Agesilao Greco e il topo d’albergo. Nessuna pietà per il vigliacco!

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Nel 1899 Agesilao Greco è in Argentina. Lo spadaccino italiano è una celebrità mondiale e la comunità italiana nel paese sudamericano è in delirio per lui. Una festa in suo onore raccoglie un notevole incasso che attira un ladruncolo. Il furto viene sventato da Greco e da altri ospiti dell’albergo. Altre volte Agesilao s’è trovato a combattere suo malgrado con avversari da trivio, ma stavolta, per il malvivente senza onore non ha pietà. Nemmeno passati anni dal fattaccio… [Red.]

Buenos Aires, una festa d’armi in onore di Agesilao si è appena conclusa. Parte dell’incasso, per sua volontà, è andata all’ospedale italiano. A lui sono rimasti diecimila pesos. Vuole depositarli in banca, ma arriva in ritardo. Un ladro vede i soldi, lo segue fino all’albergo e prenota la stanza accanto alla sua. Durante la notte, “mentre le sue membra si crogiolano nel riposo”, Agesilao si accorge che quell’uomo, pugnale alla mano, sta frugando in camera sua.

Inerme, non può fare altro che fingere di dormire. Ma quando il ladro sta per uscire, balza fuori dal letto, lo prende alle spalle e lo disarma. Seguono pugni, calci e inseguimenti su è giù per l’albergo; fra i clienti insonnoliti, trascinati in corridoio da tutto quel trambusto, c’è la canzonettista Wanda Hermes, “vestita di spuma bianca”.

C’è anche il barone De Marchi, rivoltella in pugno: con il suo aiuto, Agesilao intrappola “il sorcio”, che nel frattempo si è rintanato nella sua stanza. Due anni dopo, scontata la sua condanna, il ladro si ritrova di fronte Agesilao: sono appena scesi dallo stesso tram. Il grande spadaccino sfodera lo stocco del suo bastone animato e grida «vieni che ti ammazzo!». Ma quello volta le spalle e scappa ancora.

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