Giovani, siate “oltraggiosi”: amate l’Italia

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2022, Angelo Mellone

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​Questo solo ti posso dare​​: vita, radici, politica nel monologo “dannunziano e futurista” dello scrittore Angelo Mellone

Un viaggio in senso contrario, un ritorno alle origini e alla “pace”. L’identità, la perdita, la tradizione, l’amore di un padre, la nostalgia per un Sud mai dimenticato e, alla fine, la morte. A distanza di otto anni dall’ultimo capitolo della sua ​​“trilogia meridionale”, Angelo Mellone torna a teatro con il monologo ​​Questo solo ti posso dare. Lunedì 24 ottobre, sul palco de​​lla ​​Sala Umberto di Roma, nel linguaggio a lui più congeniale​,​ presenterà un reading multimediale sulle note del chitarrista Salvatore Russo e le immagini del regista Giuseppe Carucci. Giornalista, scrittore e capostruttura Rai, neo Presidente della Lucana Film Commission. E’​ ​stato editorialista e inviato di politica, cultura e costume per numerosi quotidiani nazionali, ha collaborato con programmi radiofonici e televisivi. Le sue orazioni civili Addio al Sud, Acciaiomare e Meridione a rotaia sono un’onesta meditazione poetica sul Mezzogiorno. La rotta di colui che intraprende il cammino all’indietro. Nient’altro che il ritrovamento dello spazio originario, la riconquista di esso grazie alla memoria capace di restituire le sequenze del passato. Mellone torna a riflettere sull’amore che affonda le sue radici nell’appartenenza.

Amore e morte sono da sempre i temi più profondi e passionali della poesia. Cosa resterà di me?: i​n questo testo sente di dover trovare finalmente una risposta​?​
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E’ una domanda che rivolgo ai miei figli. Idealmente li incontro in un luogo del cuore a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto. Ci sediamo lungo un muretto a guardare il mare. Ad Est vediamo la città industriale che si accende di notte, lì dove sono nato. In realtà, la risposta è già nel titolo: “Questo solo ti posso dare”. Nient’altro che le radici, la memoria, gli avi, il Meridione, la passione per la politica, la mia intera vita. In questo monologo lo racconto con i registri dell’ironia, della nostalgia e della fragilità.

E noi come Paese cosa consegniamo alle nuove generazioni?

Il grande viaggio è esattamente questo: ​cosa lasciamo?​, cosa sarà la memoria? Dobbiamo impegnarci a preservare per loro la nostra storia nazionale, una società di appartenenza e identità. In questo senso mi sento vicino al pensiero conservator​e​. Mi piace la definizione di Van Den Bruck che descrive il conservatore come “colui che costruisce cose che valgono la pena di essere conservate”

Le sue orazioni civili sono accese provocazioni contro il “pensiero conforme”

I monologhi mi danno la possibilità di esprimermi liberamente. Ripercorro i miei inizi, la ribellione, la mia formazione di destra. Racconto cose che possono essere ritenute anche “oltraggiose”. Sul palco lo faccio ispirandomi all’oratoria dannunziana, alla violenza futurista e ad autori come Rocco Scotellaro e Giorgio Manganelli. Canterò anche un paio di canzoni: Il mercenario di Lucera di Pingitore e un brano che scrissi da ragazzo, in memoria di un militante di Azione Giovani sul tema della morte futile.

Uno dei suoi primi libri è Dì qualcosa di destra​, ​dove riflette sul futuro destra italiana. A distanza di vent’anni molto è cambiato

Prendo a prestito le parole di Sarkozy quando disse che era necessario “decomplessare” la destra. Sono molto fiducioso che si possa costruire un Nuovo Immaginario Italiano. Per questo dobbiamo aiutare le nuove generazioni ad amare e a conoscere l’Italia, contro la cultura dell’effimero e del presentismo. Il rischio è che ci si limiti a una bidimensionalità, a un presente che non sa proiettarsi nel domani e che non ha interesse in cosa ci sia stato ieri.

Qual è la lezione che lascia ai suoi figli?

Vorrei lasciare loro la capacità di immaginare la vita come una trasmissione di memoria e di esperienze. Siamo un pezzo concatenato a chi c’era prima di noi e a chi verrà dopo. Per questo abbiamo il dovere di conservare la memoria. Questo non significa immobilità, è il contrario della nostalgia. Se io sapessi di essere riuscito a lasciare ai miei figli anche un briciolo di amore d’Italia, allora sarei felice.

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