Bellezza: una cura contro la criminalità

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Johann Nepomuk della Croce / Public domain

“La bellezza salverà il mondo”, scriveva Dostoevskij ne “L’idiota” e oggi più che mai ci serve ricordarlo.

Sta avvenendo, già da un secolo, un’ assurda trasformazione. La bellezza sta perdendo il suo senso, la si sta sostituendo col suo opposto. È nata nella mente delle persone questa sorta di “cacofilia” (dal greco κακοσ, brutto, cattivo, sporco e φιλια amore), cioè il culto e la ricerca passionale quasi feticistica di tutto ciò che è brutto e sporco.

Non si tratta solo della trasformazione dell’arte da classica a contemporanea, si tratta proprio del passaggio dalla ricerca della bellezza al tentativo di eliminarla ed umiliarla.

Si è passati dal “Cristo velato” al “Piss Christ” di Andres Serrano (cioè un crocefisso immerso nell’urina, che è inoltre profondamente blasfemo, offensivo e disgustoso), da “L’angelo caduto” di Cabanel alla “Merda d’artista” di Piero Manzoni (venduta all’asta per quasi 300.000 dollari).

Non ci si disgusta più nel vedere una persona con la busta sulla mano intenta a raccoglie le feci del proprio cane. Non ci si scandalizza più nel vedere un crocefisso immerso nell’urina. Non ci si allontana più da esempi di vita sbagliata, criminale o maligna.

Basti pensare al distacco emotivo che si provava nei confronti del cattivo nei film e nei cartoni animati, come quelli della Disney fino a 20 anni fa, con il debutto di “Shrek”. Quest’ ultimo è significativo proprio dell’inversione bello-brutto, principessa-orco, buono-cattivo, pulito-sporco, virtù nobili-bestialità selvaggia.

Oggi il cinema non insegna più, non ispira più a valori come giustizia, bellezza, virtù, ma al loro completo opposto. Ragazzi e adulti celebrano, inseguono, si emozionano non più per il sacrificio dell’eroe, ma per la vincita del malvagio. Esempi più comuni sono ad esempio serie televisive come Gomorra, Narcos (diventata persino una marca di abbigliamento), Lucifer, La casa di carta, Breaking Bad, e così via.

Questo vortice nichilistico in cui tutto è invertito, offuscato, relativizzato, porta ancor di più ad eliminare ogni tipo di principio e ogni forma di insegnamento morale, in virtù della giustificazione universale di qualsiasi gesto. L’eroe è diventato colui che relativisticamente si sta osservando. Tutti sono eroi, quindi nessuno è un eroe. Nessuno è cattivo quindi tutti sono cattivi.

Così accade anche nell’arte, nell’estetica e nel senso originale di bellezza (come ad ogni singolo valore umano).

Però come il relativismo aumenta la criminalità, il malessere, e disintegra il senso della vita, al contrario la bellezza può curare, riportarci a noi stessi, ricordare il senso della nostra vita e rimetterci in armonia col mondo.

Un semplice esempio pratico lo dimostra questo progetto: Londra da tempo suona attraverso gli altoparlanti delle stazioni più pericolose opere di Mozart, Vivaldi, Handel. Infatti all’inizio, dopo soli 18 mesi di musica classica i furti erano scesi di un terzo, le aggressioni allo staff dei trasporti pubblici di un quarto, mentre gli atti di vandalismo del 37 per cento.

Iniziative simili sono state introdotte anche in Florida, nel Minnesota e in Nuova Zelanda con risultati simili.

Come è possibile dunque che la bellezza abbia un tale effetto sulla mente e l’animo delle persone?

Kant riuscì benissimo a spiegarlo. Essa non è mera fruizione estetica di un oggetto che provoca emozioni diverse di persona in persona. Nella critica del giudizio il filosofo dimostra che la bellezza è universale ed è la condizione necessaria per l’atto morale, per migliorare sé stessi e l’intera umanità, per essere più grandi del mare, più alti del cielo infinito, più forti di un vulcano in eruzione.

La natura è immensamente potente ed immensamente grande e noi non potremmo mai controllarla, ma l’essere umano può eguagliarla e superarla se trasformiamo la sua bellezza e la sua potenza riflettendo sul senso del nostro esistere e poi agendo in virtù di esso: diventare esseri morali

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