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Come noto agli studiosi e agli appassionati della materia, la tradizione della psicologia analitica è quella di integrare lo studio dei fenomeni psicologici con l’approccio biologico agli “schemi di comportamento” innati e con l’approccio storico e antropologico allo studio dei miti, delle religioni, della cultura, dell’alchimia, ecc.
Nel 1928, Carl Gustav Jung affermò che l’inconscio è composto da immagini, gli archetipi, che determinano lo psichismo, la cui rappresentazione simbolica si esprime attraverso i sogni, l’arte e la religione. Se Freud collocava la teoria e la pratica psicoanalitica in una visione del mondo scientifica, non religiosa e non mistica, Jung desiderava che la psicoanalisi si diffondesse tra le nazioni e rilanciasse il senso intellettuale del simbolico e del mitico. In particolare, Carl Gustav Jung definisce dodici archetipi: il saggio, l’innocente, l’esploratore, il sovrano, il creatore, l’angelo custode, il mago, l’eroe, il ribelle, l’amante, il giullare e l’orfano.
Nel suo ultimo libro il prof. Aldo Noviello, psicologo e soprattutto professore di Psicologia Generale e Applicata, appassionato di Storia Antica e di Tradizioni Popolari tenta, con successo, di porre la figura storica di Giulio Cesare su un terreno di studio. Definendone un profilo psicologico. Naturalmente utilizzando gli schemi teorici di Jung. Infatti, suo giudizio, la storia non è solo mera rendicontazione di eventi sociologicamente strutturati. Al contrario, è il prodotto diretto dell’agire degli uomini, con la loro luminosa intelligenza, le scelte strategiche, ma anche con le passioni e il conflitto irrinunciabile fra il bene e il male.
Il volume, edito da Rossini Editore, Milano, è nelle librerie da giugno 2023. Il titolo. “Giulio Cesare, profilo psicologico di un grande della storia”. L’autore, il prof. Noviello, insegna a Potenza, in Basilicata, e vive in un piccolo paese sulle propaggini dell’Appennino lucano orientale, Bella.
Il saggio inquadra Giulio Cesare alla luce dei concetti junghiani di “Inconscio collettivo”, cosicché il dove, il come e il quando trovino una continuità storica, universale, che tengano fermo il personaggio nella progressione del tempo e dello spazio. Poi, come detto, attraverso almeno quattro archetipi: La Persona, l’Anima e l’Animus, l’Ombra e il Sé.
Dunque storia e psicologia mescolati con audacia e competenza dall’autore. Ne viene fuori un inedito profilo, originale quanto basta per non essere banale e ripetitivo, di uno dei più grandi personaggi della storia.
Due gli elementi che mi hanno incuriosito. Preliminarmente devo riferirmi alla qualità strategica di Giulio Cesare. Capace di partire dai propri bisogni personali, dalle motivazioni che lo spingono a intraprendere una strada, a darsi degli obiettivi. L’autore del libro combina queste specificità con la tattica utilizzata per raggiungere tali scopi finali. Per esempio nella scelta delle alleanze, nella capacità di anticipare i momenti, di saperli cogliere. Certo è che Gaio Giulio Cesare è sicuramente uno dei personaggi storici in assoluto più controversi. Il più famoso generale e politico romano, come pochissimi altri nella storia, è stato amato e odiato, ammirato e deprecato. Di volta in volta indicato come emblema della tirannia, come profetico interprete di un assolutismo illuminato ante-litteram, oppure, come provvidenziale liquidatore di quella tarda Repubblica. Non a caso i riferimenti espliciti a Cicerone e Sallustio da parte di Aldo Noviello. Nel suo libro scoprirete ciò che rende unica la vicenda di questo romano vissuto più di duemila anni fa. Ripercorrerete l’intreccio di casualità e progettazione, di fortuna e di merito, di irrefrenabile impulso e di agghiacciante freddezza, di assoluta immensità e di saltuaria bassezza, che ha caratterizzato ogni suo passo. Riscoprirete come Cesare sia stato capace, di volta in volta, di comprendere quali nuove realtà politiche stava producendo la progressiva frammentazione della società romana. E a ogni nuova tappa, egli, come ci suggerisce il libro, ha avuto l’energia e soprattutto la lucidità di ricomporre l’assetto generale e reindirizzarlo secondo il proprio disegno politico. Schematicamente mi riferirei:
- alla costruzione di una leadership solida;
- alla visione politica e sociale di Cesare;
- alle strategie che lo portarono a diventare un grande leader;
- alle vicende storiche legate alle sue scelte politiche e militari .
