Le fiamme che bruciano l’Europa

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ilgiornale.it

Se bruciano le cattedrali, brucia l’Europa. Non occorrono troppi giri di parole per sottolineare e rivendicare la nostra identità. Dopo l’incendio che ha distrutto Notre-Dame, a Parigi, il 15 aprile 2019, le fiamme hanno avvolto un altro luogo simbolo della Francia: la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di Nantes.

I danni sono ingenti ed imprevedibili sono i tempi per la ricostruzione. Il rogo scoppiato nella città della Loira Atlantica ha avvolto due parti che più di altre simboleggiano la maestosità di un luogo di culto cristiano: il rosone e l’antico organo. La luce e la sacralità della musica, che sembrano combattere contro quanto di più malefico: le fiamme, le tenebre ed il silenzio della distruzione. Questa volta a Nantes, come a Parigi, ha vinto il male. Cosa succede in Francia?

Questo paese, come del resto tutta l’Europa, vive da decenni una profonda crisi identitaria. Chiese vuote, ridotte a musei. Politica incapace di esprimere una visione con radici che vanno giù, profonde, nel terreno dell’appartenenza ad una nazione coesa. Spaesamento culturale, pensiero debole, conflitti neanche più striscianti tra fasce diverse della popolazione.

Se Notre-Dame, poco più di un anno fa, ha preso fuoco per cause ritenute accidentali, a Nantes le origini del rogo sembrano dolose. Lo dimostrerebbero i tre diversi punti dai quali si sono propagate le fiamme. Per costruire la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo ci sono voluti 457 anni. Per danneggiarla seriamente e chiuderla al culto chissà per quanto tempo – con la speranza che non ci metta lo zampino la burocrazia con i suoi permessi, i suoi timbri, i suoi funzionari statali – ci sono volute poco più di tre ore.

Lo scorso anno tutti noi abbiamo assistito angosciati alla lenta distruzione di Notre-Dame, al crollo in diretta televisiva della sua guglia, che quasi ha preconizzato la caduta definitiva di un intero continente. Nel suo ultimo libro, “Notre Dame. Il cuore di luce dell’Europa” (Solferino), Franco Cardini elogia lo spirito europeo che non può prescindere dalla sua cristianità. La cristianità dell’Europa si fa essenza con la presenza delle cattedrali e delle biblioteche. Tale presenza viene evidenziata bene pure da Leonardo Sciascia in “Parole incrociate”. Lo scrittore siciliano è chiaro: “Parigi è una città-libro, una città scritta, una città stampata. Una città-libro fatta di migliaia di libri. Una città della quale si potrebbe dire ch’essa è il sogno di una biblioteca, se a una biblioteca si potesse attribuire la facoltà di sognare”.

Noi europei vogliamo ancora volare alto. Cardini, esaltando la storia millenaria del vecchio continente afferma, senza esitazioni, che “Notre-Dame è Parigi, Parigi è l’Europa, l’Europa è Notre-Dame”. Aggiungiamo noi: Nantes è l’Europa e l’Europa è la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. E questa Europa non può finire sotto i colpi di un Rutte qualsiasi.

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