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Parla il Ministro del Turismo, una donna che trasforma le idee in azioni
Quando intervisti una donna con le idee chiare come il Ministro del Turismo Daniela Santanchè non hai bisogno di fare cappelli introduttivi, le sue risposte sono sempre così esaustive che delineano con precisione idee che diventano azioni. Come piace a noi.
Ministro, il nostro mensile dà ampio spazio al racconto dei simboli dei nostri territori e Lei ha più volte sottolineato l’importanza del turismo delle radici: in che consiste e quali sono le azioni del suo ministero in questa direzione?
Il turismo delle radici è uno snodo cruciale per il turismo italiano, perché si rivolge ad un bacino di utenza stimato di circa 80 milioni di persone, tanti sono gli italiani di seconda e terza generazione che vivono all’estero. È un legame fortissimo con il nostro Paese e con le famiglie di origine. Nel 2021, quindi post pandemia, nonostante la ovvia diminuzione, sono stati 6 milioni gli italiani all’estero tornati nella nostra Nazione. Numeri importanti, anche perché hanno elementi di analisi interessanti: la lunghezza del periodo in cui stanno in Italia – minimo sei giorni e oltre – e una spesa che nel 2021 è stata pari a 4,2 miliardi di euro. Il turismo delle radici lascia indietro le mete toccate dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera eco-sostenibile. La valorizzazione dei piccoli centri e delle campagne consente da un lato la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso, dall’altro favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali (su tutti, quelli eno-gastronomici). Il turista delle radici è “ambasciatore” dei territori che custodiscono la sua storia familiare (solitamente i piccoli borghi). Il 2024 sarà l’anno del Turismo delle Radici, un anno importante all’interno del quale realizzeremo iniziative con il Ministero degli Esteri titolare del progetto legato al turismo delle radici nell’ambito del PNRR.
La campagna sulla Venere di Botticelli versione influencer ha fatto molto parlare di sé, come tutte le campagne di successo..
Ho scelto consapevolmente la Venere di Botticelli, un’icona conosciuta in tutto il mondo e simbolo della nostra italianità: ci è sembrata la testimonial perfetta per vendere la nostra offerta turistica e le nostre eccellenze in un modo inedito ed innovativo. Abbiamo pensato di avvicinare un’icona storica ai giovani, utilizzando strumenti e linguaggi più vicini a loro. La Venere, così come tutte le migliori influencer, è stata criticata, forse perché non compresa fino in fondo. Ma noi abbiamo centrato l’obiettivo, è diventata subito virale, ne parlano tutti.
Il boom di presenze di turisti a Pasqua nelle nostre grandi città d’arte pone il problema su come decongestionare “gli assalti”nelle location più famosea discapito spesso di altri importanti comuni più piccoli che hanno un grande potenziale turistico: cosa si può fare?
Le rispondo subito chiarendo un punto: il numero chiuso nelle città non è la soluzione. Senza dubbio è tornato il turismo dei grandi numeri – e i dati del ponte di Pasqua ce lo hanno dimostrato – ed è altrettanto indubbio che ora ci sarà da affrontare una nuova sfida, quella della gestione dei flussi. Ma non è mettendo un limite ai visitatori che si regola l’over tourism, che è un problema globale riscontrato da tutte le grandi città, in quanto oggi le persone che si muovono stanno aumentando, e lo stanno facendo in maniera esponenziale. Abbiamo altre opportunità. Serve offrire percorsi alternativi e innovativi rispetto ai tradizionali, che consentano di gestire i flussi e non di subirli. Pensiamo al caso delle Cinque Terre. Perché consentire che vengano prese d’assalto, quando invece i turisti si potrebbero dirottare su località limitrofe con potenzialità incredibili? Intorno al territorio di La Spezia sorge una rete dei castelli di una bellezza unica, che non si conoscono abbastanza ma che non hanno nulla da invidiare ai più celebri francesi. Le garantisco che col patrimonio di fortificazioni presenti si potrebbe far nascere una nuova e più bella Loira. Ed è su progettualità concrete come queste che stiamo lavorando.
Il turismo religioso è un altro percorso da ampliare per destagionalizzare le numerose richieste di arrivo nell’alta stagione?
