Unione Nazionale Vittime denuncia lo stato di indigenza in cui versa ormai una parte significativa della popolazione privata di libertà fondamentali fra cui il diritto al lavoro ed a procurarsi da vivere. L’andamento drammatico dell’epidemia di coronavirus ha portato infatti ad una serie di provvedimenti da parte delle autorità istituzionali basata su progressive e massicce limitazioni della libertà personale ed economica. Queste misure hanno messo al centro della strategia di contrasto della pericolosità del virus il contenimento del contagio tout court e sono divenute sempre più restrittive man mano che il contagio continuava ad imperversare.
La conseguenza più grave di esse è stata quella di provocare una crisi economica senza precedenti, con compromissione addirittura della sopravvivenza di alcune categorie di persone senza peraltro ottenere ancora l’arresto dell’epidemia tant’è che il governo ha in esame il prolungamento ulteriore delle restrizioni per 15 giorni dopo il 3 aprile. Questa strategia è stata criticata perché ritenuta non sufficientemente restrittiva nelle prime fasi, e, sul modello cinese, si invoca ora ancor più draconiane chiusure.
Noi riteniamo tuttavia che vi sono elementi che indicano che una strada diversa si poteva seguire fin dall’inizio e che si potrebbe benissimo seguire ora. Innanzitutto va chiarito che già a metà febbraio, in base allo studio su 80000 casi in Cina (Chinese Journal of epidemiology), si sapeva che nessun caso di morte era avvenuto sotto i 10 anni di vita e che la popolazione più a rischio era quella con età sopra 70 anni. Questi dati sono confermati dallo studio dell’epidemia in Italia: circa l’85% dei decessi avviene sopra quest’età ed in persone (per ¾ appartenenti al sesso maschile) con 2 o 3 patologie cardiovascolari o metaboliche associate. Si conferma anche da noi l’assenza di mortalità nei bambini sotto 10 anni ed in più non si segnalano casi di morte neanche tra i bambini immunodepressi.
Questo virus sembra avere un comportamento molto diverso da tutti gli altri virus conosciuti, sembra cioè che la sua pericolosità non dipenda dall’assenza di difese immunitarie come potrebbe essere in un immunodepresso o in bambini anche molto piccoli, per la prima volta di fronte ad un virus sconosciuto.
Ed in effetti si è capito presto che la minaccia alla vita dei pazienti è costituita dalla capacità del virus di innestare una “ tempesta infiammatoria” autodistruttiva dell’organismo che conduce a morte. A conferma di ciò vi sono le ripetute segnalazioni di efficacia della terapia con potenti antiinfiammatori, ad es il tocilizumab, farmaco usato in diverse malattie autoimmuni.
Dopo aver capito chi ed in che modo il virus prevalentemente colpisce, si è osservata anche una sua precisa localizzazione geografica: la regione più colpita è la Lombardia ed in modo particolare 5 province (4 lombarde ed una emiliana): Piacenza, Lodi, Cremona, Brescia e Bergamo. Un confronto dei contagiati per milione di abitanti ci mostra che essi sono 1615 in tutto il Nord Italia (escluse le 5 province) e 6400 in esse. Un andamento analogo si ha per le morti: Nord Italia 141 decessi per milione di abitanti e 1003 nelle 5 province.
Tutti questi dati ci hanno portato a suggerire un rovesciamento della strategia, ponendo al centro non più il semplice contenimento del contagio come scopo primario, ma le persone intese sia come pazienti sia come soggetti aventi diritto il più possibile, compatibilmente con le necessità sanitarie, alla loro libertà ed alla loro vita socioeconomica.
In particolare noi proponiamo una difesa ad oltranza della popolazione identificata come a rischio attraverso l’isolamento e l’assistenza sanitaria e sociale domiciliare ad personam, soprattutto nelle zone più colpite, dove avrebbe la possibilità di migliorare la prognosi finora molto infausta. Questo tipo di approccio verso i più esposti non è stato realizzato nonostante le severe restrizioni su tutta la popolazione e potrebbe essere una causa dall’osservata mortalità.
Inoltre dobbiamo richiamare l’attenzione sul fatto che le persone si trovano costrette a vivere isolate nelle loro abitazioni (non tutte servite da parco e piscina) private della libertà di uscire anche da sole e solo per fare una passeggiata , monitorate, osservate con droni e già da qualche parte dall’esercito. Inevitabili le violenze domestiche a causa di queste convivenze forzate, violenze sempre sotto le luci dei riflettori delle cronache giudiziarie fini ad un mese fa e non certo oggi scomparse per incanto. Ne e’ la prova l’aumento in questi giorni degli episodi di omicidio, aggressioni anche gravi e maltrattamenti in famiglia spesso neppure denunciati per l’impossibilità di uscire da casa per recarsi dalle forze dell’ordine o da un legale.
Ci rivolgiamo quindi alle istituzioni preposte offrendo prima di tutto la nostra disponibilità a dettagliare una possibile organizzazione, che comunque deve basarsi sui medici di base per la conoscenza dei propri pazienti a rischio e sulle strutture sanitarie e sociali presenti sul territorio opportunamente potenziate.
Accanto a ciò ci proponiamo nelle zone meno colpite, una graduale riduzione delle restrizioni, con effetti positivi sulla crisi economica.
Sempre nell’intento di considerare il paziente il centro della nostra attenzione noi proponiamo che i lodevoli tentativi di impiego di farmaci antiinfiammatori e antivirali escano dalla parcellizzazione dove sono stati lasciati, affidati alle iniziative dei singoli centri.
Proponiamo alle istituzioni una molto più efficace opera di coordinamento delle varie sperimentazioni suggerite dalla letteratura scientifica internazionale, attuando protocolli condivisi ed estesi su tutto il territorio nazionale.
Da ultimo noi siamo decisi a far ascoltare allo stato il grido di allarme che sta arrivando da coloro che hanno visto minacciata la loro vita e quella della propria famiglia più dalla disperata situazione socioeconomica in cui si sono venuti a trovare che dal virus.
Noi invochiamo che un aiuto deciso ed immediato sia dato a tutte queste persone in attesa che l’auspicata riduzione delle restrizioni porti i suoi effetti.
Unione Nazionale Vittime, infine, interventi immediati per il ripristino delle garanzie costituzionali, per la tutela di tutte le vittime di questa emergenza e per un concreto aiuto economico alle famiglie ed alle imprese