Un grande successo il Festival ad Anagni

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Ad Anagni nella città dei Papi il 4 e il 5 agosto la terza edizione del Festival di CulturaIdentità non ha tradito le aspettative di una kermesse culturale all’insegna del politicamente scorretto. Arte e Fede i temi centrali su cui sono intervenuti i numerosi ospiti (da Alessandro Meluzzi a Diego Fusaro, passando per Francesco Maria Del Vigo vicedirettore del Giornale ad Alessandro Sansoni direttore responsabile di CulturaIdentità a Cesare Biasini Selvaggi direttore editoriale di Exibart, dal critico Angelo Crespi al cda Rai Giampaolo Rossi, con Magdi Cristiano Allam, Laura Tecce, il Cardinal Camillo Ruini, Gaetano Quagliariello e tanti altri), moderati dal padrone di casa Edoardo Sylos Labini, non senza un occhio di riguardo all’attualità: dagli imbrattatori di statue e rovesciatori di monumenti al comitato di salute pubblica governativa sulle fake news, al capovolgimento delle parole destra e sinistra. A destra si difende la libertà d’espressione vietata dalla sinistra, anche quando ti si contesta rumoreggiando (Alessandro Meluzzi quasi non fa in tempo a prender la parola che un personaggio del pubblico s’infiamma per poi sparire chissà dove). Un’atmosfera gaia ma grave, al Festival, perché grave è lo spirito del nostro tempo e proprio Meluzzi lo dice senza troppo ciurlar nel manico: tra leggi potenzialmente liberticide come la Zan-Scalfarotto, una Chiesa ridotta a una ONG e idoli à la Greta Thunberg dall’ecologismo prêt-à-porter, viviamo in un brodo melenso di generosità che riempie l’abisso nel quale stiamo sprofondando. Così la Fede diventa low coast, come la definisce Diego Fusaro, una Fede liquida offerta da una Chiesa, quella di Papa Bergoglio, arrendevole all’ateismo del consumismo dilagante. Arrendevole anche verso l’Islam: memorabile la verità lapalissiana di Magdi Cristiano Allam, per cui l’ordinamento giuridico dell’Islam (sharī‘a) è totalmente in contrasto con quello italiano, mentre l’islamofobia è la nuova griglia inquisitoria superlaicista che vieta la critica all’Islam contro l’articolo 21 della Costituzione in difesa della libertà di parola. Ma del resto, per dirla con Giampaolo Rossi, “anche in Occidente il verbo cristiano è visto come una colpa da perseguitare”.

E in tempi di fake news imperanti, non può passare inosservata la puntualizzazione di Federico Mollicone: dobbiamo capire che c’è un clima da Ministero Della Verità come ai tempi di Orwell. Il primo testo lo presentò Emanuele Fiano, che prevedeva che il Presidente della Commissione anti fake news spettasse all’opposizione, cioè a Fiano stesso. Peccato che ora sia alla maggioranza e non più all’opposizione, tipico esempio di eterogenesi dei fini.

Incredibile a dirsi, l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui si scende in piazza contro l’opposizione, uno sport in cui i campionissimi sono le Sardine, come fa notare Francesco Maria Del Vigo: i pretoriani del Governo, che protestano per-non-si-capisce-bene-quale-motivo. Del resto, prosegue Del Vigo, è passata l’idea per cui la piazza è di proprietà della sinistra, se ci va la destra è invece un fenomeno urticante: si veda la manifestazione della Meloni, con il rispetto rigoroso delle distanze sociali al contrario di quanto avvenuto con la manifestazione dello scorso 25 aprile: vuol dire allora che il virus colpisce di più quelli di centro-destra? La vera piazza, quella più rutilante, in realtà l’abbiamo vista dall’altra parte, mentre dalle parti del PD ogni tanto col desiderio di “pettinare il proprio ego rispolverando l’eskimo di gioventù dal loro salotto fasciato di libri che hanno preso con Repubblica senza averli mai letti“.

Eppure libertà e verità sono valori non negoziabili, come puntualizzato da Alessandro Sansoni e Gaetano Quagliarello, soprattutto alla luce di questo transumanesimo che sta andando per la maggiore e che sta facendo strame non solo della Fede ma anche della Natura. Ma se dici Fede dici Bellezza e il Festival di CulturaIdentità è (anche) il festival dell’Arte e della Bellezza: Angelo Crespi in difesa del bello contro l’orrido nell’arte contemporanea riempie di senso il premio CulturaIdentità conferito allo scultore Jago, artista self made e autore di un discorso ipnotizzante sulla necessaria (e fattibilissima) democratizzazione della bellezza e dell’arte.

4 Commenti

  1. Ce ne vorrebbero tanti di convegni così, oltre a cospicue manifestazioni di piazza, per buttare giù il muro di ipocrisie e falsità che ha attanagliato l’Italia.

  2. Il peggior regime è quello che si ignora, scriveva Silone. Ma la cosa più grave è averlo finalmente capito e non poter fare nulla per porvi argine. Un sentito ringraziamento al garante “super partes” del Quirinale, che in illo tempore precluse un fattibilissimo esecutivo Lega-Fi-
    Fdi; al parco di buoi elettorale, che nel 2018 regalò il 32 per cento dei voti agli aedi “Vaffa” per farcisi spedire davvero; alla sequela di premier-burletta Monti, Letta, Renzi, Gentiloni ed il carneade Giuseppi ai quali – virus a parte – dobbiamo la peggior eclissi della storia repubblicana.

  3. “Meluzzi lo dice senza troppo ciurlar nel manico: tra leggi potenzialmente liberticide come la Zan-Scalfarotto, una Chiesa ridotta a una ONG e idoli à la Greta Thunberg dall’ecologismo prêt-à-porter, viviamo in un brodo melenso di generosità che riempie l’abisso nel quale stiamo sprofondando.” Meluzzi come la Fallaci prima di lui e altri dicono verità incontrovertibili ma sono inascoltati, gli interessi della sinistra sono altri. Anche l’attuale Papa ha perso “smalto e credibilità”, la domanda è a chi giova tutto questo?.

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