Senza alcun dubbio. Questi cammini alcuni li svolgono come esperienza religiosa, altri li compiono con motivazioni culturali, paesaggistiche, sportive o gastronomiche. In ogni caso sono visitatori che generano un turismo sostenibile e una domanda internazionale spalmata su tutti i 12 mesi dell’anno. Per questo abbiamo stanziato in un apposito fondo cammini religiosi, nell’ultima legge di bilancio, un miliardo e mezzo di euro. Non solo, abbiamo previsto un fondo di 4 milioni e mezzo di euro, per il periodo 2022-2025, proprio finalizzato al miglioramento dell’attrattività dei percorsi; inoltre stiamo lavorando a un Catalogo dei Cammini religiosi italiani, classificandone le caratteristiche così da raccogliere sotto un unico “ombrello” tutti i cammini a tema spirituale e allineando i percorsi agli standard di qualità dei principali itinerari religiosi europei, rispetto ai quali, lo sottolineo, non abbiamo nulla da invidiare. Io stessa pochi giorni fa ho voluto mantenere una promessa: quella di compiere qualche tappa della via Francigena. Mi creda, un’esperienza incredibile, che consiglio a tutti. Con amarezza ho però allo stesso tempo constatato quanto poco si sia fatto in passato per valorizzare questo percorso meraviglioso. Non è più tollerabile prendere atto che altre Nazioni siano più brave di noi nel promuoversi, avendo cose meno belle da offrire. Non ci sono dubbi che su questo interverremo.
Nelle linee guida del suo Ministero Lei parla spesso diformazione..
Non potrebbe essere diversamente. Avere una adeguata formazione nel turismo vuol dire essere più competitivi nel mercato globale. E per poter conquistare nuove quote di mercato diventa cruciale ampliare le competenze dei giovani. Per fare il cameriere, ad esempio, bisogna conoscere le lingue, sapersi muovere, essere aperti al mondo. Si tratta di un mestiere in grado di rispondere ai profondi problemi occupazionali della nostra Nazione, ma serve riqualificarlo. Ridargli status. Anzitutto con una adeguata campagna di comunicazione, come avvenuto in questi anni per gli chef, che sono oramai delle rockstar internazionali. Poi certamente serve lavorare sulla formazione. Dobbiamo impegnarci per valorizzare gli istituti tecnici, che invece sono stati erroneamente sminuiti. Si è sempre creduto che il liceo potesse offrire maggiori opportunità di lavoro, ma non è così. Questo governo vuole rimettere al centro le scuole professionali. Inoltre, ritengo indispensabile e non più differibile la realizzazione di una scuola di alta formazione nel settore del turismo in Italia, poiché non è possibile che la più qualificata si trovi a Losanna. In Svizzera.
Il titolo della copertina di questo mese del nostro mensile è “Le domeniche identitarie”: com’è la sua domenica identitaria?
Per una paladina delle tradizioni e dell’italianità come me, la domenica è famiglia e convivialità nei luoghi del cuore, tra tradizioni e legami sempre rinnovati. Sa qual è uno dei modi con cui preferisco celebrare questi valori? Cucinando. Adoro farlo per tanti amici. Ogni ingrediente racconta un pezzo di storia della nostra Nazione, in ogni piatto si ritrovano i tratti anche antropologici del territorio da cui nasce. Ogni ricetta, io credo, rappresenta la capacità tutta italiana di inventarsi.
Invecequal èla sua città identitaria?
Non posso non citarne tre. Cuneo, sicuramente, perché è la città dove sono nata. Milano, dove abito e dove non potrei non abitare. È la città che mi ha accolto da ragazza, che ha visto nascere e prendere impulso la mia passione politica. E poi c’è Marina di Pietrasanta. Ritrovo di famiglia e tappa irrinunciabile di weekend e vacanze estive tra amici vecchi e nuovi. Ma anche rifugio per me stessa, in un luogo speciale: tra le verdure del mio orto. Dove entro solo io. E il mio beagle, Kelly, che per ore mi guarda seminare, concimare, e sembra chiedermi che ci trovi di interessante in quegli ortaggi.
A proposito del governo delle donne, Lei e la premier Meloni avete lanciato la moda, visto che ora anche l’opposizione vi copia.
La destra è arrivata molto prima della sinistra su questo, perché Giorgia Meloni è il primo premier donna in Italia, nonché il primo leader donna da 10 anni, che con coraggio ha fondato un partito. È frutto di un percorso non casuale, di determinazione e ambizione. Ma anche di tanto studio. Non si arriva a ricoprire certi ruoli solo perché si è donna. Ma abbiamo senza dubbio fatto qualcosa che la sinistra non ha mai avuto il coraggio di fare nonostante le chiacchiere stucchevoli e vuote sulle pari opportunità. Contano i fatti, ed i fatti li abbiamo portati avanti noi. Ben felice, comunque, di vedere che anche la sinistra sia finalmente riuscita a esprimere una donna alla guida. Meglio tardi che mai.