Schwa e asterischi: la neolingua woke su CulturaIdentità in edicola

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Fare a pezzi la lingua, distruggerne le basi e ricostruirla per descrivere una realtà desiderata, non una realtà reale. Questo è l’obbiettivo dichiarato del wokeismo, figlio di marxismo culturale (scuola di Francoforte) e post-strutturalismo. Un intento maligno, che ricorda la descrizione della Neolingua (Newspeech) in “1984” di Orwell e che viene raccontato nel nuovo numero di CulturaIdentità in edicola da domani.

Distruggere la lingua è necessario per il wokeismo, affinché possa imporre la sua narrazione. La realtà materiale non esiste: se uno controlla la narrazione per esempio affermando “anche gli uomini hanno il ciclo”, allora tutti devono per forza dire che è così. Distruggendo la lingua, sostituendo le desinenze con asterischi e schwa per abolire il “predominio del maschile sovraesteso”, si può imporre la narrazione woke. Contro la realtà empirica, a qualunque costo.

Un progetto portato avanti da più di un decennio, dall’arrivo del politically correct nelle stanze del potere (ricordate la Boldrini presidentA della Camera? In Italia tutto inizia là…) che finora trova ostacoli soprattutto nelle grottesche performance che la neolingua ottiene con l’italiano. Eppure, lentamente, il decostruzionismo avanza, e a farne le spese è la libertà di espressione, sempre più sotto scacco. Ma, forse, la marea sta cabiando…

Scopri di più nell’articolo di Emanuele Mastrangelo sul numero di CulturaIdentità in edicola da giovedì 27 novembre. Corri a prenotare la tua copia dall’edicolante di fiducia oppure abbonati al link qui sotto per riceverla comodamente a casa insieme all’edizione in digitale nella tua casella email!

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