A novembre saranno cento anni esatti dalla morte di Giacomo Puccini. A ricordare questo straordinario compositore è Beatrice Venezi, maestro direttore d’orchestra nonché concittadina di Puccini, che proprio per il suo amore per lui (e segnatamente per il suo struggente “Inno a Roma”) ha sfidato censura, attacchi volgari e boicottaggi. Undici “quadri” costituiscono questa biografia particolare, verrebbe da dire una suite di parole anziché note, che raccontano il padre di “Tosca” e “Madama Butterfly”: un personaggio sopra le righe, affascinante (fascino che la Venezi subisce senza nasconderlo, anzi), pop, anticipatore di fenomeni come l’autopromozione mediatica, amante di motori, caccia e donne. Puccini si definiva orgogliosamente italiano come uomo e cittadino, ma cosmopolita come artista, eppure le sue note sono arci-italiane e le sue arie più famose furono la colonna sonora della Belle Epoque e dei milioni di emigranti italiani che le portavano in tutto il mondo come un pezzo di Patria lontana.