Abile e nota penna del giornalismo italiano, ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto e rendere nota la sua condizione, che in tanti stanno vivendo ma di cui non si sente quasi mai parlare: Max Del Papa sta combattendo contro un linfoma, una malattia lacerante che gli è stata diagnosticata nel settembre 2023. Non ha avuto timore di far emergere la correlazione tra questo cancro e il vaccino anti-Covid cui si era tre anni prima sottoposto.
Resa praticamente tabù sociale e politico, la questione delle reazioni avverse post-iniezione è invece una dolorosa realtà.
I malati che stanno patendo anche a distanza di anni gli effetti collaterali vengono spesso ignorati e le loro testimonianze sbeffeggiate o addirittura rimosse. Max Del Papa ha voluto raccontare a CulturaIdentità la sua condizione.
Innanzitutto, come stai, fisicamente e psicologicamente?
È una domanda a cui non so rispondere perché ho finito sette cicli di chemioterapia e mi devono ancora dire se e quanto ha funzionato. Devo fare l’ennesima biopsia fra un mese e lì si capirà se il midollo osseo si è ripulito perché avevo più del 90 percento del midollo osseo invaso da questo linfoma. Psicologicamente si passa tutto lo spettro delle sensazioni, quando ti annunciano che hai un cancro subentrano disperazione, rassegnazione, poi succede che semplicemente continui a vivere.
Finché non sei morto il corpo continua ad alimentarsi e si cerca di reagire e riprendersi. Io sono mentalmente molto affaticato ma sono qua. Ci sono tutti quelli che ti conoscono e ti dicono “sei un leone”, “sei un guerriero”: niente del genere. Ho sempre cercato di continuare a lavorare e questa è l’unica cosa che mi ha tenuto collegato alla realtà, alla vita di prima.
Si può dire che hai normalizzato la malattia nella tua vita…
Esattamente, prima avevo la mia vita finita nella malattia, poi dopo sono riuscito ad inserire la malattia nella mia vita.
Quando ti hanno diagnosticato il linfoma?
Il primo settembre 2023. Ho avuto un brutto incidente in moto il 31 agosto, non ero mai caduto in quarantacinque anni; mi si è disintegrata la spalla e questo lo imputo già al linfoma perché le ossa erano ormai diventate molto fragili. All’ospedale mi sottopongono ad ecografia e vedono che sono pieno di linfonodi e rilevano un linfoma indolente, che è un cancro del sangue.
Prima dell’incidente avevi avuto delle avvisaglie?
Io sentivo già prima di avere qualcosa, mi hanno infatti detto che era un linfoma indolente che albergava nel mio corpo da un bel po’, io lo percepivo tutto perché dalle prime due dosi di vaccino ho iniziato ad avere problemi all’equilibrio, stanchezza, affaticamento. Il mio corpo non rispondeva più come prima e da lì è iniziata la discesa. Quando mi hanno diagnosticato il linfoma dopo l’incidente non mi sono stupito, intuivo che in me scorreva un male e prima che me lo diagnosticassero avevo iniziato già a scrivere un libro su questi effetti collaterali che stavo vivendo.
Davanti a questa situazione i medici e i sanitari come hanno reagito?
Ho girato tanti ospedali in questo periodo tra chemioterapie, controlli ed esami. Alcuni medici erano concordi rispetto al mio dubbio che ci potesse essere un nesso causale tra la manifestazione del linfoma e il vaccino, altri guardavano da un’altra parte in un tacito silenzio ma condividevano di fatto la mia testimonianza. Altri non ne volevano proprio sapere ma dopo sei, sette mesi nessuno mi dice più “Dimostrami che è stato il vaccino”. Ora sono io che dico “dimostrami che non è stato il vaccino” perché sono usciti migliaia di studi da tutto il mondo che fanno vedere che gli effetti collaterali sono tanti e in certi casi molto gravi. Non c’è più un medico che ha il coraggio di guardarmi negli occhi.
Quali sono le reazioni avverse più gravi che stanno emergendo?
Tra gli effetti collaterali c’è di tutto, dalle patologie neurodegenerative a paralisi, mielomi, linfomi. La stessa scienziata Katalin Karikò che ha inventato la tecnologia a m-RNA aveva detto di stare attenti perché questo meccanismo può essere anche micidiale sotto vari aspetti.
