Ora basta, tutti prendano le distanze dai collettivi alla Sapienza

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Roma, Università La Sapienza. Nel pomeriggio di giovedì 27 Settembre, i collettivi di sinistra occupano con la violenza la Facoltà di Scienze Politiche.


L’azione, spiegano i rappresentanti di “Cambiare Rotta”, è una risposta alle operazioni messe in campo dalla Polizia nella mattinata di 25 Ottobre, contestate come violenze dai collettivi.

In quella giornata, infatti, l’associazione “Azione Universitaria” aveva programmato un convegno, regolarmente approvato dalla governance d’Ateneo, contestato dagli attivisti di “Cambiare Rotta”. Questi, unitamente ad elementi estranei all’Università, avrebbero organizzato una contro-manifestazione nei cortili dell’Ateneo al grido di “fuori i fascisti dall’università”. Se dagli studenti il fine dichiarato era quello di “appendere uno striscione”, dalla Questura hanno fatto invece sapere che la carica di alleggerimento della Polizia si sarebbe resa necessaria perché gli studenti sarebbero stati intenzionati a fare irruzione nei locali dove si stava svolgendo il convegno di AU, desistendo dal proposito di avanzare.

In primo luogo non si può non sottolineare la vergognosa proposizione dei fatti riportata dai principali media: “Contestano il convegno FdI: studenti caricati alla Sapienza”, “La polizia carica gli studenti”.

Ora, sia chiaro, la violenza gratuita, perpetrata per di più da chi veste divise ed uniformi, è un fatto fra i più deplorevoli. Ma siamo sicuri che sia questo il caso?

Punto primo: gli studenti di Azione Universitaria sono oggetto da mesi di sistematiche intimidazioni, aggressioni e ingiurie, e proprio per questo, per garantire l’incolumità delle proprie attività, gli associati devono comunicare preventivamente alla Questura il quando, il dove e il come delle proprie manifestazioni. Per garantire sicurezza. La Polizia interviene quindi di volta in volta, predisponendo personale in borghese e non, a seconda della necessità della situazione, non perché spinta da qualcuno o dal desiderio di esercitare violenza bruta sugli antagonisti. Perché nessuno sottolinea questo fatto, già di per sé gravissimo?

Punto secondo: nessuno ha posto l’accento sul fatto che siano stati gli esponenti di Azione Universitaria a dover lasciare i locali della facoltà, a convegno terminato, scortati dalla Polizia, sempre a tutela della propria sicurezza. È un fatto trascurabile?

Punto terzo: è lecito che qualcuno manifesti il proprio dissenso, organizzando proteste o cortei. Ma queste non possono essere finalizzate alla prevaricazione sugli altri, all’imposizione delle proprie idee e alla negazione della libertà altrui di organizzare un convegno (tra l’altro, aperto a tutti). Si vuole quindi suggerire che esista una libertà a senso unico, una libertà che è tale solo se esercitata da una certa parte politica, che può quindi arrogarsi il diritto di scegliere cosa sia lecito o meno in una università?

Sui social circolano video dell’occupazione con didascalie come “Meloni trema”, “il tempo della rassegnazione è finito: INSORGIAMO!”. Pensare di giustificare tutto questo è una follia.

Se nessuno l’avesse notato, svegliatevi, e fatelo presto: gli eventi rischiano di assumere una pericolosa deriva violenta, che speriamo rimanga solamente un brutto ricordo del passato politico del nostro Paese, costato già la vita di troppi ragazzi.

Pensate che sia giusto legittimare chi decide prima di impedire lo svolgimento di un convegno altrui, e poi, irato per i manganelli sollecitati dalla propria stessa violenza e legittimamente agitati per ripristinare la sicurezza, di occupare un’intera facoltà costringendo studenti e professori a lasciare aule e elezioni?

Avete davvero il coraggio di giustificare questa violenza, mossi da uno spirito sessantottino funzionale all’agitazione scomposta fine a se stessa e priva di ogni senso?
Volete davvero far passare il messaggio che tutti possano -con la violenza- calpestare libertà, idee e diritti altrui?

Torniamo seri, tutti prendano le distanze da quanto sta accadendo in questi momenti. Destra e sinistra, maggioranza e opposizione.

E che questo episodio sia da monito a tante istituzioni che, tollerando da anni con la propria indifferenza realtà di occupazione abusiva da parte di collettivi simili, hanno inconsciamente generato la convinzione che fatti del genere possano essere accettabili ed anzi auspicabili.