Il secondo aspetto che emerge dall’analisi psicologica del personaggio Giulio Cesare è nella sua scelta di fondo. Quella di essere un generale, il generale di molti campi di battaglia. Tanti e tali da portarci ad una domanda. Chi è il più grande generale della storia. Lui o Napoleone Bonaparte?
Entrambi dotati di un’intelligenza superiore e tutti e due strateghi militari di primaria grandezza. Giulio Cesare fu più squisitamente un politico, anche se le sue conquiste militari furono notevoli, mentre Napoleone nasce soldato e si trasforma in abile politico. Napoleone ha uno schema teorico non suo. La Rivoluzione Francese. La Repubblica, che intende imporre come modello attraverso i campi di battaglia e che trasferisce nella vecchia Europa aristocratica.
Cesare, come ci ricorda il prof. Noviello nel suo libro, iniziò la carriera politica, con l’appoggio di Pompeo e Crasso, questore in Spagna e pontefice massimo. Schierato con i popolari si convinse che la Repubblica aveva bisogno di riforme profonde e che per realizzarle era necessario un potere forte, capace di superare le resistenze dei così detti ottimati. Godeva di un ampio consenso popolare, nonostante la trasformazione del suo potere in potere assoluto. Era molto amato dal popolo che aveva sempre cercato di difendere e di favorire con le sue riforme.
Ma c’è un ulteriore elemento di valutazione che non deve sfuggire. Nella sua mente (l’aspetto psicologico) Giulio Cesare concepiva un modello di Stato capace di contenere cultura romana, cioè organizzazione statuale, amministrativa, territoriale e burocratica, attraverso una fusione con la cultura ellenica. Potere e Pensiero, insieme. Giustizia e Decentramento Amministrativo, insieme. Politica e Filosofia, insieme. Eccola, fulgida, la sua grandezza. Il cambiamento, attraverso un processo che Jung definisce di “inconscio collettivo”, e che Aldo Noviello utilizza nel suo irrinunciabile libro. Il cambiamento che coglie il meglio dei processi storici di quel mondo occidentale. Antichità classica e cultura romana. Un’idea geniale, quella di Giulio Cesare. D’altronde l’Europa di oggi tiene ancora insieme questi aspetti. Classicità, Diritto Romano, Cristianesimo, Rinascimento, le Grandi Rivoluzioni. Una politica che non si nutrisse di questi valori porterebbe all’oblio dell’Europa.
Joseph Ratzinger, il grande papa filosofo del nostro tempo, Benedetto XVI, nella sua lectio magistralis passata alla storia come “Il discorso di Ratisbona” ha un solo obiettivo: mostrare che fede e ragione si tengono per mano. Che la tradizione greco romana non è stata cancellata dall’avvento del Cristianesimo. Al contrario, fede biblica e “interrogarsi greco” hanno vissuto un fondamentale avvicinamento. Così la fede cristiana ha sin da subito, fin dall’incipit del Vangelo di Giovanni, riconosciuto in Dio il logos: “Insieme, ragione e parola,una ragione che è creatrice e capace di comunicarsi, ma, appunto, come ragione”.
Grazie a Giulio Cesare la cultura greca e quella romana hanno trovato una sintesi, così come la ragione, quella scortata dall’illuminismo, e la fede cristiana, trovano grazie a Benedetto XVI formidabili punti d’intesa.
Terra senza cielo e filosofia senza politica non si tengono.