Pasolini, il cantore identitario contro il globalismo

1

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

Oggi moriva PPP, Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Ostia, Roma, 2 novembre 1975): perché venne assassinato? E’ vero che Pino Pelosi fu l’unico responsabile dell’omicidio? E quei tre uomini dall’accento meridionale presenti sul litorale di Ostia? Ed è vero che in quel capitolo “mancante” del suo romanzo uscito postumo, Petrolio, il protagonista interpretato da un personaggio di fantasia era in realtà una persona molto in alto dell’ “apparatchik” economico/politico di allora? La morte di PPP resta comunque uno dei tanti misteri italiani. Ma noi oggi non ci vogliamo soffermare su questo aspetto oscuro: vogliamo invece mostrare un paesaggio luminoso, cioè il suo ultimo libro di poesie intitolato La nuova gioventù, contenente quella poesia scritta in dialetto friulano, Saluto e augurio, che idealmente rappresenta un testamento intellettuale e morale per chi sarebbe venuto dopo, cioè noi oggi (Redazione)

“Non c’è peccato peggiore, nel nostro tempo, che quello di rifiutarsi di capire: perché nel nostro tempo non si può scindere l’amare dal capire. L’invito evangelico che dice «ama il prossimo tuo come te stesso» va integrato con un «capisci il prossimo tuo come te stesso». Altrimenti l’amore è un puro fatto mistico e disumano”.

Pier Paolo Pasolini è stato forse l’ultimo intellettuale possibile. Quali speranze avrebbe oggi un poeta di emergere con la forza delle sue parole nel mondo dei social media, che consuma le idee come fossero merci? Esistono forse due Pasolini. C’è il personaggio pubblico “Pasolini”, l’intellettuale eretico, fedele ai comunisti ma non al comunismo, il fustigatore della borghesia, l’editorialista sorprendente, il profeta civile. Accanto al marxista, tutto nella storia e nella ragione, c’era ancora il giovane Pier Paolo-Narciso, il poeta friulano, tutto nella ciclica astoricità del mondo contadino e nel sentimento. Il marxista forse nacque anche per mettere un argine a Narciso, per ordinare le idee, per maturare. Chissà cosa sarebbe diventato se non lo avessero ammazzato come un cane nel 1975. Pasolini era a un passo da un grande cambiamento. Era in arrivo qualcosa di peggio delle camicie nere della gioventù: una forma perfetta di regime costruito con l’assenso degli uomini ridotti a consumatori. Il potere diventava globale e usciva dai parlamenti per entrare nei board di un nuovo tipo di Stato, senza confini: l’azienda multinazionale. Il mercato globale ha una sola regola: l’efficienza. I consumatori devono essere uno identico all’altro e desiderare le stesse cose da prodursi in serie, con redditizie economie di scala. In futuro, ogni reale differenza sarà cancellata, in nome e con la scusa della tolleranza. Il cambiamento è veloce e globale. Dunque travolgerà tutto ciò che è lento e locale. Istituzioni come famiglia e Chiesa sono obsolete e saranno abbandonate o svuotate di senso proprio come la politica tradizionale. Anche piccoli imprenditori, partite Iva e commercianti sono un freno a mano tirato. Quindi dovranno sparire.   Pasolini picchiava duro anche a sinistra: il progresso non può consistere nel mettere un televisore in ogni casa. La “contestazione” si è rivelata funzionale al capitalismo. Può aver senso cancellare la morale tradizionale e l’autorità. A patto di inventarsi un nuovo modo di essere tolleranti, illuministi, liberi. Il Sessantotto non ne è stato capace, ha involontariamente rimosso gli ultimi ostacoli all’affermarsi del capitalismo delle grandi concentrazioni.

Quando si apre La meglio gioventù o L’usignolo della Chiesa Cattolica improvvisamente si capisce che esiste un mondo da salvare se vogliamo restare umani, incluso tutto il male e tutte le perversioni di cui siamo capaci. Il male non è meno importante del bene in questo mondo in cui tutti si candidano a essere più buoni attraverso quell’inconcludente (ma non innocente) gioco di parole chiamato politicamente corretto.

Giovanni Manzoni facebook.com/manzonistudio

Nell’ultimo libro di poesie, La nuova gioventù, un Pasolini ormai disperato affida il suo testamento politico e morale a un giovane fascista, rappresentante di una destra “sublime”. La poesia si intitola Saluto e augurio, è scritta in friulano, questa è la traduzione di Pasolini stesso:
Tradotto: “Per il capo tosato dei tuoi compagni. Difendi i campi tra il paese e la campagna, con le loro pannocchie, abbandonate dal letame. Difendi il prato tra l’ultima casa del paese e la roggia. I casali assomigliano a Chiese: godi di questa idea, tienila nel cuore. La confidenza col sole e con la pioggia, lo sai, è sapienza santa. Difendi, conserva, prega!”. E ancora: “Tu difendi, conserva, prega: ma ama i poveri: ama la loro diversità. Ama la loro voglia di vivere soli nel loro mondo, tra prati e palazzi dove non arrivi la parola del nostro mondo; ama il confine che hanno segnato tra noi e loro; ama il loro dialetto inventato ogni mattina, per non farsi capire; per non condividere con nessuno la loro allegria. Ama il sole di città e la miseria dei ladri; ama la carne della mamma nel figlio. Dentro il nostro mondo, dì di non essere borghese, ma un santo o un soldato: un santo senza ignoranza, o un soldato senza violenza”. Le nuove tavole della Legge in tre comandamenti: difendi, conserva, prega.

Bibliografia essenziale: La meglio gioventù, Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, Le ceneri di Gramsci, Ragazzi di vita, Scritti corsari, Petrolio, Teatro.
Disegni: Dionisio di Francescantonio, matita su carta, 2021; Giovanni Manzoni facebook.com/manzonistudio, 2022

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

1 commento

  1. Della serie, ‘Così è (se vi pare)’. Continua invece a restare incerto, molto incerto, il dialogo tra Ita e Lufthansa.
    Ita. Ovvero, con i soldi buttati in quel pozzo senza fondo, l’intero Mezzogiorno sarebbe stato sottratto all’endemica povertà. E sarebbe stata una cosa buona e giusta. Ma sarebbe anche sorto il problema di dove mettere quei satrapi con stipendio da nababbi che all’Alitalia si sono avvicendati. Così, imboccando il camminamento di sempre, a essere sacrificata è stata quella parte dello Stivale, più isole, che non avrebbe mai dovuta far parte del regno dei Savoia. Nasce da quell’intrigo, il crudele destino dei meridionali. Che dello Stivale, checché ne pensino i detrattori interessati, è, ed è stata sempre, la parte migliore. Ma che, se vuole avere un futuro, deve continuare ad affidarsi al suo doloroso ma liberatorio ‘Cammino della speranza’.
    Il cui motto potrebbe essere benissimo: “Tu difendi, conserva, prega”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

sette + quattordici =