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Unione Nazionale Vittime- Unavi– nasce dall’incontro tra il dolore delle vittime, dirette e indirette e la generosità di chi non vuole voltare la faccia dall’altra parte.
L’associazione è stata costituita nel 2017 da un gruppo di persone, tutte volontarie, vittime e non, che in modo spontaneo già da tempo intervenivano a sostegno di chi aveva perso un proprio caro a seguito di un atto violento altrui. Chi uccide non infierisce solo sulla vittima diretta: il suo gesto è paragonabile ad un sasso che cade in uno stagno e crea dei cerchi concentrici che dal centro si propagano verso l’esterno. Muoiono un po’ tutti quelli che avevano un legame significativo con la vittima e non è vero che il tempo mitiga il dolore. Chi ha perso un figlio, un genitore o un fratello, si sente condannato a una pena eterna, un ergastolo che non ha fine. Una condizione intollerabile ben peggiore di quella dell’assassino che invece può vedere i propri cari e nutrire, a ragione, la speranza di una scarcerazione che prima o poi gli verrà concessa.
Unavi ha riempito un vuoto arrivando là dove non c’è più speranza, dove la disperazione pare non lasciare spazio a nessun futuro. Unica tra le associazioni – tutte meritevoli ma rivolte soprattutto alla prevenzione e al sostegno della vittima scampata -, a dare voce a chi perdendo un proprio caro si è trovato ad affrontare all’improvviso situazioni tanto dolorose quanto difficili, al punto, in alcuni casi, di non avere più nemmeno la capacità economica per affrontare i costi di un lutto. La rabbia e lo sconforto sono i sentimenti con cui bisogna rapportarsi ogni giorno. Vittime due volte, per mano di un assassino e per il completo disinteresse delle Istituzioni e non solo: passati i primi momenti, in cui la curiosità avvicina amici e conoscenti, intorno alla vittima si crea il vuoto. Quasi si temesse un contagio. E così, come in un lebbrosario, rimaneva e rimane UNAVI. Noi la faccia non la voltiamo.
In parallelo Unavi si è adoperata affinché venissero elevati gli indennizzi portati da Euro 7.500 a Euro 50.000,00 per i parenti di chi ha perso la vita a seguito di omicidio, elevati a 60.00,00 a favore dei figli in caso in cui il delitto sia avvenuto per mano del coniuge; ha partecipato alle audizioni per la modifica della normativa sulla legittima difesa e ha dato un contributo anche per la stesura del Codice Rosso. Su tali fronti non demordiamo e stiamo lavorando per ottenere alcune modifiche alle norme attualmente in vigore in quanto non sono sufficienti a tutelare chi si trova in una posizione di reale possibile pericolo.
Negli ultimi anni, grazie al numero costantemente in crescita dei nostri volontari e coordinatori, presenti in quasi tutte le regioni, ci siamo occupati anche di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole. Moltissimi gli incontri con la cittadinanza, completamente all’oscuro sulle condizioni di vita delle vittime, private anche del diritto alla cura e senza alcun sostegno per far fronte ad un processo che non ha voluto. Le persone non sanno che la sindrome da depressione post-traumatica non è catalogata nel prontuario delle malattie predisposto dal Servizio Sanitario Nazionale e conseguentemente che le vittime non hanno diritto di ottenere l’esenzione al pagamento per le prestazioni di uno psicologo o psicoterapeuta. Le persone non sanno quanto può costare costituirsi parte civile in un processo: alla vittima l’avvocato non lo paga nessuno, mentre chi ha ucciso e si trova in carcere e quindi, senza reddito, può farsi difendere da un avvocato di fiducia a spese dello Stato. L’assassino è contornato da persone che si occupano di lui: psichiatri, psicologi, educatori e il cappellano. Da anni è stata istituita la figura del Garante dei diritti dei carcerati, figura presente in ogni carcere. Per le vittime solo in Lombardia e da pochissimo in Liguria e solo dopo una nostra battaglia è stata istituito un garante anche per le vittime. Vogliamo un Garante Nazionale e lo otterremo!
Unavi ha rotto gli schemi iniziando un lungo lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica attraverso la stampa e con convegni in varie città d’Italia. Siamo stati invitati in più audizioni parlamentari, sia in Italia che a Bruxelles e possiamo orgogliosamente affermare di avere ottenuto risultati concreti riconosciuti dall’introduzione di norme favorevoli alle vittime, pur nella consapevolezza che occorra impegnarsi ancora, sia in termini di leggi, indennizzi e di servizi.
Contro la fascinazione del reo e per dare la giusta attenzione alle vittime , grazie alla generosità dell’artista Sergio Brambillasca, che ha accettato di collaborare con noi piegando la sua arte al dolore, stiamo portando in tutte le regioni una mostra itinerante, SUI PASSI DELLA VIOLENZA, con 14 opere grafiche, il numero delle stazioni della Via Crucis, che ci ha fatto riflettere molto e ha reso possibile elaborare il nostro nuovo progetto: entrare nelle scuole, dove i ragazzi saranno i protagonisti introdotti all’uso dei colori, dipingendo e confrontandosi con l’artista Brambillasca e professionisti di Unavi che li seguiranno in tutto il percorso. Il disegno sarà realizzato con tecnica libera e i temi affrontati saranno bullismo, cyberbullismo e violenza di genere, con la supervisione e discussione in anonimato tra alunni e psicologi: un passaggio molto importante per domande e osservazioni alla presenza anche di testimonianze di fatti realmente avvenuti, perché parlare, conoscere, interagire e lavorare insieme a loro si può combattere la violenza.
Una conoscenza che diventa consapevolezza di quanto sia grande la distanza tra l’inferno e il paradiso, mentre tra il paradiso e l’inferno vi è solo un pollice. Difficile è dimenticare.
Nessuno è solo, tu non sei solo, c’è sempre una soluzione… Un fatto è certo, UNIONE NAZIONALE VITTIME, rappresenta un’idea necessaria per RESISTERE ANCORA.