Una nazione tremebonda. Questo quanto emerge secondo il cinquantasettesimo rapporto Censis, sintetizzato da Il Corriere della Sera. Il dossier del Censis mostra come nel prossimo futuro, solo una coppia su 4 avrà figli (il 25,8% del totale) mentre scapoli e nubili saranno quasi 10 milioni (il 37% del totale). Una situazione che nel 2050, tra soli 27 anni, porterà l’Italia ad avere 4,5 milioni di residenti in meno, che corrispondono alla somma di due città come Roma e Milano. In sintesi: spariranno 3,7 milioni di persone con meno di 35 anni e, al tempo stesso, aumenteranno di 4,6 milioni le persone con più di 65 anni, di cui 1,6 milioni con più di 85 anni.
Numeri, questi, superiori a quelli dell’immigrazione: 5 milioni, infatti, sono gli stranieri residenti in Italia, vale a dire l’8,6% della popolazione.
Gli italiani che si sono stabiliti all’estero sono aumentati del 36,7% negli ultimi dieci anni: quasi 1,6 milioni in più. Espatriano soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni, 36.125 nell’ultimo anno. Una situazione disastrata, caratterizzata da una forte incertezza e dimostrata dal segno negativo davanti alla variazione del Pil nel secondo trimestre dell’anno (-0,4%) a cui si aggiunge la stagnazione dell’economia registrata nel terzo trimestre (0,0%). Tutto questo senza ancora aver messo in conto gli effetti del conflitto in Medio Oriente. Gli investimenti fissi lordi si sono ridotti dell’1,7% (in particolare nelle costruzioni: -3,3%) tra il primo e il secondo trimestre di quest’anno. Ma non è finita qui, il Censis mette in evidenza il rapido passaggio dagli allarmi sugli elevati tassi di disoccupazione al record di occupati, mentre nel sistema produttivo è sempre più diffusa la carenza di manodopera e di figure professionali. La fase espansiva dell’occupazione, avviata già nel 2021, si è consolidata nel primo semestre di quest’anno.
Nonostante gli occupati al primo semestre, 23.449.000, che rappresentano il dato più elevato di sempre rispetto ai primi tre mesi di quest’anno, l’Italia rimane comunque all’ultimo posto nell’Unione europea per tasso di occupazione: il 60,1%, aumentato di 2 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, ma ancora al di sotto del dato medio europeo (69,8%) di quasi 10 punti.
Secondo quanto riportato dal Censis gli italiani risultano sonnambuli di fronte ad uno scenario così apocalittico. Ma più che di sonnambulismo si dovrebbe parlare di un popolo di fobici. Un popolo che si paralizza anziché mobilitarsi, perché intrappolato nelle sue paure. Infatti, per l’80% degli italiani il Paese è in declino, per il 69% solo più danni che i benefici della globalizzazione, e adesso il 60% ha paura che scoppierà una guerra mondiale e secondo il 50% non saremo in grado di difenderci militarmente. Tra le paure c’è anche il 73,8% degli italiani che teme che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non sarà in grado di garantire prestazioni adeguate.
E mentre gli italiani emigrano o versano immobili nelle loro fobie, la loro sostituzione si dà sempre più da fare. Infatti, oramai ben il 72,5% degli italiani è stato convinto a guardare con favore allo ius soli, che è ben diverso dallo ius sanguinis. Il primo fa sì che la cittadinanza si acquisti facendo riferimento al territorio dello Stato in cui si nasce, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori, a differenza del secondo. In Italia, per il momento, in base alla legge 91 del 1992 il principio dello “ius sanguinis” (temperato) è visto come il solo modo di acquisto della cittadinanza a seguito della nascita, mentre l’acquisto della cittadinanza “iure soli” continua a rimanere circoscritto ai figli di ignoti, di apolidi, o ai figli che non seguono la cittadinanza dei genitori. Una sostituzione etnica che ha già preso forma. Basti pensare a Monfalcone (Gorizia), dove più del 33% dei cittadini è di fede islamica, trasformando un comune italiano in un luogo dove gli italiani si sentono sempre più stranieri e gli stranieri si sentono sempre più padroni. Una situazione drammatica che il sindaco Anna Maria Cisint denuncia da tempo: “queste persone non danno l’impressione di volersi integrare, ma pretendono invece di vivere come se fossero nei loro Paesi di origine”. Nel comune goriziano la percentuale complessiva di stranieri/non italofoni a scuola (dall’infanzia alle medie) ammonta al 64%. Oltre la metà. E in alcune specifiche classi arriva anche al 90%. Dati che, in un Comune di 27mila abitanti, hanno indubbiamente un impatto incisivo. Una situazione allarmante degenerata con bambine mandate a scuole col burqa. Uno scenario che ha portato il sindaco a lavorare su un imminente provvedimento che vieti, almeno nei beni di proprietà del Comune, l’utilizzo del velo integrale. “È innanzitutto una questione di sicurezza”, ha spiegato il primo cittadino. Fortunatamente non tutti gli italiani dormono divorati dalla paura. Infatti, nonostante gli attacchi, c’è ancora chi resiste per far sì che l’Italia resti Italia.
L’Italia è gli italiani hanno sempre odiato il Sud e i meridionali… Dovrebbe dispiacere a me Borbonico la scomparsa dell’Italia? Ehmmmm… No!