Ma fare impresa in Italia è una missione da supereroi

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Da sempre la materia inerente ai, pochi, vantaggi fiscali riconosciuti alle imprese del nostro amato Paese per ciò che concerne l’attività da esse svolta in ambito di ricerca e sviluppo interessa, in modo accorato, gli imprenditori dello Stivale. E’ fatto notorio come l’Italia, del resto, non brilli nel firmamento quale Nazione tra le più attente agli investimenti nel settore R&D posti in essere da parte delle proprie aziende. Diversi Paesi Europei, senza dover scomodare il gigante d’oltreoceano a stelle e strisce, assegnano, a tali settori, ben più risorse di quanto non faccia l’Italia. Ebbene, è di queste settimane il rinnovato approccio assunto dalla giurisprudenza italiana, quindi dai giudici del Bel Paese in merito alla previsione del ri-versamento, in favore dello Stato, da parte dell’imprenditore, degli importi oggetto di crediti fiscali agevolativi, usufruiti ma non dovuti, per ricerca e sviluppo senza applicazione di sanzioni né interessi. Sia i giudici di merito che la Corte di Cassazione, sembrano, pertanto, confermare il trend secondo cui le imprese le quali si siano avvantaggiate di un credito di imposta, nella forchetta tra il 25% e il 50%, così come previsto dal decreto legge n° 145 del 23 dicembre 2013, ove siano ad esse stati disconosciuti i presupposti per la maturazione di tale vantaggio fiscale, potranno riversare all’Erario gli importi dovuti senza applicazione né di sanzioni né di interessi. Ciò, lo si precisa per il lettore anche non avvezzo alla materia fiscale, differentemente da quanto avvenuto nel passato. Per anni, infatti, l’aver usufruito di un vantaggio fiscale non dovuto di natura creditizia avrebbe implicato l’applicazione sia di interessi che di sanzioni di natura amministrativa, fatte, oltre ciò, salve le eventuali sanzioni di natura penale. Insomma, l’imprenditore avrebbe fatto prima ad evitare di ambire all’usufruizione di vantaggi fiscali per le spese sostenute in R&D data la spada punitiva del fisco italiano sempre pendente sulla propria testa. All’imprenditore, in breve, non era mai concesso errare, fosse anche in buona fede, l’imprenditore avrebbe quindi dovuto vantare il dono della infallibilità, pena il dissanguamento, tra applicazioni di interessi e sanzioni di svariata natura. In tal solco, pertanto, sia la normativa più recente che, specialmente, la giurisprudenza, hanno, da ultimo, rilevato come sussista una marcata differenza tra le fattispecie dei crediti fiscali non spettanti rispetto a quelle relative a crediti tributari basati su presupposti inesistenti. Solo questi ultimi infatti, implicanti, sovente, condotte di natura fraudolenta, comportano oggigiorno, oltre all’applicazione di interessi e sanzioni in sede di restituzione all’Erario di quanto indebitamente maltolto, un raddoppiamento dei termini di accertamento, passando quindi dagli ordinari quattro anni sino agli otto anni previsti in caso di sussistenza di condotte illecite. L’orientamento giurisprudenziale si muove, pertanto, verso l’esclusione della punibilità dell’imprenditore il quale, in buona fede, abbia ritenuto di potersi avvantaggiare di crediti fiscali, inerenti all’ambito della ricerca e dello sviluppo, realmente non dovuti. Sorge tuttavia ineluttabile la considerazione che il fare impresa in Italia sia quasi una missione da supereroi, non si può pertanto prescindere dal riflettere su come il Legislatore italiano, oltre a dover impiegare più la carota che il bastone nei riguardi dei propri imprenditori, dovrebbe sposare una politica fiscale ben più attenta a quelli che, specialmente nel terzo millennio, sono i necessari investimenti nei settori della ricerca e dello sviluppo nonché alle connesse agevolazioni le quali vanno previste in favore dei propri, più che virtuosi, imprenditori i quali, nonostante tutto, giorno dopo giorno, si prodigano affinché il Paese possa ancora inorgoglirsi per quel tessuto aziendale il quale, da tempi immemori, è, insieme al nostro patrimonio artistico, un fiore all’occhiello dell’amata Italia.

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1 commento

  1. ci provai io nel lontano 1970 volevo acquistare un terreno incolto dal comune per costruirvi un capannone per la lavorazione del legno mi risposero dopo 6 mesi, poi per la costruzione dopo altri 10 mesi, e quando finalmente arrivarono i permessi, si presento un (mafioso) contadino che mi chiese soldi, e l’assunzione di operai da lui suggerita, io avevo gia contattato una ditta di Parma, mi fu impossibile aderire alle sue richieste, me ne andai e persi una barca di milioni (di Lire) senza averr combinato niente, me ne andai in California in sei mesi costreuii sette villette, oltre a non aver pagato tasse per 2 anni, il County City, mi costrui la strada di collegamento gratis. questo si chiama aiutare gli imprenditori!!!

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