Montesano: “Craxi, Andreotti…meglio la prima Repubblica dei politici attuali”

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Oggi Enrico Montesano compie 77 anni. Ce lo ricordiamo tutti Er Pomata, l’Armando Pellicci che insieme a Mandrake/Gigi Proietti rende un cult quel film cult che Steno gira nel 1976, Febbre da cavallo.

Memorabile il dialogo con Mandrake, dove Proietti dice: “potevo essere un attore de grido! Sai soltanto con il mio sorriso maggico potevo sfonnà! Fatte conto un Dusti Ofman!”. Lui, che “Dusti Ofman” al cinema l’ha doppiato veramente:

Mandrake: Io un mestiere ce ll’ho. Io c’ho un mestiere, che adesso non faccio per vantarmi, ma se non ero un fregnone a quest’ora il sottoscritto poteva essere un attore de grido! Sai soltanto con il mio sorriso maggico potevo sfonnà! Fatte conto un Dusti Ofman…, Steve Mequeen…, Ar Pacino…
Er Pomata: E che sso’? cavalli.
Mandrake: No, so’ fantini.
Er Pomata: E allora che cce frega?

Quel film, grazie alla forza dirompente di Er Pomata e Mandrake e alle loro numerosissime e irresistibili battute, da “filmetto accolto con freddezza”, come afferma lo stesso Proietti, sarà poi presentato alla 67esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Dici poco.

Enrico Montesano, cioè tre David di Donatello -nel 1977, nel 1980 e nel 1985 – e film di successo con i più grandi registi della commedia italiana, da Sergio e Bruno Corbucci a Castellano e Pipolo, da Pasquale Festa Campanile a Mario Monicelli e poi Ruggero Deodato, Lina Wertmuller, Carlo Verdone, Pasquale Festa Campanile, Carlo Vanzina.

Nipote e bisnipote di commedianti e musicisti, dal teatro muove i primi passi nel mondo dello spettacolo fino al debutto in tv nel 1968 con Che domenica amici, dove lancia il primo dei tanti personaggi di successo che il pubblico italiano amerà. Il cinema lo consacra con titoli che sbancano al botteghino e pazienza se la critica li snobba – è sempre così, il pubblico va al cinema e decreta il successo dei film ignorati dai critici chic – come Aragosta a colazione, Qua la mano, Il ladrone, I due carabinieri, Il conte Tacchia, Tre tigri contro tre tigri, Grandi magazzini e naturalmente Febbre da cavallo, ça va sans dire, con un grandissimo Gigi Proietti.

Ma Montesano è anche la cartina di tornasole di come possa evolvere un attore, immerso nella vita vera della società e dei cittadini: già parlamentare europeo, già consigliere comunale, tifoso laziale doc, è un artista a tutto tondo, controcorrente, mai allineato, proprio come Er pomata in Febbre da cavallo. Il nostro Alberto Ciapparoni lo intervista due anni fa, quando durante il lockdown l’attore romano lancia sulla Rete un suo nuovo personaggio, il rapper Femo Blas, per gli amici Blasfemo, ottenendo un grande successo di visualizzazioni fino a diventare il simbolo dei tanti che nel passato pandemico italiano hanno dovuto combattere contro le discriminazioni del green pass e dell’obbligo vaccinale, esprimendo loro la sua solidarietà e pagando questa sua presa di posizione con l’indebita etichetta di “no vax” (lui, che in passato aveva fatto ben quattro vaccini). Senza contare una certa sottile, piccola, quasi “gentile” ostracizzazione culturale.

Perché anche in questo settore Montesano non è uno che le manda a dire. Nell’intervista, fa le pulci alle politiche culturali:

“Del resto, abbiamo mai fatto una politica a favore della cultura? Come al solito c’è una politica assistenziale, si danno dei soldi ma soltanto a qualcuno, un po’ di elemosina, tutti col cappello in mano. Poi ci sono i teatri privati, quelli che faccio io, e non ho mai beccato un soldo, manco uno, e paghiamo un sacco di tasse […]. Se io fossi ministro della Cultura toglierei un po’ di tasse alle compagnie, che sono quelle che producono”.

In un crescendo che, dal livellamento verso il basso della classe politica, arriva alle derive del politicamente corretto e al conseguente abbassamento qualitativo dell’offerta culturale:

“La classe politica della prima Repubblica in confronto agli attuali politici era molto meglio, non c’è paragone. Se uno pensa a Rino Formica, a Giulio Andreotti, a Bettino Craxi […]. In un Paese democratico non bisogna avere il terrore di una battuta, anzi la battuta rafforza la democrazia. Da noi al contrario si ha timore, e allora si preferisce riempire la tv di trasmissioni del bla bla bla, invece di fare programmi intelligenti. Vogliamo spettatori annoiati e inebetiti che stanno davanti al piccolo schermo”.

LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE

Oggi Montesano si impegna come portavoce di nuova idea politica, Unione Popolare. Una coalizione per le Libertà, movimento «per le libertà» di tutti quelli che vogliono combattere per «il popolo contro le élites», presentato a Roma lo scorso 22 maggio, mettendo il suo nome al servizio della verità. Dice all’AdnKronos: “In questi due anni non ci ho guadagnato nulla a dire quello che ho detto, anzi: solo insulti da ogni parte. Ma questa è un’idea in cui credo, una lotta dei popoli contro le elites e mi espongo volentieri come ho sempre fatto quando ho creduto in qualcosa”.

Questo grande e amatissimo artista ci mette la sua notorietà, ci mette la sua faccia. E non riusciamo a resistere alla tentazione di chiudere con quella celebre dialogo fra Er Pomata e “Mandrake”/Proietti:

Mandrake: Ahò, c’hai ‘na faccia…!
Er Pomata: Sì, si ce n’avevo due già stavo all’università, sotto spirito!

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1 commento

  1. Montesano fa una giusta affermazione solo che sbaglia una cosa …..MA QUESTI SONO POLITICI O MEGLIO DIRE DEI DILETTANTI RUBATI ALLE INDUSTRIE ?

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