Io sono Giorgia e non mi ferma nessuno

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Si mettano tutti il cuore in pace. Sarà subito un best seller. Già perché Giorgia Meloni non è solo il leader di un partito, Fratelli d’Italia che, giorno dopo giorno, qualsiasi sia il sondaggista, aumenta il proprio consenso. Giorgia Meloni, fosse solo per la sua coerenza, è una donna che piace. E’ rispettata da tutti: tanto dai leader alleati, quanto da quelli avversari. Certo poi ci sono i detrattori, quelli a cui non va giù che l’unica donna leader della politica italiana sia a capo di un partito di destra. Quelli delle quote rosa, quelli che le donne le devono rispettare per statuto e magari imporle per recuperare la figuraccia di averle lasciate inspiegabilmente fuori dal Governo. Ma lei tira dritto, e va vanti grazie alla forza di un carattere indomabile. E allora ecco il perché di un libro in cui si racconta fin da bambina.

“Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee” è da oggi in tutte le librerie italiane, salvo quelle dove, con una buona dose di sfascismo, una donna decide di censurarne un’altra. Ma l’Italia va così ed è per questo che lei è determinata a cambiarla. Edito da Rizzoli, Giorgia Meloni racconta quali sono le sue idee, da dove nascono e dove sono ben piantate le sue radici, capaci di tenerla forte e protesa verso il futuro. Ma scrivere di se significa compiere un profondo atto di autoanalisi. Mettersi in gioco guardando al passato. Sorridere pensando a una tragedia evitata, grazie alla prontezza della madre che si accorge che una stanza sta andando a fuoco perché, lei e la sorella, giocando con le bambole, hanno acceso candele dimenticandole subito dopo. Scrivere significa rovistare nella propria anima. Comincia fin dalla sua infanzia dove, per qualche chilo di troppo, altri bambini finivano per bullizzarla. Anzi ancora prima, come figlia inattesa, salvata dalla madre capace di fare un passo indietro dopo aver deciso di abortire, per poi ritrovarsi madre di una bambina che sembrava non potesse arrivare. Il rapporto con un padre che non c’è, che la ignora e di cui deve fare a meno. Sembra facile fare a meno di un padre che esiste in qualche parte del mondo che non è il tuo. Man non è così fino a quando arriva la presa di coscienza di ciò che ha prodotto un’assenza. Si mette a nudo Giorgia. Non ha timore a mostrare anche la sua fragilità Le paure ha avuto sempre la forza di affrontarle come quelle dell’acqua e di affogare, che la portano a diventare una sub provetta. Racconta tanto altro, la festa di Atreju, l’ingresso in Parlamento, il Ministero della Gioventù, il rapporto con Fini e con i leader del centro destra, da Silvio Berlusconi a quello con Umberto Bossi. Il presente della politica italiana che si chiama Mario Draghi. Episodi che sono tracce di un percorso. Ma soprattutto c’è lei: come donna, madre, la sua storia con Andrea. C’è il leader di un partito che ha come obiettivo quello di governare l’Italia. C’è una storia tutta italiana in cui una donna, non ha deciso di mettersi alla testa di una folla che va da qualche parte, ma di convincerla a seguirla in un progetto in cui la parola Patria ha ancora valore.

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1 commento

  1. «C’è una storia tutta italiana in cui una donna, non ha deciso di mettersi alla testa di una folla che va da qualche parte, ma di convincerla a seguirla in un progetto in cui la parola Patria ha ancora valore.» Poi c’è il resto. Tutto il resto. In questo resto, la bussola in magistratura sembra aver perso del tutto l’orientamento. E così le risoluzioni di ogni ordine e grado, che da quelle istituzioni discendono, sembrano risentire di questa più o meno ideologica ubriacatura. Non per niente, con l’ultima nata, per «I giudici è incostituzionale pretendere che i mafiosi custodi dei segreti delle stragi raccontino quanto è di loro conoscenza prima di concedergli la libertà.»
    Quasi un paradosso, insomma. Tuttavia, con lo stesso spirito funambolesco, sembrerebbe lecito anche affermare che, semmai, a essere stata incostituzionale è stata la lunga cavalcata che questi signori del male hanno potuto fare prima che la Giustizia intimasse loro l’alt. Come è incostituzionale il non sapere a chi, delle istituzioni a ciò preposti, presentare il conto da pagare.
    Così, passano gli anni, ma Santoro rimane fedele alle sue idee fisse: esistono i terroristi e gli assassini, in special modo i killer delle mafie, perché lo stato ha fatto loro un qualche torto. E lui stesso, soltanto per un puro miracolo, non è diventato un terrorista. Uno dei tanti terroristi rossi. Ovviamente. Data la sua rossa militanza. Da ciò, il quasi monumento al «killer perfetto, obbediente, preciso, silenzioso, e proprio per questo indispensabile nei momenti decisivi.»
    A testimonianza che Santoro -Falcone docet- sembra essere un maestro irraggiungibile nell’orchestrare gli agguati da dietro i muretti delle telecamere.

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