Fai un giro nelle periferie di Milano tra Quarto Oggiaro e Rozzano e noti la medesima scena: bande di ragazzi con l’aria svogliata, che ascoltano in un semicerchio a tutto volume della musica. Non stanno facendo di nulla di male. Magari si può discutere l’inquinamento acustico che creano, ma apparentemente, in effetti, non stanno commettendo nulla di strano. Ti avvicini un po’ di più per sentire cosa stiano ascoltando: fai in tempo solo a capire che è musica trap, perché dai loro sguardi intuisci che è meglio filar dritti. Non sei il benvenuto. Probabilmente non hanno intenzioni bellicose, ma capisci che sono fomentati da quelle canzoni che stanno ascoltando. D’altra parte, sono secoli che ci ripetiamo che l’arte riflette la società e altresì la influenza nelle mode.
È notizia di questi giorni che altri due trapper sono nei guai con la giustizia. Ci sarà un motivo se le radio e le televisioni fanno ancora fatica a incentivare questo genere musicale, che non è da biasimare in toto ma ha necessità di crescere prima di essere divulgato con facilità. Non tutti, però, lo hanno capito. Anzi, se osi dire qualcosa sei un boomer che non ascolta i giovani.
Sarà. Peccato che se Milano è la città delle baby gang, la colpa è anche di certa musica. E di chi la promuove: sindaco Sala in primis. È il verdetto a cui si giunge provando a sperimentare l’ascolto di talune canzoni. Andiamo però con ordine.
Non possiamo certo aspettarci che le nuove generazioni ascoltino quelle più adulte, se si pone un muro rifiutando ciò che loro propongono. Prima di ricordare chi fossero De André, Battisti o Tenco, dunque, è corretto affacciarsi alla trap. È l’unico modo per avere una linea di dialogo e di confronto con i più giovani. Proviamo a farlo tutti, per una settimana ascoltiamo solo musica trap: è un esperimento in fin dei conti anche fattibile, sapendo di tornare sui nostri dischi preferiti dopo sette giorni.
Bene, proviamo a fare una scorpacciata di musica trap. Organizziamoci per bene: occorre avere il computer acceso per cercare la traduzione di molte parole, perché tra termini recuperati dall’inglese e fantasiosi neologismi, ci si avventurerà in una lingua che non può essere considerata quella italiana. E anche questo, probabilmente, è il motivo per cui in molti sottovalutano ancora la gravità di certi testi.
Si comincia col re della trap italiana, Sfera Ebbasta: i suoi brani ruotano ormai intorno al concetto di una rivincita nei confronti della società, da cui si sente invidiato per il successo e per i soldi guadagnati. Già, perché il denaro è un tema molto caro alla trap. Senza milioni (i “milly”, per usare il loro dizionario), la vita sembrerebbe non avere un senso.
Se fosse solo Sfera Ebbasta a rappresentare la trap italiana, basterebbe tutto sommato ricordare ai nostri figli, mentre lo ascoltano, che viviamo serenamente anche senza mangiare caviale tutti i giorni e senza invidiare chi può permettersi di farlo. In fin dei conti Sfera, dopo un po’ di aggiustamenti che hanno richiesto qualche anno, ora esprime solo uno stato d’animo, forse un po’ ripetitivo ma di sicuro non così nocivo.
Se la cava bene Tedua, forse il migliore sotto il profilo musicale, con ritornelli qua e là anche melodici e orecchiabili (Red Light è un vero gioiellino che vale la pena di essere ascoltato). Con un altro stile, Salmo negli anni ’70 sarebbe stato considerato un cantautore di protesta per i testi con cui descrive il panorama sociale italiano. Anna Pepe è probabilmente il miglior talento in quanto a capacità di rappare velocemente, anche se il contenuto di certe sue canzoni lascia un po’ interdetti (“gli sono salita sopra come equitazione”, “sono explicit no frigida” e altre frasi di doppio senso per nulla velato raccontano il suo ultimo successo, I got it).
Insomma, di giovani musicisti da ascoltare ce ne sarebbero e, mettendoci una mano sulla coscienza, non potremo certo negare che anche in passato vi siano stati testi perlomeno discutibili con la loro voglia di fare provocazione. Il sindaco Sala, però, che fa? Promuove quelli meno encomiabili e schierati con l’estrema sinistra. Segno che più della vicinanza alla generazione Z il sindaco Sala abbia a cuore pensieri politici.
Rondo da Sosa [vedi immagine] è un trapper ricevuto anche da Sala qualche anno fa a Palazzo Marino, per affrontare i problemi del suo quartiere: fu fermato pochi mesi dopo per un lancio di pietre contro i clienti dell’Old Fashion. Nella sua canzone Rondodasosa, che quindi teoricamente sarebbe un po’ il suo inno autobiografico, parla di bamba, viaggi in Mercedes con una “glock” (una pistola) in mano e non si preoccupa di chiamare “infami” chi lavora in caserma. A proposito, la Mercedes che teneva al volante a dicembre 2022 in piazzale Lotto a Milano la guidava senza patente e per questo fu fermato. Vattela a prendere poi con chi fa il suo mestiere, dandogli dell’infame.
A fare coppia con questo fenomeno, all’Old Fashion c’era anche Baby Gang. Un nome un programma, che in queste ore è tornato vivo nelle cronache per un arresto con l’accusa di avere sparato a un amico. Pensa se era un nemico.
Il dramma è che il nome di Baby Gang è stato per qualche tempo anche nei primi posti della hit parade ed è proprio sulla base di questi risultati che poi una certa politica strizza l’occhio anche a personaggi di dubbio valore. Baby Gang è uno che canta senza pudore di essere stato un bullo con regole precise, come prendersela solo coi più deboli (così cita il testo della sua Come mai).
Non è colpa del sindaco Sala se un trapper come Shiva è ora in carcere con l’accusa di tentato omicidio o se per Simba La Rue (anche lui nei primi posti delle classifiche Fimi) sono stati chiesti quattro anni di carcere per una sparatoria fuori dal Toqueville di corso Como. Non si imputa certo al sindaco di Milano la gravità di azioni altrui. Tuttavia, quella disinvoltura nella promozione di una certa musica non aiuta. Come quando Beppone ha partecipato al trailer di lancio per il ritorno dei Club Dogo, un gruppo spaventosamente formidabile per il modo di rappare, un po’ meno per la qualità dei testi. Nel loro ultimo brano Milly, ci sono riferimenti a coca e fumo, senza lesinare un pizzico di volgare sessismo. Ma siamo sicuri che Sala ascolti veramente la musica dei più giovani? Se la risposta fosse affermativa, la situazione sarebbe ancora più grave; viceversa, impegniamoci a divulgare la musica che vale la pena di essere raccontata.
La trap non è un genere musicale che può viaggiare da sola, con buona pace del tanto amato autotune: non va condannata completamente, ma c’è bisogno di un controllo e di una verifica attenta di ogni testo, ascoltare i ragazzi vuol dire questo. Le baby gang di periferia si alimentano della trap, che nasce proprio da certe zone. Come si può pretendere di stare tranquilli di fianco a giovani che ascoltano in branco canzoni che parlano di droga e appellano come “bitches” ripetutamente ogni donna? Ecco, Milano oggi è conosciuta per essere la capitale della trap italiana: pensa un po’ che primato Beppe.