avere una tessera politica in tasca. Se ne restano ben nascosti visto che se si esponessero, oltre agli insulti, rischierebbero pure l’incolumità fisica.

  2. Finché si lascia la Rai in mano alla sinistra ,non vedremo mai intellettuali di destra a dire a loro. Ricordate i fratelli De Filippo Eduardo di sx, Peppino di dx..Tutti si ricordano di Eduardo e del suo teatro.. meraviglioso..indubbiamente …anche quello di Peppino..ma pochi lo conoscono..se non per pappagone o i film con Totò..

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