Parlare di queste cose rischia di scatenare paura?
Secondo me deve mettere paura: è meglio la paura o sette mesi di poltrona in chemioterapia?
Sono stato l’unico personaggio pubblico che ha avuto il coraggio di dire queste cose, mi hanno infamato, bistrattato, insultato, mi hanno dato del no-vax ma a torto perché io mi sono vaccinato.
Hai più volte dichiarato in vari articoli e conferenze di ritenerti super partes rispetto alle feroci fazioni no-vax e pro-vax…
Io non sono un no-vax, mi sono appunto vaccinato. Il fanatismo becero è da tutte le parti. Io ho ricevuto auguri di morte da ambedue le tribù, prima dai no-vax che mi chiedevano perché mi fossi vaccinato e poi dai pro-vax perché ero un traditore, perché mi ero pentito. Tutti in quella situazione hanno sfruttato l’onda di odio e fanatismo per avere posti in tv, fondare movimenti e altro: l’opportunismo e la vigliaccheria ci sono stati dappertutto.
Cosa pensi di questa vicenda sanitaria e sociale?
Quella dei vaccini non è una storia di scienza sanitaria, ma una storia di potere, io questo lo penso da sempre. Quando la scienza è dogmatica fa comodo a tutti, quando fa emergere altre cose, come ad esempio gli effetti collaterali allora non la si ascolta più. È a mio avviso invece prassi scientifica far emergere dubbi, io l’ho fatto.
In questi mesi mi sto appunto curando e ho ricevuto le proposte terapeutiche più pazzesche, dalla danza del sole, della pioggia, ad una cura che avviene grazie a bacche misteriose che crescono solo in Nigeria. Alcuni mi hanno detto addirittura che meritavo di morire perché mi stavo curando con la chemioterapia. Io ho sbagliato con il vaccino anti-Covid ma mi sono ugualmente e nuovamente affidato ai medici e sembra che questa chemio stia parzialmente funzionando. Penso che, proprio perché ho il cancro, serva una efficace terapia contro il cancro, ma razionale, non “omeopatica”.
Io credo nella scienza, non nella magia ma proprio perché sono una persona razionale non ho problemi a dire che i vaccini fossero la cattiva scienza che mi ha ammalato.
Perché c’è una censura così netta su questi temi?
Questo tabù è dovuto principalmente a tre cose: innanzitutto ad un processo di rimozione perché costa molto dire “mi sono sbagliato” e io lo capisco. Poi sicuramente all’ideologia, perché siamo riusciti a fare del vaccino un feticcio di sinistra: chi non si vaccinava era di destra ma chissà poi perché?
E infine la censura è originata da un misto di opportunismo, paura, viltà perché tutti, e dico tutti, ragionano in termini di contesto, non è conveniente in molti casi esporre il proprio pensiero a riguardo.
La pandemia ha fatto scaturire un regime di potere che riguardava ognuno di noi. Nella Microfisica del potere Foucault distingue il potere verticale, imposto dall’alto e il potere orizzontale spartito tra tutti i noi, detto anche réticulaire, che ognuno di noi detiene sull’altro.
Questo potere reticolare, invece di opporsi al potere verticale è diventato ancillare a quest’ultimo. Soprattutto i medici, i sanitari, gli scienziati sanitari, i giornalisti hanno svolto ciecamente quello che richiedeva il potere verticale.
La questione, secondo me, non è mai stato il vaccino in sé; la vera questione in gioco è la libertà di curarsi, la libertà di scelta, il non essere obbligati ad un vaccino ma evidentemente il potere voleva abituare i cittadini ad una idea di controllo oppressivo.
Qual è il messaggio che più ti preme divulgare?
Che i malati meritano dignità, bisogna rispettare chi si è ammalato perché non gli si può dire “Hai firmato la liberatoria, ora sono cazzi tuoi”. Non si possono colpevolizzare tutti coloro che hanno avuto effetti gravi dopo che gli è stata praticamente imposta una cura. Adesso la magistratura inizia a riconoscere le correlazioni ma lo Stato dice che non può risarcire. Lo Stato da una parte dice che i casi di morte sono rarissimi ma allo stesso tempo che i malati sono talmente tanti e non si possono risarcire tutti. Questa è una contraddizione eclatante. Io penso che il dovere di noi malati sia parlare di tutto questo.