Ultimamente nel mondo della scienza non si parla d’altro che del Rover Perseverance, il cui video dell’atterraggio ha fatto il giro del mondo. Nei 52 anni intercorsi dall’allunaggio dell’Apollo 11 l’astronautica non si è mai fermata nell’esplorazione dello spazio a cui hanno contribuito personalità italiane da Rocco Petrone a Samantha Cristoforetti. Nel gruppo di 13 scienziati scelti per la missione Mars 2020 spicca la astrobiologa partenopea Teresa Fornaro che si occuperà di riscontrare tracce di vita sul pianeta rosso. Un traguardo non solo italiano ma anche femminile raggiunto in un periodo in cui il campo della ricerca scientifica è sottofinanziata causando la cosiddetta “fuga dei cervelli” e ponendo l’Italia come fanalino di coda in Europa. A questo si aggiunge l’aggravante della disparità di genere. La presenza femminile nel mondo scientifico sia italiano che estero rappresenta una novità ancora difficile da digerire in una società pregna di pregiudizi misogini. Nel mondo meno del 30% delle donne sono ricercatrici scientifiche, in Italia solo 12 studentesse su 1000 possiedono una laurea STEM. Un fenomeno che sussiste grazie ad un pensiero antiquato che vede le ragazze più brave nel comporre un tema e i ragazzi nel risolvere un problema di fisica. Ci sono donne tanto capaci nelle materie umanistiche quanto in quelle scientifiche eppure queste ultime fanno più fatica ad affermarsi nel loro campo. Molte non imboccano questa strada per mancanza di fiducia nelle proprie capacità o perché crescono in un contesto sociale e culturale che non le aiutano a sviluppare le loro potenzialità. La soluzione non sono le quote rosa: al fine di raggiungere la parità di genere bisogna che essa venga promossa in tutti i settori senza fare compromessi perché derubare la scienza di menti innovatrici e geniali per giudizi discriminatori sarebbe un grave errore: si rammenti che è stato un gruppo di ricerca composto da sole donne a isolare il Covid-19 allo Spallanzani di Roma. Il contributo del genere femminile è valido tanto quello maschile. Per questo motivo un gruppo di esperte del settore biomedico ha indirizzato una lettera al neopremier Draghi per promuovere le loro competenze tramite progetti sanitari che potranno coordinare loro stesse. Le scienziate, le ricercatrici, le studiose possono apportare insieme ai colleghi del sesso opposto le loro competenze e idee in un campo in cui l’Italia dovrebbe investire in maniera considerevole per mettere in pratica ciò che è stabilito nell’articolo 9 della Costituzione (e anche ciò che è scritto nell’articolo 3). Teresa Fornaro, assieme ad altri scienziati e scienziate italiani, dimostra che il nostro paese può essere all’avanguardia e contribuire al sapere scientifico universale arrivando su Marte. Ci si domanda cosa altro si potrà raggiungere quando donne e uomini studieranno e collaboreranno in tutte le sfere del sapere senza più ostacoli di alcun “genere”.