Alla Spezia gli artisti danno vita a ciò che la società consumistica scarta cancellando la memoria
Liguria Vintage è una bella realtà della provincia della Spezia che nasce da un progetto di artisti che sviluppano la loro creatività nel complesso artigianale della falegnameria di Marco Natale. La passione di Marco per il legno emerge dalle sue parole “ il legno è l’anima del nostro lavoro”. Il legno è vivo, è materia della storia dell’uomo, è il primo elemento, insieme alla pietra, che l’uomo usò per la costruzione della propria casa. L’anima che il legno racchiude in sé che si presta ad ogni possibile forma, è la forza dalla quale traggono ispirazione gli artisti di Liguria Vintage. Attraverso la trasformazione degli oggetti ne traslano il senso, ri-contestualizzano ciò che è scartato da una società pregna di consumismo che spinge ad abbandonare troppo presto le “cose” usate per acquistarne di nuove. Una sorta di “usa e getta” in cui il tempo di utilizzo è sempre più compresso in un mondo che corre veloce. L’automazione prende sempre più il sopravvento sul ruolo della persona, la storia accelera e ci dirige verso la disumanizzazione e la perdita della centralità dell’uomo.
Su questi principi, preso atto della tendenza generalizzata verso un consumo rapido delle cose ed il conseguente rapido abbandono, gli artisti del gruppo di Liguria Vintage elaborano una teoria filosofico-creativa che traduce in opera d’arte ciò che la società scarta: recuperare, rigenerare, conferire nuova vita. L’oggetto, che può essere un mobile, una ferraglia arrugginita, una plastica, una parte della natura invecchiata dal tempo, riprende una nuova vita ritornando dall’oblio nel quale era isolato. Riacquista corpo e anima, senso e misura, utilizzo e dignità estetica. È anche la mescolanza una caratteristica peculiare degli artisti di Liguria Vintage, i quali nel progetto di restauro collocano assieme all’oggetto primario anche altri elementi che ben vi si accordano e si integrano formando qualcosa di totalmente nuovo nel risultato estetico.
È il caso di arredi che oltre ad essere a volte dipinti ed altre semplicemente riattati con un restauro conservativo, vengono completati di parti mancanti con oggetti provenienti da altri oggetti; un comò dove al posto delle maniglie andate perdute vengono istallati dei vecchi timbri di legno o ruote al posto degli appoggi, o un carrello con ruote in ferro la cui base è costituita da una cornice di un quadro. L’intervento dell’artista va ad accordarsi e si armonizza con le linee di un mobile, magari banale e stilisticamente superato, lo sublima, lo eleva ad opera d’arte. Non manca nel lavoro degli artisti la creazione di mobili nuovi composti anche con materiali di riciclo, che nella loro unicità possono considerarsi vere opere d’arte.
È d’obbligo un richiamo ad alcune correnti del passato transitando dal movimento Dada e il readymade di Duchamp al Nouveau Realisme degli anni ’60, i cui gli artisti recuperavano materiali e semplici oggetti, banali, di uso quotidiano, restituendo loro un significato. Ma gli artisti di Liguria Vintage si discostano nettamente dal “bell’e pronto” o “bell’e fatto”, come qualche critico chiamò il ready-made. Duchamp con la “Fontana del 1917, opera concettuale considerata la più importante del XX secolo, prese un orinatoio e lo ruotò traslando il senso dell’oggetto. La sua istanza provocatoria, rivolta ai curatori di una mostra a New York, chiedeva: “ che cosa è un’opera d’arte ? chi dice cosa lo è realmente e cosa non lo è?”. Chi dice se debba avere origine da un processo creativo dove convivono manualità, l’abilità, conoscenza delle tecniche, o semplicemente da un’idea, da un concetto? C’è un’opera di Picasso che è un paradigma della genialità istintuale dell’artista: è la “Testa di toro” del 1942 del Museo Picasso di Parigi.
Si compone di un manubrio e una sella di bicicletta, ed è l’esempio di riciclaggio di un oggetto scartato che Picasso trova per caso immaginando nella sella la testa e nel manubrio le corna di un toro. Dalle fonti storiche sull’opera riporto brevemente il senso di quello che disse: “presi un sellino e un manubrio di una bici mettendoli uno sopra l’altro e feci una testa di toro”. E’ in quel preciso attimo che si manifesta il talento e il genio, è un lampo che illumina in un istante la mente dell’artista.
Questi artisti hanno l’obiettivo di ridare vita e senso al materiale che rigenerano, hanno la capacità creativa per conferire all’opera un vero e proprio uso, o meglio, un nuovo uso. È come un’epifania, un’apparizione, l’oggetto si ri-manifesta e rinasce in una veste nuova. (Paolo Cozzani) Artisti: Yoshin Ogata, Paolo Megazzini, Gloria Giuliano, Pietro Bellani, Giuliano Tomaino, Nicola Perucca, Walter Tacchini, Paolo Fiorellini, Olimpo Galimberti, Rosanna Rotondi, Maria Grazia Taddei, Maria Elisabetta Cori, Giuseppe Gusinu, Davide Besana, Samuele Arcangioli, Valentina Giuntoli, Nicola Micali.
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