Chiediamo una presa di posizione netta, senza se e senza ma. Non ne va solo dei diritti del gruppo di Azione Universitaria alla Sapienza, ma di tutte quelle associazioni, di destra e sinistra, che ogni giorno si vedono negate -a causa di facinorosi- il proprio diritto ad essere ciò per cui sono nate, ovvero associazioni studentesche a disposizione della propria comunità. Ne va delle generazioni future, perché non reputino tutto ciò normalità, perché siano educate al rispetto della diversità, al valore del confronto e del dialogo sano, fatto anche di forte dialettica, ma mai di violenza e prevaricazione.

Agiamo ora, prima che la situazione si deteriori ulteriormente.

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4 Commenti

  1. si comportano da fascisti ma si fanno chiamare antifascisti””?>??? poveracci,, io se avessi un figlio cosi. sai i calci in culo e le sberle che gli do????

  2. quando in certi ambienti ,vedi CENTRI SOCIALI, dove, droga, alcool, sono di casa e dove la voglia di non fare e sfruttare gli altri è una regola, come possono le nuove generazioni avere il senso del rispetto reciproco, umiltà, educazione, buon senso, questo grazie alla politica COMUNISTA , stalinista del 1968,manca la vera coltura, indipendentemente dal colore della pelle , lingua, credo, è totale anarchia, contro altri, che non hanno le stesse idee, quali sono il marxismo leninista sovietico, di triste infame memoria.

  3. quando in certi ambienti ,vedi CENTRI SOCIALI, dove, droga, alcool, sono di casa e dove la voglia di non fare e sfruttare gli altri è una regola, come possono le nuove generazioni avere il senso del rispetto reciproco, umiltà, educazione, buon senso, questo grazie alla politica COMUNISTA , stalinista del 1968,manca la vera coltura, indipendentemente dal colore della pelle , lingua, credo, è totale anarchia, contro altri, che non hanno le stesse idee, quali sono il marxismo leninista sovietico, di triste infame memoria.

  4. Il problema è che i mali causati dallo sgangherato comunismo italiano degli anni settanta continuano a produrre i loro effetti. Del resto, cosa potevamo aspettarci in una Italia con solo due grandi partiti ad abitarla? La DC corrotta e corrompitrice, tremebonda di fronte alla prepotenza comunista, collegata ad una chiesa retrograda con i suoi dogmi ma pervadente quanto ad interessi economici e politici, e un grande partito comunista, il PCI, che entrava al potere impadronendosi della cultura del Paese rovinando università e scuole? E con i sindacati sempre più virulenti e prepotenti e beceri che finivano con l’imporre autentica ingiustizia favorendo di fatto solo alcune classi di lavoratori, depredando e penalizzando tutte le altre? E’ il caso del lavoro autonomo, oberato di tasse, burocrazia e balzelli imposti da gente che non solo non ebbe mai a lavorare per davvero per la produttività concreta, ma che ha vissuto solo di parole e politica, imponendo un egualitarismo assurdo ove la conoscenza intellettuale e l’umanesimo sono stati disprezzati e abbandonati col bel risultato che libri e scartafacci vari prodotti da decenni, mostrano una perdita sia del senso della propria lingua madre, sia una preoccupante incapacità d’esposizione in buon italiano, mentre la massa, educata in scuole impoverite dall’ideologia e dalla scarsità di conoscenza, vive sempre più trasandata persino nel vestire, come nel parlare, come nel vivere senza rispetto di sé stessa. L’asse portante del sapere e della conoscenza rimane sempre la cultura classica, non quella dei seminari cattolici o protestanti o quella dell’ideologia sciocca di sinistra oggi svendutasi ai deliri dei campus scombiccherati anglosassoni, ma quella della nostra classicità latina e greca, ripresa dagli umanisti del Rinascimento, rielaborata nelle generazioni successive, ma sempre lì, presente e accessibile a chiunque, sol che voglia impegnarsi a ben immaginare, a ben ragionare, a ben dire, a ben comprendere la giusta olistica implicazione di qualsiasi creazione si faccia nella vita della società attuale. Olismo che svela le implicazioni e derivate dell’agire dell’uomo, per ben prevedere e ben operare! Il tentativo poi di reinterpretare i classici alla propria maniera che vediamo oggi, è uno specchio di dove sia scesa l’arte attuale, che non crea e non ha più un pivot centrale reale, intrinseco ed estrinseco nel suo scegliere ed esprimersi. In verità occorrono nuove accademie e nuove scuole, parallele a quelle da nulla attuali, così com’erano le scuole private dei veri umanisti del Rinascimento a Firenze. Come al tempo di Cosimo il Vecchio!

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